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Biografie ucroniche: Benito Mussolini

Creato il 11 febbraio 2011 da Mcnab75
Biografie ucroniche: Benito Mussolini

Ve la dovevo proporre mesi fa, ora forse ha meno senso farlo, ma è un peccato averla scritta e non pubblicarla. Eccovi dunque la biografia ucronica di Benito Mussolini, a uso e consumo della mia saga dieselpunk Prometeo e la guerra.

I dati sono riferiti a 1935 e 1936, mentre ci sono solo degli accenni allo sviluppo del personaggio in 1937.

Spero che risulti comunque un gustoso esercizio ucronico anche per chi non ha letto la sopracitata saga.

Una doverosa premessa

A differenza dei precedenti articoli, vale a dire quelli dedicati a Otto d'Asburgo-Lorena e al Kronprinz Guglielmo di Prussia, trovo superfluo scrivere in questa sede un sunto della reale biografia di Benito Mussolini. Del Duce si è scritto di tutto di più, sotto molteplici punti di vista, etichettandolo in mille modi diversi. Credo che ciascuno di voi abbia una precisa idea sull'ultimo sul penultimo dittatore italiano, perciò è inutile star qui a ribadire fatti noti e arcinoti.

Allo stesso modo questo articolo, così come tutta la saga di Prometeo e la guerra, non vuole in alcun modo proporre giudizi sul Fascismo, né tantomeno vederlo sotto un'altra luce o rendere onore a Benito Mussolini. So bene che in altri paesi uno scrittore di ucronia troverebbe risibile tali precisazioni, ma questa è l'Italia, e tutti sono pronti a darti del fascista o del comunista appena si parla di Storia. Ebbene signori: io scrivo fiction. Romanzi. Finzione. Certo, in essi traspaiono anche delle valutazioni di carattere più generale ma, chi ha letto 1935 e 1936 lo sa, credo che non mi si possa accusare proprio di nulla. Se qualcuno vuole comunque farlo, sappia che non me ne importa poi granché.

Mussolini: rivoluzionario mancato e agente segreto britannico

- Sono possibili alcuni spoiler -

Finita la Grande Guerra con la vittoria degli Imperi Centrali, il Governo di Vienna decise di riannettere anche il Lombardo-Veneto ai dominii in possesso della Duplice Monarchia. Nel 1919 l'Italia, sconfitta e impoverita dal conflitto, venne smembrata in diverse regioni, alcune sotto la giurisdizione austro-ungarica, altre, come la Savoia tedesca, assoggettate al Kaiser, e una sola, dalla Toscana in giù, comprese Sicilia e Sardegna, ancora nella mani di Casa Savoia e del governo italiano.

A Milano un pugnace reduce della guerra, già noto come giornalista del Popolo d'Italia, tentò di contrastare l'annullamento politico, sociale ed economico della classe dirigente meneghina fedele alla bandiera tricolore. Quest'uomo è Benito Mussolini. Mussolini creò i Fasci da Combattimento, formati da altri reduci ex interventisti, gente dal morale non ancora del tutto distrutto dall'infelice epilogo della guerra. La loro lotta, socialista ma al contempo antimarxista, durò però solo pochi mesi. Le autorità d'occupazione riuscirono a reprimere i violenti attivisti dei Fasci, anche grazie alla politica del “buon governo” adottata dal nuovo Imperatore, Carlo I.

Mussolini stesso venne costretto alla fuga verso l'Inghilterra, dove non gli mancavano ammiratori e discepoli. Purtroppo l'areo Caproni che lo stava portando a Londra ebbe un guasto a pochi chilometri dalla metà e precipitò in mare, dove il leader dei Fasci da Combattimento morì annegato.

O meglio: questa è stata la versione ufficiale per molti anni, dal 1919 al 1935.


Biografie ucroniche: Benito Mussolini

In realtà Mussolini venne salvato e assistito dal SIS, i Servizi Segreti britannici, dove da qualche tempo aveva un importante contatto diretto, l'allora tenente colonnello Samuel Hoare. Gli inglesi, ai tempi non ancora governati dalla futura British Union of Fascist (BUF) sapevano che prima o poi Benito sarebbe tornato utile nella lotta antiaustriaca e antitedesca. Lo nascosero e gli cambiarono identità, affidandolo al team di Hoare. Sotto la sua tutela imparò a comportarsi da perfetto agente politico. Gli insegnarono molte lingue straniere, ma anche dialettica, economia, geopolitica e perfino le basi del misticismo orientale, che gli sarebbe in seguito servito per ottenere la massima concentrazione in momenti di forte stress.

Negli anni seguenti conobbe il giovane barone Oswald Mosley, che da lì a breve avrebbe fondato la BUF, di cui sarebbe diventato indiscusso leader. Mosley nutriva una palese ammirazione per Mussolini, tanto da diventarne l'allievo prediletto. Man mano che il barone guadagnava fama e consensi politici in patria, promise al suo maestro che in futuro lo avrebbe aiutato a tornare a Milano per realizzare la rivoluzione fascista.

Mussolini: rivoluzionario di successo

Il SIS e Mosley rimandarono Benito Mussolini a Milano nel 1934, sotto mentite spoglie. La sua missione era quella di porre le basi per un futuro colpo di stato nel Lombardo-Veneto. Fingendosi un tipografo con tanto di bottega nel cuore del quartiere Gorla, l'ex maestro di Predappio si dedicò allo studio da vicino dei baraccamenti di Prometei e all'organizzazione delle forze di sicurezza austriache presenti in città. Non solo: con molta cautela riavvicinò vecchi amici ed ex commilitoni, oltre a prendere contatto coi futuristi capeggiati da Filippo Tommaso Marinetti, che ancora storcevano il naso davanti al governo d'occupazione austro-ungarico.

Nel 1935 giunse finalmente l'opportunità che Mussolini aspettava da tempo: il SIS mise in atto un piano di destabilizzazione, con la finalità di fomentare il Fronte Patriottico filo-tedesco contro il governo monarchico-progressista sostenutò da Sua Maestà imperiale. Il piano andò a buon fine e riuscì a provocare la scintilla da cui sarebbe poi divampato il golpe pangermanista in tutti i dominii mitteleuropei dell'Impero. A Mussolini toccò il compito di infilarsi tra i due contendenti, proprio lì nel Lombardo-Veneto, prendendo il potere. Ci riuscì con un pugno di rivoluzionari, ribattezzati Arditi, e col sostegno della borghesia filo-futurista che si ispirava ai discorsi di Marinetti. A sorpresa, ma in piena linea coi piani di Londra, Mussolini si schierò col governo legittimo, ossia coi monarchici-progressisti fedeli a Otto d'Asburgo. Una scelta non facile per l'ex soldato che aveva combattuto gli austriaci durante la Grande Guerra, ma giustificata dal fatto che, al momento, la minaccia più grande era quella di un'espansione del Deutsches Kaiserreich in tutta l'Europa continentale.

Tuttavia Mussolini batté cassa per la sua discesa in campo in soccorso del legittimo governo Lombardo-Veneto: chiese e ottenne di diventarne viceré, sostituendo quello attuale, inetto e corrotto. Così riuscì a coronare il suo sogno e a fine marzo del 1935 rientrò nella scena politica milanese da protagonista assoluto.

Mussolini: viceré del Regno e aspirante Primo Ministro dell'Italia riunificata


Biografie ucroniche: Benito Mussolini

In realtà la fedeltà di Mussolini alla Duplice Monarchia è apparsa fin da subito dubbia. Allo scoppio della guerra tra i due ex alleati degli Imperi Centrali si schierò sì dalla parte degli Asburgo, ma fu chiaro fin dall'inizio che le sue ambizioni riguardavano soprattutto la “fascistizzazione” degli altri dominii dell'Italia centro-settentrionale, onde poi poter prestare reale aiuto (e una fondamentale testa di ponte) all'amico Mosley, intenzionato a liberare la Francia occupata per creare un “blocco occidentale” anti-tedesco.

I Fasci da Combattimento diventarono quindi il Partito degli Arditi, di cui Mussolini è a oggi – 1937 – il leader unico, chiamato con l'appellativo di “Capo” dai fedelissimi. Il Partito degli Arditi raccolse moltissimi consensi anche negli attigui dominii italiani, dalla Repubblica di Genova a quella Cispadana. I locali governatori, nominati tempo prima dalle autorità viennesi, videro in Benito un appoggio per rivendicare progressiva autonomia e il futuro distacco completo dalla sudditanza austriaca. Così sia il viceré di Genova, in carica col titolo di Doge, che quello cispadano aderirono agli Arditi, creando così un'informale ma solida confederazione centro-settentrionale contraria al governo golpista pangermanico insediatosi nel contempo a Vienna e nei ducati attigui.

Mussolini tirò dalla sua parte le forze armate, cacciando o imprigionando tutti coloro che invece parteggiavano per il Fronte Patriottico austro-germanico. In tempi brevissimi costituì un corpo di volontari, la Legione D'Annunzio, organizzato in circa centodieci battaglioni, di cui sessanta Lombardo-Veneti e gli altri rispettivamente genovesi, cispadani e financo di partigiani tirolesi e piemontesi contrari ai governi filotedeschi che ancora governavano quelle regioni.

Al momento attuale si può sostenere che gli obiettivi di Mussolini siano due: fornire, come già detto, una testa di ponte sicura alle armate inglesi impegnate nella liberazione della Francia centro-occidentale e riunificare l'Italia cacciando Vittorio Emanuele III da Roma.

Il raggiungimento o meno del primo obiettivo verrà deciso dagli esiti della guerra, che vedono impegnate le truppe fedeli agli Arditi su più fronti: quello interno (contro le armate della Savoia tedesca e quelle austriache fedeli agli usurpatori filotedeschi) e quello occidentale, dove Mussolini ha spedito diverse divisioni, in concordia anche col Doge di Genova e col viceré cispadano, per supportare le armate britanniche.

Il secondo obiettivo viene invece perseguito tentando di fomentare una rivoluzione fascista “permanente” nel Regno d'Italia. Tale sollevazione popolare è però resa difficoltosa dai non pochi sostenitori monarchici che, pur non amando particolarmente Vittorio Emanuele III, non vogliono trasformare l'Italia in una Repubblica o in una dittatura militare. A tal proposito Mussolini è disposto a offrire il trono al ramo cadetto di Casa Savoia, i Savoia-Aosta, che sarebbero ben lieti di costituire parte attiva e permanente dell'Italia riunificata e libera.


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