Bioplastica compostabile

Creato il 12 gennaio 2012 da Rossellagrenci

Nell’ultimo anno la bioplastica è sempre più utilizzata, soprattutto dopo l’avvento dei nuovi sacchetti per la spesa.

Come scritto anche su Wikipedia, la bioplastica è un tipo di plastica biodegradabile in quanto derivante da materie prime vegetali rinnovabili annualmente.

Il tempo di decomposizione è di qualche mese in compostaggio contro i 1000 anni richiesti dalle materie plastiche sintetiche derivate dal petrolio. Le bioplastiche attualmente sul mercato sono composte principalmente da farina o amido di mais, grano o altri cereali. Oltre ad essere biodegradabili (in accordo con la Norma Europea EN 13432 e con i programmi di certificazione rilasciati da primari enti internazionali), hanno il pregio di non rendere sterile il terreno sul quale vengono depositate. La bioplastica, dopo l’uso, consente di ricavare concime fertilizzante dai prodotti realizzati, come biopiatti, biobicchieri, bioposate, e di impiegarlo per l’agricoltura.


Ma qual è la differenza tra compostabile e biodegradabile?
Secondo la normativa la sostanza deve decomporsi almeno del 90% in meno di 6 mesi per essere biodegradabile, mentre per avere la certificazione compostabile, il materiale deve disintegrarsi in meno di 3 mesi e non essere più visibile, il tutto deve avvenire in ambiente controllato.

Questo fa risparmiare tempo, soldi e attrezzature nello smaltimento rifiuti l’utilizzo esclusivo della bioplastica, perchè i rifiuti bio possono essere depositati in una discarica, vista la loro rapida decomposizione: una tonnellata di bioplastica impiegherebbe tra i 5 e i 10 minuti per essere compressa e, non essendo un processo chimico ma meccanico, non rilascerebbe fumi tossici nell’atmosfera.
Secondo la normativa comunitaria EN13432 / EN 14995 sulla degradabilità dei componenti bisogna che l’oggetto dichiarato compostabile (e, quindi, biodegradabile) deve riportare uno di questi due simboli:


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