Passiamo subito alla prima novità di una stagione che di novità rilevanti ne ha abbastanza poche, ma bastano per riempire il mio personale palinsesto di serie tv giornaliero. Avvicinata con qualche perplessità iniziale, Blindspot, si è rivelata essere una serie degna di nota, l’unico problema è…non so per quanto. E’ una storia che viaggia sul filo del rasoio tra l’originale e il già visto così tanto, che prima o poi ci si aspetterebbe uno scivolone sul banale, eppure continuiamo a dargli fiducia, visto che finora ne sono uscite solo due puntate.
La serie inizia con il ritrovamento di un borsone in mezzo alla quinta strada di New York. Sull’etichetta c’è solo un messaggio: chiamate l’FBI. Arrivano gli artificieri, ma dal suo interno non esce una bomba, ma una donna completamente nuda e piena di tatuaggi. La donna (Jaimie Alexander – Lady Sif di Thor) non ricorda nulla del suo passato e i tatuaggi si rivelano essere tutti molto recenti. Sulla sua schiena ha tatuato il nome di un agente speciale dell’FBI e, sempre grazie a un tatuaggio, riescono a sventare un attacco terroristico. Jane, il nome “assegnato” alla sconosciuta, è dotata di forza e abilità eccezionali, mentre uno dei tatuaggi si rivela essere una copertura al simbolo dei Navy Seal che la ragazza ha sul braccio.
BLINDSPOT — “Pilot” — Pictured: Jamie Alexander as Jane Doe — (Photo by: Virginia Sherwood/NBC)Ecco una breve sinossi della prima puntata. Piuttosto interessante come intro. L’amnesia, il complotto nei tatuaggi e tutto il contorno offrono spunti interessanti per una buona serie. Questa prima stagione sembra profilarsi come una sorta di procedurale, solo che invece che aspettare il cadavere per poi avviare un’indagine, i protagonisti si concentreranno sui tatuaggi della donna, visto che ogni simbolo decifrato “sblocca” la decriptazione di quello successivo e così via. Il rischio è che si cada nel banale e si finisca a fare un infinito procedurale nell’attesa che il pubblico si stanchi e la serie sia costretta ad accelerare. Il meccanismo dell’amnesia, inoltre, mi ricorda molto il meccanismo della serie John Doe, in cui un uomo si risvegliava senza memoria personale, ma carico di tutto il sapere umano. Qui, invece, Jane non ha nulla, se non i piccoli frammenti che finora le sono tornati in mente. Da alcuni flashback, però, sembra che la storia possa avere risvolti interessanti. Staremo a vedere…