Produzione: Channel 4
Origine: UK
Anno: 2011, 2013
Episodi: 3+3
La trama (con parole mie): dal futuro del lavoro e delle illusioni da grande - e grandissimo - schermo ai ricordi manipolati, dalla politica distorta alla solitudine ed al superamento del dolore, un'esplorazione del presente in divenire dell'Uomo e dei sentimenti passata attraverso la distopia. Quali confini nasconde il nostro animo? Fino a che punto siamo disposti a spingerci per rispondere ad un ricatto, assaporare il successo, tornare a toccare o sfiorare per la prima volta la persona amata? Spogliati del Tempo e dei contesti, uomini e donne assolutamente normali tentano di scoprire la loro risposta di fronte ad un banco di prova enorme: quello della vita.Troveranno quello che cercano, o il loro ulteriore futuro sarà anche peggiore di quello che si prospetta per noi? Quale immagine si mostrerà a chi deciderà di specchiarsi nell'immagine dei lati più oscuri dell'anima?
Negli ultimi dieci anni l'universo delle serie televisive ha conosciuto, senza dubbio, il suo periodo migliore di sempre, dall'esplosione del fenomeno Lost al fiorire di proposte pronte a garantire una qualità degna del grande schermo e a "rubare" allo stesso molti protagonisti.
Ma non è stato soltanto il colosso statunitense a produrre titoli degni di nota, e da Misfits - almeno per quanto riguarda le prime due stagioni - a Broadchurch, il Regno Unito si è rivelato una garanzia di qualità pronta a stupire un pubblico magari più ristretto ma non per questo poco esigente: da tempo, qui nella blogosfera e non, sentivo parlare di Black Mirror, miniserie progettata per esplorare un futuro più o meno prossimo che aveva riscosso pareri a volte entusiastici con la sua analisi della distopia e dello sci-fi.Rispetto a Dead set - creatura uscita dalla stessa penna - il passo avanti è sicuramente notevole, e l'esperimento è senza dubbio interessante, anche se, a conti fatti, ho trovato le due stagioni meno strepitose di quanto le aspettative non prevedessero, forse patendo una struttura ad episodi che non garantisce sempre lo stesso livello di soddisfazione ed un approccio clamorosamente freddo, che ha finito in alcuni casi per sconfinare quasi nella noia.Non che questo significhi una bocciatura per il lavoro di Charlie Brooker, che risulta assolutamente valido ed in grado di analizzare la nostra società attraverso la lente dei singoli racconti, ambientati in un mondo ipotetico e futuro ma clamorosamente vicini alla realtà che viviamo quotidianamente: una sorta di cocktail discretamente alcolico di Her e Se mi lasci ti cancello, senza dimenticare una spruzzata di incubo sociale in pieno stile Minority report.In questo senso, dei tre episodi della prima stagione ho finito per preferire il secondo, Fifteen million merits, ambientato in una società orwelliana dominata da un reality show che ben fotografa la febbre da notorietà e da sogni venduti a caro prezzo ai "comuni mortali" dai gestori del potere.
Gli altri due, il più che critico rispetto a politica e social networks The National Anthem e The entire history of you, interessanti soprattutto per le osservazioni sulla società, mi sono parsi invece solo discreti, incapaci di raggiungere il livello del già citato Fifteen million merits.L'annata numero due, invece, ha rappresentato senza dubbio un salto in avanti sia per quanto riguarda l'approccio - meno distaccato e più coinvolgente per il pubblico - che per il valore complessivo delle storie narrate: nella prima assistiamo al confronto tra una giovane donna innamorata e rimasta incinta ed il simulacro artificiale comandato da un computer del suo compagno, morto improvvisamente in un incidente stradale, forse il più lirico ed intenso tra tutti gli episodi; con White bear si cambia registro aumentando in un certo senso la potenza, mentre con il conclusivo The Waldo Moment forse finiamo per trovarci di fronte al punto più alto della serie: una riflessione spietata e decisamente inquietante sui poteri della politica e della comunicazione, ormai dominanti nel nostro mondo e divenuti superiori a quelli più naturali che regolano i bisogni istintivi della vita stessa.La vicenda di Jamie, comico assunto per impersonare l'irriverente pupazzo Waldo finito per divenire prigioniero prima dello stesso e dunque del Sistema risulta assolutamente esemplare della condizione in cui noi stessi viviamo, spesso e volentieri e non sempre consapevoli pupazzi nelle mani di un mondo - e di un'organizzazione - più grande di noi pronto a vendere prodotti il più possibile applicabili alla società ormai globalizzata.In un certo senso, finiamo per essere tutti Waldo.E per votare pupazzi che ricordano da vicino l'immagine distorta di un black mirror da incubo.
MrFord
"Shot by a security camera
you can't watch your own image
and also look yourself in the eye
black mirror, black mirror, black mirror."The Arcade Fire - "Black mirror" -
Magazine Cinema
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