Qualcuno potrebbe dire: “Che palle l’ennesima versione di Dracula!!!” ma io obietterei: “Aspetta, guardalo prima di giudicare perché potresti avere delle gran belle sorprese”.
Il film si apre nel 1780 in Transilvania nel castello del conte Dracula (qui in versione vecchione razzista), ad un grande tavolo troviamo il conte stesso in compagnia di due ospiti provenienti dall’Africa. Si tratta di Mamuwalde e della sua bella moglie Luva, giunti fino alle remote lande balcaniche per perorare la causa anti schiavista. Fermiamoci un attimo. Non è già qualcosa di assolutamente gagliardo? A chi mai poteva venire in mente di creare un’assurdità simile? Io dico ad un genio ma andiamo avanti. Dracula inizia a fare delle avances alla giovane donna condendo il tutto da una bella dose di frasi razziste che ovviamente provocano la reazione di Mamuwalde. Questi però viene prontamente messo all’angolo dai canini del vecchio vampiro che decide di fare dell’uomo un’altra creatura non morta che prenderà il nome di Blacula, condannato da una maledizione a vivere in un’eterna solitudine. Passano tanti anni, direi addirittura secoli ed ecco che una coppia gay (altro colpo di genio) decide di acquistare il castello di Dracula e di portare in America tutto l’arredamento della antica magione, compresa la bara dove riposa Blacula. I due chiaramente risvegliano dal sonno eterno il vampiro che inizia da quel momento a zompettare per la città fino a quando incontra quasi per caso una ragazza identica alla sua defunta moglie. Nella fase di riconquista Blacula crea altri suoi simili che iniziano a creare un bel po’ di scompiglio tra gli abitanti del posto. Non aggiungo di più perché toglierei la sorpresa a chi si accingesse a vedere questo piccolo ma prezioso cult movie.
Il film è un mix di luoghi comuni (paletto nel cuore, crocifisso, luce del sole) e novità (cast quasi totalmente afro americano, Dracula nero, musiche anni Settanta) che si fondono creando qualcosa di particolarmente piacevole. Non mi sono dispiaciuti neanche i semplici ma efficaci effetti speciali così come il trucco dei non morti. Molto belle poi le sequenze di pura tensione come per esempio l’incursione al cimitero o l’assalto all’obitorio. La scena finale poi l’ho trovata particolarmente drammatica e intensa con quel suicidio dettato dalla consapevolezza di essere rimasto veramente e definitivamente solo. Certo è un film un bel po’ ingenuo e altamente inverosimile ma ha il merito di intrattenere lo spettatore con una buona trama e tanta azione.
VOTO 7