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Ho guardato la puntata pilota di Blackout. Com’era? Non me lo ricordo. Il giorno dopo me ne ero dimenticato. Ho avuto un blackout. Dunque, è una serie noiosa, di quelle per niente memorabili? Nient’affatto, è solo che la sera in cui l’ho visto ero davvero stanchissimo e quindi sono crollato. Ma non è colpa della serie, promesso. Dopo aver avuto questo blackout, ho fatto un secondo tentativo, più che meritato: Blackout è infatti una visione di quelle da non lasciarsi sfuggire. Non fate come me. Non addormentatevi. Seguitela con grande attenzione. Dopo tutto, sono appena tre puntate tre da un’oretta ciascuna, che vanno a formare una sorta di film lungo o di mini-serie molto mini. Ste cose gli inglesi le fanno spesso. Sono specialisti nelle mini-serie.
L’inizio di Blackout è molto ma molto noir. Il protagonista è un consigliere comunale con qualche problemino di alcool. E con qualche problemino, intendo che è un alcolista allo stato (quasi) terminale. Raramente ho visto qualcuno bere così tanto nel giro di così pochi minuti, sia in un film, in un telefilm o nella vita reale. Davvero dura tracannare più di quanto fa lui a inizio episodio. Ste cose gli inglesi le fanno spesso. Sono specialisti nel bere. In una notte di assoluto delirio, oltre a sbronzarsi in una maniera colossale, principe Harry style, riesce anche a partecipare al balletto della figlia, a farsi una prostituta o quella che sembra essere una prostituta e a rimanere coinvolto in un omicidio. O a quello che sembra essere un omicidio. Il giorno dopo, un uomo viene ritrovato in fin di vita. Chi l’avrà ridotto in quello stato? Lui? Intorno a questo misterioso mistero si gioca una parte della misteriosa serie. Ma solo una parte, perché questo altro non è che appena l’inizio. Il bello, come si suol dire, o come dicono quelli bravi, deve ancora venire. Il giorno dopo, rientrato da un hangover assurdo post-alcolico e post-coinvolgimento in un omicidio, il nostro sobrio protagonista va a fare visita a sua sorella, un noto avvocato cittadino. Quand’ecco che dei tizi armati sbucano fuori e cercano di farla fuori. Lui li nota e, da eroe quale non è mai stato in vita sua, frappone il suo corpo tra i proiettili e sua sorella. Il tutto ripreso dalle telecamere dei vari TG. Credo pure l’immancabile Studio Aperto. Ed è così che il protagonista passa dall’essere un semplice consigliere comunale alcolista all’essere un eroe nazionale. Miracolosamente ancora in vita. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, e c’è già chi lo vede come potenziale candidato a sindaco cittadino.
Succedono davvero un sacco di cose, nella puntata pilota di Blackout, e quindi vi confermo che se alla prima visione mi sono addormentato è solo perché gli occhietti mi si chiudevano da soli. E nelle sue successive puntate ci sono nuovi notevoli sviluppi, per una serie British che per la tematica politica affrontata in maniera nuda e cruda si offre come una sorta di Boss d’Oltremanica, con un protagonista/sindaco dai lati parecchio oscuri, ma allo stesso tempo con un’identità tutta sua e un tocco britannico inconfondibile. Bella la fotografia, misteriose e molto dark le atmosfere, di livello cinematografico la regia e, ciliegina sulla torta, il piatto forte della gran parte delle produzioni inglesi: una recitazione di sballoso livello. Il protagonista Christopher Eccleston (Piccoli omicidi tra amici, The Others e Dottor Who tra le tante cose nel suo CV) è davvero calato nella parte, mentre nei panni della bionda zoccola c’è MyAnna Buring, attrice sexy ma dal volto leggermente inquietante che ultimamente tra il film Kill List e la mini-serie White Heat mi sto ritrovando dappertutto. E la cosa non mi dispiace. C’è poi anche Ewan Bremner, lo Spud di Trainspotting. Quello che si presentava così…
E faceva cose così…
Se il protagonista di Blackout è quello alcolizzato, lui invece, sorpresa sorpresa, appare in panni per lui parecchio sobri e seri. E adesso si presenta così...
L’unica pecca della serie, se pecca può essere considerata, è che tutto sembra avvenire troppo in fretta e che con ciò che succede gli americani ci avrebbero fatto su almeno una stagione da 24 puntate. Qui al termine dei tre episodi ne vorresti ancora di più e invece, in attesa di sapere se questa mini mini-serie avrà mai un seguito, bisogna accontentarsi così. In chiusura, volete un consiglio? Evitate i blackout mentali, come me, e cercate di ricordarvi di dare un’occhiata a Blackout. (voto 7/10)
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