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Mai come negli ultimi anni la celebre favola dei fratelli Grimm è tornata a solcare il grande schermo.
Da una sopraccigliata d'eccezione come Lily Collins contro Julia Roberts, a una monoespressiva Kristen Stewart contro Charlize Theron, passando anche per il televisivo Once Upon a Time, la storia del bene contro il male, dell'innocenza contro l'invidia continua ad essere attuale e un ottimo spunto per sceneggiatori e produttori.
Molto più originale, nella sua realizzazione come nel suo adattamento, è questo progetto di Pablo Berger di due anni fa, che rivede il racconto della povera orfana vessata e odiata dalla matrigna ambientandola nella Spagna degli anni '20, tra toreri e ballerine di flamenco, in un bianco e nero evocativo e soprattutto muto.
Sì, certo, il pensiero non può che andare al gioiellino che è stato The Artist, che dopo aver fatto incetta di premi tra Croisette e Los Angeles, sembra ora aver spianato la strada a una rivisitazione del genere del primo cinema.
Ma se la produzione francese puntava tutto sull'effetto nostalgia, con tanto di romanticismo grazie alla bellezza di Jean Dujardin e Bérénice Bejo, qui l'operazione sembra più mirata a far rivivere i drammi gotici dell'epoca, con una rilettura dei fratelli Grimm che va ben oltre il cambio di scenario.
I genitori di Biancaneve, o meglio, Carmen, sono infatti il famoso e indomito torero Antonio Altavilla e la bellissima ballerina Carmen de Triana, che muore dandola alla nascita mentre il padre è ancora in convalescenza dopo essere stato attaccato da un toro. Paralizzato dal collo in giù, l'uomo non accetterà la figlia nella sua vita, anche perchè l'infermiera arrivista Encarna lo convince a sposarla.
Cresciuta con la nonna e il gallo Pepe, la piccola Carmen dovrà ben presto andare a vivere con la matrigna, umiliata e costretta a vivere in una cantina, a servire la casa con i lavori più faticosi e continuamente sopraffatta dalla cattiveria della donna.
Ma gli anni passano, l'invidia cresce causata non tanto dalla bellezza ma dall'amore, e la "strega cattiva" ordina l'uccisione, che, non riuscita, causerà alla ragazza la perdita della memoria ma il ritrovamento di una nuova famiglia che l'accoglie festosa: dei toreri nani itineranti!
Come si evince dalla trama, per quanto gli elementi base del racconto siano tutti presenti, questi vengono piegati ad un'ambientazione che si presta notevolmente alla modalità della realizzazione: la musica, composta da canzoni malinconiche e da improvvisi sprazzi di gioia del flamenco, si intesse alla perfezione con le immagini polverose e ricche di un'estetica d'altri tempi che la Spagna delle corride, delle morti tumultuose e delle donne fatali ha da sempre.
Berger è così capace di rendere il suo progetto non solo solido e godibile anche ad un pubblico non più abituato a questo genere di cinema, ma di ricreare un'atmosfera perduta rendendola ancora attuale e ancora sentita. Ad aiutarlo è soprattutto la grande prova della perfida Maribel Verdù che oscura di gran lunga Macarena Garcìa, e non mancano piccoli accorgimenti che rendono intelligente e sincero il suo film, attraverso fotogrammi nascosti e astute dissolvenze.
Un'intelligenza e una sincerità che si estendono anche al finale, dove il "e vissero felici e contenti" è solo una questione di speranza.
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