I Black Wings Of Destiny affiancano la tendenza a intessere ritmiche di natura sludge con una relativa pulizia dei suoni e hanno la capacità di spingere sull’acceleratore mantenendo intatta una spiccata vena evocativa. “Jane The Widow” ha un tiro tale da indurre a credere che sia destinata a consumarsi nell’arco di un paio di minuti scarsi, mentre si sviluppa in maniera tale da accompagnare l’ascoltatore verso la successiva “No One”, che poi riprende a pestare e a rivelare le ottime capacità esecutive dei chitarristi Luca Catapano e Marco Mallamo. L’incipit di “Oblivion” è esemplificativo della versatilità chi è coinvolto in questa band e svolge la funzione di stemperare la natura di un album in cui prevalgono brani diretti e poco inclini ad aprirsi a divagazioni di ampio respiro. Il ricorso a differenti registri vocali permette di enfatizzare i diversi momenti in cui si articola The Storyteller e conferisce dinamicità a “Speed”, mentre la parentesi strumentale all’interno di “My Evil Self” consente di tirare il fiato in attesa dell’elaborata “Hannibal”. Breve eppure intenso.
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