Bisogna andare via da qui

Creato il 03 giugno 2014 da Andreapomella

Charles Traub, La Dolce Via, Damiani

Quei bar in riva a un lago, dove entri un giorno di festa e guardi l’insegna: Happy Days, due sale, in una c’è il bancone, una donna arresa serve da bere, nell’altra il ristorante di famiglia, un tipo solitario spolpa una lisca di pesce tenendo le grosse mani da orso unite in prossimità della bocca, gli arredi primi anni Ottanta, uno straccio d’uomo che avrà meno di trent’anni, i capillari della faccia rotti, ordina un caffè: “E mettici una grappa, via”, la barista ha i capelli lisci tenuti insieme da un mollettone da cui sfuggono due ciocche, dallo spiraglio della porta vedi gente che schiaffeggia l’aria per scacciare i nugoli di moscerini, abbassi gli occhi in segno di inoffensività, perché c’è questa luce che ti piega, pensi alla barista e all’uomo coi capillari rotti, pensi che si conoscono da sempre, che hanno fatto le scuole insieme, che da quando hanno fatto le scuole insieme non hanno più niente da dirsi, a parte commentare la quantità di moscerini che sale e che scende col passare delle stagioni, il lago dalle acque piatte che non mette mai fretta, paghi il tuo caffè e ti chiedi se gli avventori dell’Happy Days supereranno mai gli anni Ottanta, la loro tenacia nel non far nulla e nel farlo sempre allo stesso modo, se sei ancora nell’antico splendore delle estati dei tuoi dieci anni, quando tua madre la domenica pagava un biglietto e salivate su un pullman turistico che vi assicurava una giornata al mare, un po’ di spensieratezza, e alla radio suonava Vamos a la playa, nell’angolo della tua memoria c’è qualcuno, bisogna andare via da qui, via da qui.


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