Biografie Casuali: Chloe Sevigny

Creato il 16 febbraio 2013 da Frank_romantico @Combinazione_C


Torna l'appuntamento con Biografie Casuali, torna l'appuntamento con personaggi che in un modo o nell'altro sono riusciti ad attirare la mia attenzione e che si sono guadagnati un posto nella mia personale Hall of Fame. Oggi, dopo l'ultima puntata dedicata a Michael Fassbender, torniamo a parlare di una gentil donzella, una capace di far perdere la testa a qualsiasi uomo sulla faccia della terra ma che non si dimentica di essere un'attrice. E Chloe Sevigny di attrice ne è una coi fiocchi e nella sua breve carriera (dal 1995 ad oggi) lo ha dimostrato recitando le parti più disaprate nei ruoli più estremi o meno impegnati. 
Classe 1974, la Sevigny inizia però la propria carriera come modella attirando su di se a soli 18 anni le attenzioni di un fashion editor della nota rivista di moda Sassy. Non che quel tipo di carriera interessi molto alla nostra aspirante attrice, che esordisce nel mondo del cinema dalla porta secondaria partecipando a una serie di film indipendenti che le assicureranno successo e fortuna nell'ambiente. Si tratta ovviamente dei film Kids di Larry Clark, Mosche da bar di Steve Buscemi e Gummo dell'amico Harmony Korine (colui che l'aveva introdotta nell'ambiente). Rimanendo comunque al di fuori dei meccanismi hollywoodiani, Chloe si fa strada e nel 1999 partecipa al film Boys Don't Cry nel ruolo di Lana, che le varrà una candidatura ai Premi Oscar e una ai Golden Globe. Si tratta solo della spinta iniziale per lavorare nel cinema che conta, da quello di cosumo alla American Psycho a quello così detto "d'autore" in Dogville.

Arriva così il 2003 e il 2003 è l'anno del film scandalo The Brown Bunny di Vincent Gallo. Scandalo perché in quella pellicola la Sevigny si esibì in una scena di fellatio non simulata (su Gallo stesso, suo compagno anche nella vita privata) che da una parte la bollò come donna disinibita ed esibizionista ma da un altro la rese contesa tra alcuni dei più famosi registi del mondo. Ed ecco così una serie di tre film in due anni: Melinda e Melinda di Woody Allen (2004), Manderlay di Lars von Trier (2004) e Broken Flowers di Jim Jarmusch (2005).
Negli anni successivi, tra presenze televisive e parti più o meno importanti in film più o meno di successo (Zodiac e My Son, My Son, What Have Ye Done, tra i tanti) l'attrice si conferma poco interessanta a far parte dello star system. La sua stessa bellezza, sexy e conturbante, è lontana dagli standard canonizzati da pubblicità e tivù. Nonostante questo sono innumerevoli le sue partecipazioni in film indipendenti (tra gli ultimi Mr. Nice di Bernard Rose, del 2010, e The Wait di M. Blash, del 2011) e i prodotti a cui ha prestato il corpo e il volto (Louis Vuitton, Miu Miu, H&M e MAC Cosmetics). 
Le ultime fatiche che l'hanno vista impegnata sono la serie tivù American Horror Story (alla sua seconda stagione) e il film in uscita quest'anno Lovelace dei registi Robert Epstein e Jeffrey Friedman.


Filmografia ragionata:
Kids, di Larry Clark (1995)
Mosche da bar (Trees Lounge), di Steve Buscemi (1996)
Gummo, di Harmony Korine (1997)
Palmetto - Un torbido inganno (Palmetto), di Volker Schlöndorff (1998)
The Last Days of Disco, di Whit Stillman (1998)
Boys Don't Cry, di Kimberly Peirce (1999)
Julien Donkey-Boy, di Harmony Korine (1999)
La mappa del mondo (A Map of the World), di Scott Elliott (1999)
American Psycho, di Mary Harron (2000)
Demonlover, di Olivier Assayas (2002)
Dogville, di Lars von Trier (2003)
Death of a Dynasty, di Damon Dash (2003)
Party Monster, di Fenton Bailey e Randy Barbato (2003)
The Brown Bunny, di Vincent Gallo (2004)
L'inventore di favole (Shattered Glass), di Billy Ray (2004)
Melinda e Melinda, di Woody Allen (2004)
Manderlay, di Lars von Trier (2005)
Broken Flowers, di Jim Jarmusch (2005)
3 Needles, di Thom Fitzgerald (2005)
Lying, di M. Blash (2006)
Sisters, di Douglas Buck (2006)
Zodiac, di David Fincher (2007)
My Son, My Son, What Have Ye Done, di Werner Herzog (2009)
The Killing Room, di Jonathan Liebesman (2009)
Mr. Nice, di Bernard Rose (2010)
Barry Munday, di Chris D'Arienzo (2010)
The Wait, di M. Blash (2011)
Lovelace, di Robert Epstein e Jeffrey Friedman (2013)
 


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