La nostra società ha bisogno di cambiamenti radicali per affrontare l’emergenza dei cambiamenti climatici.
Bisogna gradualmente ridurre il processo di globalizzazione rivalutando le economie locali.
Inoltre bisogna ridurre la dipendenza attuale dalle fonti fossili e realizzare una maggiore indipendenza energetica tramite un uso maggiore delle fonti rinnovabili.
Riguardo alle produzioni necessarie a soddisfare bisogni fondamentali ossia edilizia, abbigliamento, arredamento, utensileria etc. bisogna utilizzare quanto più possibile prodotti di aziende locali.
Per dipendere meno dai combustibili fossili c’è bisogno di un maggiore sviluppo dell’agricoltura biologica, un uso maggiore dei mezzi pubblici e dei veicoli elettrici, sviluppo di tecnologie come la fusione nucleare e un riciclo adeguato dei rifiuti per produrre energia.
Il cambiamento deve avvenire nelle nostre menti prima che al di fuori: siamo troppo assuefatti al nostro modello economico e sociale e solo modificandolo o addirittura cambiandolo del tutto avremo speranze per il futuro.
Con la rivoluzione industriale del 1700-800 abbiamo iniziato ad inquinare il nostro pianeta fino ad arrivare ai danni irreparabili attuali: inoltre con la prima rivoluzione industriale sono cominciati processi come l’eccessiva urbanizzazione e il conseguente abbandono delle campagne che sono di certo cause scatenanti dell’attuale situazione sociale ed economica vicina al collasso.
Inoltre i processi di accumulazione del capitale, agli albori alla fine del medioevo e cominciati in modo vero e proprio dal 1600 sono quelli che hanno portato al capitalismo e al neoliberismo attuale:
per molti versi bisogna tornare indietro non rinunciando alle nostre tante conquiste tecnologiche e sociali ma creando una società in equilibrio con l’ambiente circostante come fanno tutte le specie animali e vegetali.