di Sofia Coppola (USA, 2013)
con Katie Chang, Israel Broussard, Emma Watson, Taissa Farmiga, Erin Daniels, Leslie Mann
durata: 87 min.
★★★★☆
C'era un tempo in cui gli adattamenti cinematografici si traevano dai libri, adesso siamo passati agli articoli di Vanity Fair... basterebbe questo per sintetizzare il contenuto di Bling Ring, e badate bene non è affatto una critica: è piuttosto il chiaro segnale della vacuità del nostro presente, della disgregazione di valori e della mancanza d'identità delle nuove generazioni, quelle che la (ancora) giovane Sofia Coppola conosce molto bene, fin dai tempi delle 'vergini suicide' del debutto, passando per una Tokio 'persa nella traduzione', alla prigione dorata di una regina rinchiusa nella solitudine del suo palazzo, fino alla stanca quotidianità di una debosciata star del cinema che gira in Ferrari...
C'è chi dice che i film della Coppola parlano del nulla... beh, in un certo senso è vero. Attenzione però a non cadere nell'equivoco: il 'nulla' non è nel contenuto delle sue pellicole bensì quello della società in cui viviamo, un 'nulla' che la più celebre figlia d'arte di Hollywood ispeziona con tono quasi documentaristico, standone a debita distanza e guardandosi bene dall'esprimere giudizi scontati e moralistici, tipici di chi ha una visione ristretta e preconcetta di quello che c'è fuori dalle mura di casa. E Bling Ring parla di fatti assolutamente veri, saliti agli onori delle cronache verso la fine del decennio scorso quando una banda di ragazzini poco più che adolescenti riuscirono a introdursi nelle dimore di lusso di alcune starlette hollywoodiane (nel film si riconoscono Paris Hilton, Lindsay Lohan, Kirsten Dunst) facendo razzia di vestiti, scarpe e gioielli alla moda.
La domanda più ovvia è: perchè lo facevano? Per la smodata ossessione di assomigliare a certe 'personalità'? Per potersi permettere un tenore di vita superiore a quello che potevano effettivamente permettersi? Forse, ma non solo. Nella banda del Bling Ring (letteralmente 'la band delle pacchianate') ci si eccitava anche solo per il brivido di violare le case dei propri 'idoli', per toccare con mano uno status-symbol, per riempirsi le tasche di oggetti e vestiti spesso tremendamente volgari ma indubbiamente trendy, per poi magari postarli sui social network oppure ostentarli durante le notti brave nei più esclusivi locali losangelini. Una gioventù senza stimoli, senza valori, totalmente asettica e inconsapevole della propria ignoranza e solitudine, dedita solo al culto della celebrità. Nella scena più drammatica del film vediamo i vari protagonisti, una volta scoperti e portati in carcere, non rendersi minimamente conto della gravità delle proprie azioni e, al contrario, preoccupati solo di ricavare profitto dalla popolarità ottenuta grazie ai mass media.
Sarà anche vero che Sofia Coppola fa sempre lo stesso film, ma è altrettanto vero che ogni sua pellicola è una delizia per gli occhi: il suo stile delicato, elegante, patinato ma non superficiale, mai urlato, è ormai perfettamente riconoscibile e assolutamente personale: potrà non piacere, ma certamente non è anonimo. Bellissime le immagini, azzeccata la colonna sonora (avvolgente, mai invasiva), una narrazione fluida e quasi fiabesca anche nel raccontare episodi non certo edificanti. Bling Ring è scevro da qualsiasi pretesa di denuncia sociale, quest'ultima opera della Coppola pone uno sguardo obiettivo e disincantato su una quotidianità repellente eppure ben radicata in tutti gli strati sociali della comunità. In questo, lasciatecelo dire, il paragone con Spring Breakers è assolutamente fuori luogo: qui non c'è traccia dell'ipocrisia e della paraculaggine di Korine, non è una pellicola fintamente trasgressiva in cerca di un pubblico di maschietti allupati... Bling Ring è pura cronaca, parla di fatti veri, non giudica ma scava nel profondo di una società dove il conformismo è ormai regola di vita. Purtroppo.