“Se chiedessi una tazza di caffè, qualcuno sarebbe capace di cercarci dei doppi sensi - If I asked for a cup of coffee, someone would search for the double meaning.” (Mae West)
Capita spesso, durante un processo di guarigione e di autoconsapevolezza, di dover arrivare a un confronto - spesso doloroso- con i propri bisogni. Quasi ogni intervento terapeutico ci porta a contattarli, riconoscerli, accettarli e magari a trovare vie oneste e funzionali per esprimerli o soddisfarli. Il tema dei bisogni è interessante perché sembra in parte contraddire ciò che ogni reale percorso spirituale-esistenziale postula : sei un essere divino - nella tua essenza già completo, sapiente, amorevole e potente. Se una personalità scompensata, cioè dis-integrata e disturbata, prende alla lettera certe affermazioni potrebbe anche cadere in manie di onnipotenza dannose per se stessa e per chi le sta intorno.
Questo è il motivo per cui, oggigiorno, ogni istruttore spirituale assennato dà il seguente consiglio ‘O aspirante spirituale, prima datti un minimo di regolata generale e poi si parla di pratiche esoteriche’. Altrimenti si assiste alla classica parabola di frustrazione che porta il giovane aspirante a diventare un vecchio sospirante o un maniaco delirante. Quindi : diamoci una sistemata, troviamo cioè un minimo di buonsenso e di equilibrio - e poi passiamo pure alla ricerca dello spirito (possibilmente non solo quello alcolico). Oppure non diamoci nessuna sistemata, facciamo pure quindici ore di meditazione o tentativi di viaggi astrali ma teniamo presente il fatto che, le pratiche spirituali evidenziano anche i nostri lati oscuri e non solo quelli luminosi.
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