Björn Borg

Prendo spunto dal trionfo della Schiavone sulla terra rossa del "Roland Garros", risultato decisamente sorprendente per chi è avvezzo alla miseria del tennis nostrano, per rispolverare un sex symbol che su quel campo ha trionfato addirittura 6 volte.

Björn Borg
cominciò la sua irresistibile scalata a metà anni '70, epoca di racchette di legno e psichedelia, e proprio dagli eroi dell'acid rock questo monumentale atleta scandinavo sembrava aver preso la lunga capigliatura e la barba incolta, rimanendo però didascalicamente nordico nei suoi comportamenti, sempre moderato, sotto le righe, concentratissimo sul campo e, proprio per questo, praticamente imbattibile.
Le sue divise FIlA® sono entrate nel mito, così come i polsini coordinati con la fascia di spugna tra i capelli, quella che gli sportivi dell'epoca, giovani non immuni dai fenomeni di costume, proponevano assai volentieri, ma nessuno la portava come lui, lo svedese di ghiaccio.
Non il turbolento McEnroe, non il fascinoso Panatta, uno degli avversari più ostici di Borg, che preferiva lasciar svolazzare il ciuffo sudato; solo Borg era il "tennista con la fascia" che gli amatori imitavano su tutti campi di periferia, sognando una briciola del suo talento e invidiando il suo magnetico fascino.
Fascino che esplode a fine carriera, quando il pezzo di ghiaccio macina-avversari incoccia una serie di disastri matrimoniali da guinness dei primati, quasi come le sue imprese sportive – agghiacciante, in proposito, la sua liaison con Loredana Bertè – che, insieme ad un fiuto per gli affari paragonabile a quella che è la vista per una talpa, portano l'introverso campione sul lastrico, ma senza mai riuscire ad abbattere la sua personalità, sempre in grado di rialzarsi grazie alla stessa, inimitabile resistenza che sfiancava gli avversari sui campi da tennis.