Tsutomu Nihei;
Nato nel 1971 a Fukushima, ha studiato da architetto e lavorato negli Stati Uniti e in Francia, per poi tornare in Giappone e dedicarsi al fumetto. Prima di disegnare una propria serie è stato assistente di T. Takahashi, altro autore noto ed apprezzato; oltre a diversi manga, ha anche realizzato una serie in cinque volumi con protagonista Wolverine.
Titolo: Blame!
Autore: Tsutomu Nihei
Volumi: 10 (Concluso)
Edito da: Planet Manga
Genere: Fantascienza, Azione, Drammatico
Prezzo: 4,50 euro (vecchia edizione)
Voto:
Trama:
Son passati millenni da quando le safeguard, esseri digitali, hanno preso il controllo del pianeta trasformandolo in un cumulo di metallo pericoloso e inospitale. Per gli umani è stata, letteralmente, la fine. Ora quello stesso mondo è strutturato in maniera alquanto bizzarra e popolato da esseri altrettanto assurdi, tra cui i bellicolisi e decisamente duri da uccidere esseri di silicio. Proprio questi ultimi saranno i principali avversari del protagonista, Killy, creatura dall’aspetto (ma solo quello) umano a cui tocca scandagliare questo postaccio in cerca di qualcuno che abbia ancora un DNA completamente umano.
Recensione
di Hydra
Blame! è un manga che ha avuto una storia misteriosa e tribolata, un po’ come quella che narra. È l’Opera che ha dato la fama al suo autore e ad oggi può vantare un paio di presunti prequel, varie opere ambientate in scenari molto simili, addirittura uno spin off in stile commedia scolastica (di dubbio gusto, a parer del recensore); è anche uno dei manga la cui versione italiana è stata una delle più editorialmente bistrattate su cui abbia messo le mani.
Quando lo scoprii, ormai più di sei anni fa, era già in gran parte di difficile reperibilità in fumetteria (e sono in casi in cui vivere in un posto dimenticato da dio ha i suoi vantaggi, negli scaffali della solitaria fumetteria si trovano cose che altrove la gente venderebbe la madre e il figlio primogenito per averle); da allora fino a poco fa la situazione non era affatto cambiata, nessuna ristampa di alcun numero. Stesso destino per l’altra opera correlata, Noise, un prequel autoconclusivo esaurito da tempo (io ce l’ho in versione spezzettata su Kappa magazine, figuriamoci).
Sembra impossibile, ma le sue disgrazie non erano affatto finite: tanto per cominciare, il titolo stesso è un non troppo felice adattamento. Tutti a chiedersi a quale “colpa” (blame in inglese) l’autore volesse con finezza riferirsi, e d’altronde vista la trama ci sarebbe da sbizzarrirsi con le ipotesi, peccato che si tratti soltando di un’onomatopea. Ebbene sì, è il rumore che fa la pistola di Killy quando spara, che a casa mia suonerebbe più con un Blaam, se proprio vogliamo. Non so chi abbia cominciato con questa genialata (il titolo della serie è così tradotto più o meno in tutto l’occidente), ma vabbè. Noi italiani abbiamo potuto fregiarci anche di una traduzione dei, peraltro pochi, dialoghi a dir poco confusionaria, con personaggi che cambiavano nome da un volume a l’altro e cose del genere.
Nonostante questo la serie ha racimolato fan, e adesso che han finalmente deciso di ristamparla in versione deluxe si è anche provveduto a farne una nuova traduzione. Io son riuscita a campare benissimo anche con la versione precedente, ma essendo la trama non certo il massimo della chiarezza di suo, ho dovuto controllare un paio di cose sulla versione inglese. Suppongo che con la nuova edizione non ci siano più problemi di questo genere.
Parlando della trama, in teoria sarebbe veramente semplice e lineare, non è che fosse tanto facile renderla poco capibile. Com’è dunque che il buon Nihei è riuscito in quest’impresa? Siamo di fronte a un canovaccio semplicissimo, una roba da film d’azione a sfondo fantascientifico, c’è il protagonista di poche parole ma devastante che a suon di confettoni stermina le creature più disparate, che a loro volta a suon di tecnologie tra l’avanzato e l’avanzatissimo stavano sterminando le creature più disparate.
Il “problema” di Nihei è che lui è un architetto e nell’architettura ci si sbrodola, della trama finora nelle sue opere glien’è interessato il minimo indispendabile. Ma sa inventarsi e disegnare delle ambientazioni fantastiche, talmente belle da rendere fascinosa quella trama deboluccia, grazie all’atmosfera che riesce a creare.
Il mondo in cui si muove Killy è un delirio suddiviso sia da muri vericali che orizzontali, con enormi piani impilati l’uno sull’altro e spazi sconfinati,o, meglio, non a misura d’uomo. L’umanità infatti è andata a farsi benedire un bel po’ di tempo prima, e l’unica speranza per riportala indietro e innanzitutto mettere insieme un DNA senza mutazioni, grazie al quale non solo si potrebbe ottenere una persona come si deve, ma soprattutto si potrebbe riavere l’accesso alla rete (una sorta di sistema di potere potentissimo), cui un mutante non può in alcun modo connettersi.
Durante il viaggio Killy non troverà molte creature ospitali, e comunque la maggior parte di esse periranno barbaramente (a consolazione si può dire che comunque la loro vita era decisamente orrenda).
Tutto questo detto così pare molto chiaro, ma al lettore tocca estrapolarlo un pezzettino la volta, dato che nessuno spiega nulla all’inizio e i dialoghi sono merce rara. Affrontare la lettura di Blame! è un po’ una contraddizione, in fondo da leggere non c’è quasi niente. Bisogna solo mettersi comodi e rifarsi gli occhi, magari mettendo su un bel cd ambient angoscioso o post rock malinconico.
Il tratto di Nihei per essere manga è molto particolare, infatti la vecchia edizione Planet Manga era stampata all’occidentale, perché così come altre serie per l’appunto non aveva molto in comune con le classiche storie giapponesi, e lo si considerava adatto a un pubblico amante di tutt’altro stile. Qua e là nel web si legge che l’autore sarebbe stata influenzato dal fumetto francese, non so se si tratti di dichiarazioni ufficiali, ma ci può stare. Solo con l’ultimissima opera, Knights of Sidonia, sembra essersi adeguato un po’ agli standard mangosi.
Nel resto dei suoi manga lo stile rimane riconoscibilissimo e molto simile a quello degli esordi, anche se ci si può divertire a osservare i progressi dell’autore. Il primo numero di Blame!, chissà per quale motivo, è disegnato molto peggio rispetto agli altri, e il miglioramento si fa costante fino al visivamente bellissimo finale.
Come detto su, la cure di Nihei per la sua creatura si fermano qui. Avere uno stock di personaggi non umani in fondo fa comodo, non fa niente se non hanno il minimo spessore e parlano a monosillabi, se in volto tendono ad assomigliarsi e se ce ne sono pochi. A parte un paio, tutti i personaggi secondari fanno la loro apparizione e scompaiono nel giro di un tankobon, solitamente perché muoiono brutalmente. Oh, nonostante siano delle misere marionette senz’anima che stan lì solo a fare atmosfera, ci si riesce anche a dispiacere per loro, poveri diavoli.
Nella nuova edizione dovrebbero anche essere presenti le tavole che nella versione originale erano a colori, un motivo in più per procurarsela. Visto lo stile, è un peccato che il fumetto giapponese non preveda spesso il maxiformato con copertina cartonata, il risultato avrebbe fatto una figura favolosa sulla libreria.
Quindi se decidete che voi di un fumetto coi dialoghi potete pure fare a meno, mettetevi comodi e date un’occhiata a un mondo claustrofobico, deserto e desolato, a suo modo terribilmente affascinante. Fatevi una passeggiata tra palazzi e tubature mastodontiche, architetture contorte e macchine invasive. Ascoltate pazienti le storie assurde e tristi delle creature che incontrate, e se avvistate un essere di silicio, semplicemente scappate.
Per dover cronaca, riporto che sono stati girati anche alcuni episodi dell’anime, ma si tratta di materiale a scopo puramente pubblicitario, un’accozzaglia di scene random.