“Signore, fa’ che tutte le mie amiche si fidanzino presto” (Sara Bini)
“Il desiderio è evocato e diretto dall’esterno, la volontà è il medesimo aspetto ma autocosciente e governato dall’interno” (A.Besant)
C’è un altro campo in cui non siamo allenati a giocare di paradosso e in cui la nostra mente tende a prendere posizioni rigide piuttosto che aprirsi includendo l’apparente contraddizione: è quello del bisogno e del desiderio posto in rapporto con la cosiddetta ‘spiritualità’. Maslow ha ben schematizzato la spinta verticale delle istanze umane nella sua famosa ‘piramide dei bisogni’ illustrando come ogni livello di ‘evoluzione’ ha le sue esigenze e come queste possano anche in qualche misura coesistere. Nella mia esperienza, condivisa anche da molti amici impegnati in un percorso di autoconoscenza, molti dei nostri bisogni hanno una loro possibilità di evoluzione, una sorta di ‘upgrade’ che li trasmuta progressivamente in desideri e aspirazioni. Alla base di tutto questo movimento, resta l’eros, cioè uno slancio vitale che, da percezione dolorosa di una mancanza, diviene tensione verso l’interiorizzazione di un ideale. Ciò può condurre a una sorta di autotrascendenza in nome della Vita, di cui diventiamo funzione risanante e servizio gioioso. La bellezza e la grandezza di tutto questo è che ognuno risponde al Richiamo con i propri mezzi, nel proprio luogo e dalla propria posizione, senza necessariamente imitare Madre Teresa di Calcutta o Nelson Mandela.
In ultima analisi, tale processo non può essere forzato ma sorge spontaneo quando la maggior parte delle esperienze puramente biologiche e umane sono state passate e in una qualche misura saturate. Da lì, ogni passo sul Sentiero porta una rinnovata percezione di autentica libertà : laddove il bisogno costringe e dà poca possibilità di scelta - vedi il famoso ‘basta che respiri!’ - il desiderio già consente la possibilità di differita, di serena attesa, di selezione.
Benchè la nostra società tendenzialmente materialista ed edonista spinga più verso il basso che verso l’alto, ciascuno è portato a vivere il livello di eros -cioè di tensione- che gli compete e che gli è più utile e necessario in quel momento. Giudicare rozzo o superficiale chi vive d’istinti e di emotività è tanto inappropriato quanto considerare strano o disumano chi vive prevalentemente di istanze interiori e spirituali. D’altronde, siamo sempre portati a giudicare ciò che non comprendiamo, ciò con cui non abbiamo ancora fatto pace o, specialmente nelle relazioni più strette, ciò che contraddice le nostre credenze e i nostri interessi personali.
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