Presentato al festival di Venezia, il documentario prodotto dalla Fandango di Procacci è diretto dal genovese Carlo Bachschmidt: "Il film nasce con l'intenzione di raccontare come la repressione delle Forze dell'ordine abbia controllato le vite, i desideri e le passioni di coloro che hanno vissuto l'episodio più violento mai attuato dalla polizia italiana”
Attraverso Lena e Niels (Amburgo), Chabi (Zaragoza), Mina (Parigi), Dan (Londra), Michael (Nizza) e Muli (Berlino) il film intende restituire una testimonianza di chi ha vissuto in prima persona le violenze del blitz alla scuola Diaz e le torture alla Caserma di Bolzaneto.
Nel racconto corale dei protagonisti emerge la storia di Muli. Muli ripercorre i motivi per i quali ha deciso di impegnarsi nella politica, fino alla sua partecipazione alle giornate di Genova 2001, le violenze subite, e la scelta di ritornare a Genova per testimoniare ai processi.
È tornato affrontando il trauma subito per trasformarlo in un’occasione con la quale trovare un riscatto morale. Attraverso la sua esperienza matura un nuovo percorso politico, riacquista la voglia di confrontarsi e lo stare insieme, e soprattutto riscopre un’altra Genova.
“Black Block nasce con l’intenzione di raccontare come la repressione delle Forze dell’ordine abbia controllato le vite, i desideri e le passioni di coloro che hanno vissuto l’episodio più violento mai attuato dalla polizia italiana”, ha spiegato Bachschmidt, “Il mio è stato un modo come un altro di restituire importanza alla memoria di tutti i manifestanti che hanno partecipato alle giornate del G8 e che in forma diversa portano ancora oggi una ferita aperta”.
“In questi anni è stato difficile poter portare fuori dalle aule del tribunale i risultati che sono emersi durante i processi”, prosegue Bachschmidt, “è mancata una comunicazione costante sui risultati processuali che dal 2004 al 2010 sono stati ottenuti”.
Nei giorni del G8, Bachschmidt si trovava in piazzale Kennedy, tra l’Infopoint e il Mediacenter. Poi dopo l’incursione alle scuole Diaz e le violenze nel carcere di Bolzaneto è divenuto consulente tecnico responsabile del Genoa Legal Forum per l’analisi e l’archiviazione di tutto il materiale video fotografico relativo alle giornate di quel luglio 2001. Una sorta di archivio in carne, ossa e file, di tutto ciò che è testimonianza video di quei drammatici giorni.
Gioco facile recuperare voci e facce dei ragazzi inglesi, tedeschi e spagnoli intervistati per il documentario partendo dalle manifestazioni festose antiG8, fino alle prime aggressioni della polizia in strada e in quella scuola maledetta. I protagonisti del racconto ripercorrono con lucidità e in ogni dettaglio il tipo di violenza a cui ognuno di loro è stato sottoposto, prima alla Diaz e poi a Bolzaneto.