Poeta francese di inizio '900, è forse il meno conosciuto fra quanti nella stagione fra il 1910 e il 1918 proveranno a tracciare nuove vie alla poesia. Cendrars (1887-1961) è uno sperimentalista puro, che non arretra davanti a nulla pur di portare la parola a confrontarsi con il moderno, sia nei suoi aspetti negativi (la guerra, lo sradicamento, l'impossibilità di una parola che totalizzi la realtà) sia nel positivo (lo sviluppo tecnico, l'aumento della qualità della vita, la possibilità di viaggiare con mezzi rapidi ed economici)... nella sua poesia si intersecano la reclame pubblicitaria, lo scontrino del café (rigorosamente alla francese), la pittura di Picasso e la prosa secca e nervosa del telegramma: nulla di quanto la modernità offre deve star fuori della penna, anche semplicemente perché il poeta possa concludere che "non ho più le parole", che essere oggi a Parigi e dopo domani a San Paolo forse non è così bello come risulta dai cartelloni delle agenzie di viaggio, nei quali sottointesa c'è la ferrea legge della discriminazione del denaro (il mezzo che tutto eguaglia e che pure tutto gerarchizza). Cendrars è un poeta anomalo, profondamente non accademico -scappa a 16 anni dalla casa paterna per viaggiare instancabilmente fino al 1914-, ha una cultura globale anti-litteram (dagli States alla Cina, nessun paese è sfuggito alla sua voglia di conoscere), e ovunque porta con sé quel senso di profonda solitudine che rende anche le sue liriche più spigliate delle tragedie sul punto di deflagrare. Blaise è stato dimenticato dalla critica per una serie di congiunture difficili da spiegare: si è trovato a scrivere proprio nel momento in cui nella poesia francese l'arbitro indiscusso era Apollinaire, che dal podio delle maggiori riveste simboliste dell'epoca, dettava gusto ed orientamenti della futura lirica Europea; la sua scarsa conoscenza della tradizione lo rendeva sospetto a chi la lirica se l'era sudata sui manuali universitari, ma soprattutto la sua spigliatezza nel mischiare poesia (stupende le sue liriche religiose) con l'anti-poesia poesia (le ricette dei ristoranti che frequentava) all'interno dello stesso testo lo rendevano per più motivi indigeribile alla critica letteraria di ieri (e non cambia molto oggi). In Italia i suoi testi sono pressoché ignoti, nonostante Montale abbia più volte ribatito i propri debiti nei confronti dell'avventuriero francese, non c'è stato un concreto interesse editoriale nei suoi confronti, se non qualche citazione nella antologie di poesia francese contemporanea e la pubblicazione di un antologia lirica dedicata al nostro, datata 1970 per i tipi dell'edizione Accademia, nella collana di lirica moderna voluta dal mai troppo compianto Bo.
(Da "Officina della poesia "Nicola Imbraguglio" )