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Blackout (USA 2008)

Da Tallman
Blackout (USA 2008)Regia: Rigoberto Castaneda
Sceneggiatura: Ed Dougherty
Interpreti principali: Amber Tamblyn, Aidan Gillen, Armie Hammer, Katie Stuart
Descrizione: Per quanto tu voglia programmarti la vita, ci sarà sempre un ascensore guasto a metterti i bastoni tra le ruote...Film inedito
IMDB
Tre diversi individui, che abitano nello stesso condominio, si ritrovano tutti insieme bloccati nell'ascensore dell'edificio a causa di un fatale guasto dello stesso. Nell'attesa dell'arrivo dei soccorsi, oltre a dover far fronte alla claustrofobica situazione, emerge un problema ancora più pericoloso legato alla personalità di uno dei tre soggetti.
CONTIENE SPOILER PIU' O MENO VELATI: LEGGERE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO!
La scelta di voler realizzare un film che si svolge quasi esclusivamente in un'unica locazione comporta in sé dei notevoli rischi: non si sa mai con assoluta certezza come far interagire tra loro i diversi ruoli e, pur di non soccombere all'emergenza noia, vengono attribuiti agli stessi delle azioni che tradiscono l'indole presentata in precedenza, svolta che pare pure giustificabile in una situazione estrema ma fino a non meglio precisati limiti di comprensibilità.Fortunatamente l'opera di Castaneda non prende minimamente in considerazione simili problematiche e impedisce che affiorino nella mente del destinatario grazie ad un'ottima e indolore alternanza tra scene nel presente e flashback, mai superflui nel darci una breve rappresentazione delle vicende in sospeso che i tre personaggi hanno prima di entrare nell'ascensore. Se Blackout riesce ad essere piuttosto convincente nel suo sviluppo, il merito è dovuto anche al rifiuto di qualsiasi mania di strafare, di stupire con trovate irrazionali soltanto per il gusto di farlo senza pensare ad un giusto compromesso tra creatività e credibilità.
Blackout (USA 2008)
Anche l'immancabile colpo di scena, legato al passato di uno dei protagonisti, non sembra essere stato caricato di troppa importanza, come magari succede in altre pellicole claustrofobiche, ma, a parte essere decisamente intuibile ( o scontato che dir si voglia), arriva del tutto in maniera naturale nella successione degli eventi e ciò rivela anche tanta onestà da parte dell'autore consapevole del fatto che la semplice scoperta non avrebbe beneficiato di pompose spettacolarizzazioni.La normalità è l'azzeccato criterio-guida della sceneggiatura: i tre soggetti coinvolti nella scomoda circostanza sono quanto di più prossimo alla realtà possiamo immaginare e gli attori sono perfettamente calati nelle rispettive parti, soprattutto la Tamblyn e Gillen, il quale sfoggia una freddezza espressiva esemplare che, se sulle prime potrebbe renderlo odioso, alla fine risulterà del tutto congeniale agli stravolgimenti narrativi.
Blackout (USA 2008)
Un ottimo esempio di comunicazione con lo spettatore è il gradevole giochetto che fa il regista nel depistarci su chi possa essere il vero pericolo umano all'interno dell'ascensore: infatti ogni individuo presenta varie ferite sul corpo quasi come se ci venissero presentati tutti come potenziali assassini. Una trovata sottile ma ingegnosa.Per quanto riguarda i difetti, riconosco che la semplicità della storia e la mancanza di vere sorprese potrebbero non bastare allo spettatore occasionale, ma del resto bisogna anche riflettere che la terrenità e il realismo della trama sarebbero più da considerare come pregi, a prescindere dalla soggettività di un'opinione.Altro punto a favore è la bravura tecnica del regista che sa come muoversi nello spazio più ristretto per antonomasia e riesce sempre ad essere stimolante nella rosa di inquadrature utilizzate, per non parlare della bellissima ed entusiasmante sequenza finale che vede la dipartita dell'omicida (era da un bel pò che non rimanevo sulle spine per l'incolumità e la salvezza di un personaggio).
Blackout (USA 2008)
Personalmente Blackout è una sfida vinta e averne parlato tramite questa recensione mi ha ancora di più convinto sulla riuscita dell'operazione. La visione è senza dubbio consigliata a chi ha aspettative terribilmente basse (come d'altronde le aveva il sottoscritto).
GIUDIZIO FINALE: 7

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