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Blackhole – Vi è mai capitato di restare bloccati in un buco nero?

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giorgio "Trex" Tiretti

Chi non si è mai trovato perduto nello spazio? La domanda potrebbe sembrare molto strana ma non per chi da anni e anni naviga nell’oceano dei videogiochi. Infatti, il tema spaziale è stato preso da tantissimi sviluppatori che hanno avuto modo di realizzare titoli di tutti i tipi dai vari FPS, shooter in terza persona o addirittura giochi di ruolo fino ad arrivare ai platform in tre e due dimensioni. Proprio a quest’ultimo genere videoludico appartiene Blackhole, titolo sviluppato dai ragazzi di FiolaSoft Studio, che ci portano a bordo di una navicella che durante una ricognizione spaziale in cui il nostro avatar durante una consegna e un’altra si ritroverà catapultato all’interno di un’anomalia che porterà lui e i suoi compagni e la navicella spaziale all’interno di un buco nero.

blackhole-logo

Corsa e ingegno spaziale

Una volta ripreso conoscenza il nostro compito è quello di recuperare il PDA che contiene al suo interno l’intelligenza artificiale Auriel, le cui sembianze possono ricordare una versione leggermente “low budget” di Cortana, che farà da guida per tutta la nostra avventura attraverso le diverse ambientazioni che dividono l’universo di Blackhole con il compito di cercare di recuperare i pezzi e i membri dell’equipaggio per riparare l’astronave e tagliare la corda da questo posto completamente ignoto. Una volta avviata l’azione di gioco e andando ad esplorare tutte le ambientazioni potremo notare come la narrazione seppur non eccelsa dal punto di vista della trama scorre molto piacevolmente o quasi. Infatti, c’è da sottolineare che Auriel insieme a molti altri personaggi per il loro essere eccessivamente stupidi e irritanti possono guastare non poco il proseguimento del gioco che si presenta fin da subito con un livello di difficoltà davvero elevato.

Ogni “mondo” di gioco, è suddiviso in diversi livelli in cui i riflessi e l’ingegno sono messi a dura prova e nonostante possa sembrare molto semplice portare a compimento ogni stage, ben presto ci viene messo davanti ciò che realmente gli sviluppatori hanno realizzato, ovvero un titolo dall’alto livello di sfida che richiede una forte dose di pazienza per essere portato a termine, in quanto completare ogni livello con il minimo risultato non sarà di certo una mossa saggia visto che il resto delle ambientazioni viene aperta solo se sono stati collezionati un giusto quantitativo di “selfburns”, unità che insieme ai diversi pezzi principali della navicella serviranno per completare l’opera di riparazione e di chiusura del buco nero nel quale si è stati trasportati.

Per proseguire attraverso i livelli sarà quindi necessario fare affidamento sulle proprie abilità per cercare di superare ogni singolo ostacolo. Se nelle prime battute di gioco il tutto si limita ad una questione di tempismo, successivamente si potranno incontrare vegetazione velenosa, acqua elettrificata, raggi laser, lava e tanto altro ancora che possono impedire il proprio cammino verso il recupero dei vari selfburns sparsi all’interno del livello. Qui sarà necessario fare affidamento al proprio ingegno e cercare di trovare il giusto modo per superare l’ostacolo e recuperare tutto senza mai perdere la vita. A questo c’è da mettere in considerazione anche la possibilità di sfruttare determinate zone di ogni livello che cambieranno completamente la direzione della forza di gravità ruotando completamente l’inquadratura e mettendoci in una nuova prospettiva di ciò che ci circonda. Questo, inoltre, può essere utilizzato in modo molto furbo per trarre diversi vantaggi come allungare i propri salti e superare zone molto pericolose.

Attenzione a dove si mettono i piedi

Fare un errore durante lo svolgimento dei livelli di Blackhole ci costringerà a tornare all’inizio del livello o all’ultimo checkpoint, in quei rari casi che ne troveremo uno, perdendo tutto ciò che è stato raccolto fino a quel momento e dovendo rifare tutta la strada cercando di imparare dal proprio errore, e portando lo stage a compimento tutto d’un fiato per collezionare il maggior numero di selfburns. A questo, inoltre, si aggiunge anche un timer che sarà presente nella maggior parte dei livelli, eccezione fatta in quelli in cui bisognerà salvare un membro dell’equipaggio o recuperare uno dei famosi pezzi dell’astronave, che seppur non aggiunge nulla di sostanziale al gameplay potrebbe rappresentare un maggior livello di sfida per i giocatori che vogliono mettere ancora di più a dura prova le proprie abilità. Questi fattori non faranno altro che aumentare la longevità di questo titolo che se non spicca per il numero di livelli proposti, visto che ne sono circa 60, ma lo fa grazie all’incredibile quantità di tentativi che saranno necessari per completare almeno ogni mondo con il numero minimo di selfburns per sbloccare il portale per aprire quello successivo.

La produzione dei ragazzi di FiolaSoft Studio spicca dal punto del level design che mischia in modo molto saggio un’ottima realizzazione grafica e i vari elementi inseriti per cercare di ostacolare il nostro cammino. Elementi fissi e mobili e ogni singola struttura sono realizzati con la giusta cura e posizionati in modo molto sapiente in modo tale da creare ambientazioni sia molto complesse che ricche di dettagli anche grazie a buone scelte cromatiche e a bei fondali da ammirare. Una piccola nota negativa sono forse i modelli dei personaggi completamente uguali l’uno dall’altro con piccoli cambiamenti nel colore delle loro tute per differenziarli. Il sonoro invece presenta una moltitudine di brani che possono accompagnare in modo molto dinamico ogni singolo livello anche se alcuni, anche a causa dell’eccessiva difficoltà del gioco, potrebbero diventare davvero fastidiosi dopo la decima volta che si è costretti ad ascoltarli. Il doppiaggio va di pari passo con la caratterizzazione dei personaggi riuscendo a rendere ancora più fastidiosi coloro che lo sarebbero anche solo con i sottotitoli.

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