I saggi e gli oracoli e le foglie di tè, e le viscere di pesce e i fondi del caffè…
Ti sei aggiudicato, mio caro, un plebiscito assoluto, un no così preciso, come incisione di bisturi, netto come netti sono i bordi della mia carne aperta a libro. Persino la mia parrucchiera dice che ti dovrei lasciar perdere, che sei uguale a mille altri, neanche tanto bello, di certo non speciale, e quella luce negli occhi degli uomini innamorati, tu neanche per sogno ce l’hai, proprio no, che mi mettessi l’anima in pace e i capelli in ordine, una buona volta. Nemmeno quando si trattò di coprire quel biondo verdolino, l’ho vista così convinta. Io sfogliavo la mia carne, intanto, ma solo perché le riviste erano tutte prese, e sanguinava di lutto, nonostante i più autorevoli, i più affidabili dei pareri. Gocce scure e dense colavano a nascondersi tra i riccioli recisi.