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Bisogni materiali e bisogni spirituali

Da Bruno

Bisogni materiali e bisogni spirituali
Giovane: - Quindi questo sistema ci ricatta innestandosi sui nostri bisogni materiali, in sintesi cibo, habitat e sesso, per sostituirli coi suoi. Ci spaventa con lo spauracchio della loro mancanza per spingerci a produrre, produrre, produrre ...
Mondart: - Vero; ma è anche vero che i bisogni materiali dei nostri carcerati vengono comunque soddisfatti nel loro micro-sistema. A loro manca qualcos' altro.
G: - Beh certo, la libertà. Il potersi rapportare in modo autentico, secondo quella modalità di spontanea e giocosa collaborazione e aiuto reciproco che hanno perfino i gatti. Il poter gestire autonomamente il loro tempo.
E poi dicono che i gatti siano "asociali", ma secondo me sanno trovare il giusto equilibrio tra il grado di convivenza sociale e libertà individuale.
M: - A pensarci bene li invidio. I gatti intendo, anche perchè personalmente invece mi sento proprio come uno dei prigionieri di Stanford.
A proposito giovane, e a sesso come siamo messi ?
G: - Anche lì è tutto un rituale imprigionante da rispettare per riuscire a battere chiodo. Sembra tutta una corsa, anche lì, tra discoteca, vestirsi, atteggiarsi, recitare una parte per "essere fighi", per farsi accettare nel giro. Stancante, e si perde di vista ogni spontaneità nel rapportarsi tra ragazzi e ragazze: tutto diventa una sfida, la conquista diventa un chiodo fisso, l' obiettivo è fare centro, sembra di essere al poligono di tiro. Non si capisce mai bene come comportarsi: se vuoi parlare sinceramente con una vieni subito trattato per uno che ci prova, se ci provi non va bene, se non ci provi nemmeno. Tutto alla fine diventa finzione e mercato anche lì, una sotterranea contrattazione di status che si sovrappone ad ogni spontaneità di rapporto ... di amore insomma, se non è una parola troppo grossa. Certo se la pronunci passi per fesso nel giro: occorre atteggiarsi da duri, o sei fuori. Mi viene in mente quella pubblicità, quella dell' uomo che non deve chiedere mai.
Per loro, le ragazze intendo, non saprei neanche dire come sia; se per loro vada bene così, o se percepiscano la stessa falsità che sento io. E questo è tutto dire: fai la corte a un feticcio, a un simulacro, non a una ragazza in carne ed ossa con la quale scambiarsi sincere parole, opinioni, affetto. 
M: - Quindi, come i carcerati di Stanford, veniamo deprivati continuamente e costantemente di un altro tipo di bisogni, prettamente psichici e spirituali.
G: - Ma certo ! E' come dicevi riguardo il meccanismo della pubblicità commerciale, è ancora il palloncino svuotato dell' elio e riempito ad aria. Si depriva la gente della naturale via di soddisfazione dei bisogni psicologici e sociali innati e la si sostituisce con una soddisfazione diversa, per niente spontanea, che non ti fa più volare, che ti mantiene sempre sostanzialmente insoddisfatto. Ma intanto ti spinge a riempire il palloncino svuotato con altre cose, altri rituali commerciali: la discoteca, il centro commerciale, la partita, la gita al mare. Ma il palloncino non vola più per conto suo, può solo essere preso a spinte e calci, e poi inevitabilmente ricade, e necessita di una nuova spinta, un nuovo diversivo, un nuovo acquisto, un nuovo rito.
M: - E cosa manca al palloncino ?
G: - La sua vera essenza. Come a noi. Ci ammaliamo nello spirito, tutta la società si ammala della stessa sindrome. Ma finchè ci sono aspirine a disposizione, passa il mal di testa e sembra che la malattia non esista ...
M: - Finchè alla fine vengono a mancare anche le aspirine
G: - O te le fanno mancare apposta, come ai carcerati di Stanford ... O come dicevamo la volta scorsa, per spingerti in guerra: si aumenta contestualmente la deprivazione sia materiale che psicologica, e si iniettano i fantasmi, le fate morgane della propaganda. Si comincia a dare la colpa a questo e a quello, e si perde ogni lucidità di analisi complessiva della situazione. Alla fine si finisce con l' agire stupidamente d' impulso come i prigionieri di Zimbardo, senza capire che così tutto è deviato in finte direzioni che non affrontano e non risolveranno mai il problema che sta alla radice.
M: - Ma come possiamo diversamente affrontarlo ?
Perchè mi sembra che diventi un po' il problema dell' uovo e della gallina: è la struttura che genera il comportamento erroneo, o è la mente che riproduce continuamente un sistema erroneo ?
Come e dove iniziare a spezzare il cerchio, se una soluzione violenta e forzosa non farebbe che riportarci al punto di partenza ?
Un cane può migliorare il suo status, o resta sempre un cane nel passare del tempo ?
Un gatto, che pur già si trova ad un livello di maggiore indipendenza, non resta forse sempre un gatto, nei secoli dei secoli amen ? L' intelligentissimo cavallo non resta sempre un cavallo ? Il delfino non resta sempre un delfino ?
E allora perchè mai l' Uomo dovrebbe essere in grado di affrancarsi dalla sua situazione di eterno prigioniero di Stanford ?
G: - Azz, Mondart ... andava meglio finchè si parlava di ragazze ... così mi metti in crisi, devo pensarci su, pensarci su, pensarci su.
M: - Eppure secondo me i due discorsi non sono poi così distanti. Sempre di palloncini che non volano si tratta.
Mah, pensiamoci insieme. Anche perchè mi sembra che Zimbardo su di sopra si stia facendo delle gran risate a studiarci come i topini in laboratorio. Speriamo che non si metta in testa di darci anche qualche scossetta, così, per farci diventare più intelligenti. Un bel 70.000 Volts sotto le chiappe e vedi che "salto quantico collettivo" parbleu. L' arrosto è assicurato; sul raggiungimento della consapevolezza e del salto quantico non garantisco.
Comunque ha poco da ridere: perchè per quanto potente sia, nemmeno lui può andarsene da qui, senza di noi ... Parbleu.
         

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