CinemaMania
le pellicole che – dicono – stanno sbancando al botteghino
Birdman
(o L’imprevedibile virtù dell’ignoranza)
Titolo: Birdman (o L’imprevedibile virtù dell’ignoranza)
Regia: Alejandro González Iñárritu
Sceneggiatura: Alejandro González Iñárritu, Nicolàs Giacobone,
Alexander Dinelaris, Armando Bo
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 119 minuti
Interpreti: Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton,
Emma Stone, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Naomi Watts,
Merritt Wever, Lindsay Duncan, Bill Camp
Anno: 2014
Nelle sale cinematografiche italiane:
05 Febbraio 2015
di Grove
Ma ve lo ricordate il caro e vecchio Alejandro Gonzalez Iñarritu? Sto parlando di quel regista che fa quei film un sacco impegnativi. Esatto, quelli drammatici, strappalacrime! 21 grammi, Biutiful, per non parlare poi di Babel! Roba che se non vai in sala con due spalle grosse così, finisce che a fine film corri a casa per metterti nel letto in posizione fetale. E lì sotto alle coperte a ragionare su quanto invece la tua vita è bella a confronto di quella dei protagonisti dei suoi film. Ecco, avete capito di chi parlo? Perfetto, scordatevelo perché con Birdman ha fatto tutt’altro!
Non che abbia abbandonato le storie drammatiche eh, sia chiaro, ma Iñarritu questa volta ha creato qualcosa di completamente nuovo. E parlo di innovazione sia per il suo repertorio – che per quanto apprezzabile risulta piuttosto monotono – sia per la commedia più in generale. Esattamente, Iñarritu passa dal drammatico alla commedia, e ne sforna una di tutto rispetto, colma di attori fenomenali e con un humor tutto suo. Allo stesso tempo, in maniera più velata, Birdman racconta un dramma, rientrando perciò così nel genere a lui tanto caro. È un prodotto sperimentale il suo che, ci scommetto gli attributi, farà scuola in futuro, e che per la sua diretta nomination agli Oscar va a classificarsi già come una commedia fuori dal comune. Difficilmente infatti una commedia va a finire in nomination come miglior film, e ancor meno comune è vederla vincere l’agognata statuetta. Negli ultimi quindici anni infatti sono state solo due le commedie ad aggiudicarsi il premio (The Artist e Chicago). Birdman però ha tutte le carte in regola per vincerlo, e mancano poche ore per scoprirlo. Ho detto che Birdman è un film fuori dal comune, e lo è per tantissimi motivi.
Come caricati su un vassoio da portata veniamo gettati lungo i corridoi, nei camerini e nel dietro le quinte del teatro di Broadway in cui si svolge la vicenda rincorrendo i vari personaggi come degli incontenibili stalker. Iñarritu ci sfinisce con un’unica assurda ripresa, interrotta solo dal fastidiosissimo intervallo di fine primo tempo presente ancora in alcuni cinema. Il film infatti sembra realmente non fermarsi mai e, in verità, le scene vengono tagliate solo in alcuni punti non facilmente visibili, ma si parla comunque di decine e decine di minuti in cui gli attori partecipanti recitano le loro variegate battute e parti mostrando un’abilità incredibile nel passare da una parte all’altra della scena. Michael Keaton, Naomi Watts, Edward Norton, Emma Stone, Zach Galifianakis si dimostrano una squadra infallibile, che cambia costumi, scene e battute in un batter d’occhio, come se davvero ci si trovasse in teatro. E il sipario è rappresentato dai nostri occhi, dalla visuale del cameraman
che proprio non può riprendere tutto contemporaneamente e che si affretta ad andare nella stanza successiva per mostrarci cosa sta facendo ogni personaggio e cosa diavolo sta accadendo in quel teatro. E così corre instancabile per i lunghi corridoi e per i marciapiedi limitrofi inseguendo gli attori ed evitando i passanti, che non sembra neanche si accorgano della nostra presenza. Tutti sono così occupati e indaffarati nella propria parte che siamo noi quelli di troppo che dovrebbero farsi piccoli piccoli per non disturbare.Il tutto accompagnato da una colonna sonora che in realtà non è neanche una colonna sonora. Protagonista indiscussa di quella che dovrebbe essere la soundtrack sono la batteria e le percussioni. I brani sono in realtà accenni di groove, fill improvvisati, rullate e spiattate che rendono Birdman una sorta di palco da cabaret dove ci si aspetta quasi che le battute degli attori vengano accompagnate da un “badum.. tss”. E non sembra neanche una colonna sonora visto che in alcuni momenti viene giustificata da artisti da strada o da visioni mistiche del protagonista, o di chi per lui, di un paio di mani che battono su un rullante in fondo ad un corridoio. In alcuni punti difatti il film diviene surreale e non si sa più se quello che sta avvenendo sia solamente nella testa del protagonista.
Ci troviamo con un background veramente ben strutturato ad assistere alle scene dell’adattamento teatrale di What We Talk About When We Talk About Love di Raymond Carver, sceneggiato e diretto da un certo Riggan Thompson (interpretato da Michael Keaton), celebrità decaduta che decide di redimersi dopo anni di cinema hollywoodiano, dandosi alla drammaturgia e alla recitazione teatrale. Si renderà ben presto conto che però cambiare “mestiere” non è cosa da poco e che svoltare pagina sarà più difficile del previsto. La voce del personaggio che lo rese ricco e famoso continua a ronzargli nella testa e a confondergli le idee. Birdman era appunto il nome di questo supereroe (come tanti oggi sul grande schermo) da lui interpretato in passato e tanto amato dal grande pubblico, nome che però proprio non riesce a scrollarsi di dosso. E Riggan, ormai invecchiato inorridisce di fronte all’idea di essere ricordato proprio per quel personaggio. Ecco il motivo per cui decide di sceneggiare lo scritto di Raymond Carver, uomo che con un incoraggiamento su un fazzoletto, consegnato a lui alla fine di uno spettacolo, lo convinse a diventare un attore lodandolo per una sua “sincera interpretazione”. Allo stesso tempo le grosse difficoltà che gli si presenteranno di fronte lo porteranno più volte a pensare di fare un passo indietro e di cedere alla tentazione di fare un benedetto “Birdman 3” e risolvere così i suoi mille problemi, familiari e lavorativi.
Michael Keaton, che si prenota un volo diretto in prima fila per l’Oscar come migliore attore protagonista, interpreta un
personaggio che non si discosta troppo dalla sua vita reale, visto il suo Batman del 1989 (diretto da Tim Burton), che tutt’ora viene annoverata tra le sue migliori interpretazioni. Una Emma Stone più in forma che mai impersonifica la figlia ex-tossicodipendente di Riggan e un Edward Norton, che matto così non lo si vedeva da Fight Club, si mette nei panni di attore eccentrico che farà di tutto per trasformare – alla sua maniera – lo spettacolo del nostro protagonista. Entrambi in nomination per l’Oscar come attori non protagonisti.Riggan sembra vivere in un altro mondo e facendosi rappresentante di valori e scopi oramai dimenticati, spera ancora di poter cambiare le carte in tavola. Eppure il mondo di Twitter e di Youtube è diverso e richiede altri requisiti oltre alla bravura e all’originalità per entrare nella storia. È infatti in tutt’altro modo che il suo spettacolo arriverà fino alla attesissima serata di debutto. Riggan, in maniera completamente inconsapevole, dimostrerà a tutti, e in primis a se stesso, di poter diventare qualcosa di diverso dal suo spauracchio piumato solo nel momento in cui getterà la spugna trasformando, sempre senza volerlo, l’incoraggiamento di Carter in un mero sottobicchiere da bar. Ed è così che mi spiego il sottotitolo del film, perché è tramite la completa inconsapevolezza che vengono compiute quelle imprese che solo in seguito passeranno alla storia.
Iñarritu supera se stesso mostrando una realtà spietata ma estremamente ironica che tanto sta stretta ai vecchi dinosauri del passato ma che oramai ha varcato la soglia del “sarebbe stato meglio se..”. La realtà è questa e sta a noi adeguarci ad essa. Ancora più ironico è che Michael Keaton sia proprio con questo film a puntare all’Oscar, dopo tutti questi anni dall’ultima sua grande interpretazione nei panni di supereroe mascherato.
E mi vien tanto da ridere a riguardare la mia recensione, ripensando bene al discorso che il nostro tristemente simpatico Thomas Riggan intrattiene con la critica di cinema nel bistrot vicino al teatro. Eppure un’etichetta la voglio dare a questo Birdman, alle sue innovazioni e alla sua temerarietà nonostante le pesanti opinioni di Riggan (e quindi di Iñarritu stesso) su chi fa critica: FENOMENALE.
~ Grove.