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Trama: abbandonato dalla moglie e licenziato dalla ditta per cui lavora, l’ex marinaio Robinson decide di riunire una ciurma per recuperare un’enorme quantità di lingotti d’oro che dovrebbero trovarsi all’interno di un sottomarino affondato nel corso della seconda guerra mondiale…
Come saprete se seguite da qualche tempo il mio blog, riassumere i film in tre righe di trama non è il mio forte. Questo per dire che, rileggendo quello che ho scritto sopra, sembrerebbe che Black Sea sia un film d’avventura imperniato su un’allegra caccia al tesoro, magari una tamarreide con Nicolas Cage, invece non è affatto così. Black Sea è uno dei film più cupi, coinvolgenti, tesi e persino commoventi che mi sia capitato di vedere negli ultimi tempi e se è vero che quella raccontata nel film è un’avventura, bisogna considerare soprattutto i motivi che hanno spinto i protagonisti ad intraprenderla. Il film diretto da MacDonald è infatti un triste figlio della crisi globale e mette in scena dei personaggi ruvidi, segnati dalla vita, arrivati ad un età in cui un licenziamento si tradurrebbe in una ricerca ininterrotta di lavori svilenti (quando va bene) o in una perenne condizione di indigenza e solitudine. Accettare una missione potenzialmente mortale, finanziata da un riccone al quale ovviamente spetterebbe la parte più sostanziosa del bottino, è l’unico modo per tornare ad avere un po’ di respiro e tornare ad essere “umani” agli occhi di figli e mogli che li disprezzano o che a loro volta soffrono per la condizione disagiata di chi dovrebbe mantenerli ed assicurare loro un futuro; sperando per il meglio o spinti, come nel caso di Robinson, da un bruciante misto di rimpianti, desiderio di rivalsa e odio nei confronti della società, questo branco di derelitti si immerge nelle acque oscure del titolo. Da questa premessa si dipana una pellicola difficile da guardare serenamente, per più di un motivo. In primis, perché l’abilità con cui lo sceneggiatore definisce in pochi tratti le personalità dei coinvolti ci spinge ad immedesimarci maggiormente con questi esperti marinai, rendendo ancora più insostenibili i vari “inconvenienti” di navigazione; secondariamente, quegli stessi “inconvenienti” rischiano di uccidere uno spettatore mediamente claustrofobico come la sottoscritta. Black Sea, come ho detto sopra, è infatti un film molto teso, costruito in modo da non dare un attimo di tregua pur rimanendo credibile in ogni twist, anche il più inaspettato. Inoltre, all’isolamento creato dal sottomarino, dall’oscurità delle acque profonde e dalla necessità di rimanere in incognito si aggiungono l’imprevedibilità di tutti i membri dell'equipaggio (uno è psicopatico, uno ha un enfisema, uno è un ragazzino, uno è un ambiguo topo di scrivania e lo stesso Robinson è troppo coinvolto a livello personale per essere un capitano obiettivo) e l’ulteriore isolamento provocato dalla compresenza di metà equipaggio anglofono e metà formato da russi, cosa che, inevitabilmente, richiede mediatori in grado di capire entrambe le lingue, prima che le inevitabili differenze linguistiche e un malcelato razzismo facciano precipitare una situazione già molto delicata.
Essendo Black Sea un film che da molta importanza all’elemento umano, linguistico e culturale ma anche una pellicola fatta di sequenze concitate e claustrofobiche riprese sottomarine, lo spettatore italiano rischia di trovarsi in una bruttissima situazione di impasse. Da un lato, infatti, io ho amato alla follia i peculiari accenti degli attori (tutti bravissimi, non ce n’è uno che mi abbia fatto considerare il suo personaggio come una banale macchietta, neppure i russi), a partire da quello di Jude Law che parla con una pesantissima inflessione aberdoniana, un ulteriore “indizio” della mentalità chiusa, ruvida, tradizionalista e anche un po’ “ignorante” non solo del protagonista ma di tutto il resto della ciurma; in italiano quest’incredibile varietà linguistica è andata inevitabilmente perduta, col risultato che Black Sea già dal trailer convince davvero poco e da l’erronea impressione di essere l’ennesima copia di film come Caccia a ottobre rosso o simili (senza contare il fatto che ogni russo, come mi hanno detto, è stato doppiato con la cadenza tipica degli imitatori di Putin). Vi direi quindi di guardare Black Sea in lingua originale ma l’altro lato della medaglia è che sicuramente al cinema, con un grande schermo e un bel sonoro spacca timpani, la sensazione di trovarsi all’interno del sottomarino o a centinaia di metri dalla superficie del mare, immersi nell’oscurità e privi di ossigeno, dev’essere un’esperienza ancora più emozionante e terribile, nonché il modo migliore per apprezzare la bella regia di MacDonald. Se, a differenza mia, siete persone in grado di resistere ai fortissimi stimoli che potrebbe procurarvi la visione in sala di Black Sea, la cosa migliore da fare sarebbe probabilmente guardarlo due volte, prima al cinema in italiano e poi a casa in lingua originale (o viceversa), così da godere al meglio di entrambi gli aspetti della pellicola. In ogni caso, non lasciatevi fuorviare da pregiudizi o recensioni negative; nonostante l’impianto abbastanza tradizionale che mi impedisce di elevarlo a cult o capolavoro, Black Sea è un gran bel film che vi consiglierei di vedere senza indugio!
Di Jude Law (Robinson), Scoot McNairy (Daniels) e Ben Mendelsohn (Fraser) ho già parlato ai rispettivi link.
Kevin MacDonald è il regista della pellicola. Scozzese, ha diretto film come L'ultimo re di Scozia, State of Play, The Eagle e il documentario One Day in September, col quale ha vinto un premio Oscar. Anche produttore e sceneggiatore, ha 48 anni e sta dirigendo i primi episodi della miniserie 11/22/63, tratta dall'omonimo libro di Stephen King.
Michael Smiley interpreta Reynolds. Irlandese, ha partecipato a film come Shaun of the Dead, Profumo - Storia di un assassino, The ABCs of Death, La fine del mondo e a serie come Black Mirror e Doctor Who. Ha 52 anni e quattro film in uscita.
Se Black Sea vi fosse piaciuto recuperate Abissi, The Abyss e Leviathan, gli unici film "sottomarini" o acquatici che sono riuscita a vedere fino alla fine prima di passare a miglior vita per l'ansia! ENJOY!
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