Non meno emozionante, soprattutto perché l'ultima azione determina il vincitore, la sfida a Pretoria tra i Bulls e la squadra allenata da Jake White. Dell'ultimo quarto si può dire che i padroni di casa hanno gettato al vento la possibilità di chiudere la pratica, optando per tre penaltouche anziché cercare la via dei pali con Morné Steyn (che nel primo tempo lascia sul campo altri cinque punti dalla piazzola), per quindi affidarsi alla rimessa fino ad allora ben oliata e capace di levare possesso agli avversari, per poi assemblare le maul di potenza con le quali avanzare verso l'area di meta. Nove punti mancanti sul tabellino dopo che al 59' si portano per la prima volta in vantaggio (20-19, primo tempo chiuso sotto per 11-16). Ma si può anche dire che gli australiani siano tosti e cinici: perché se è vero che nella ripresa non hanno occasioni per manovrare e si ritrovano spesso a dover difendere nella propria metà campo, è altrettanto vero che sanno infilzare come hanno dimostrato le due mete a segno, muovendo palla al largo e confidando nei tagli interni.
La prima - quella che apre le danze - arriva al 10', finalizzata all'angolino dall'estremo Jesse Mogg liberato da un off load sottomano dal centro Tevita Kuridani che si libera troppo facilmente di tre avversari (Bjorn Basson va a farfalle con Flip van der Merwe), mentre la seconda, al 78' e con il punteggio sul 23-19 per i Bulls (che tre minuti prima finalmente decidono che conviene piazzare piuttosto che rimediare un'altra magra figura) è ispirata dall'apertura Matt Toomua che sfrutta l'accomodante linea difensiva che gli si para di fronte, correndo di traverso e con lo stesso Kuridani che si offre a sostegno: Craig Joubert chiede aiuto al TMO (passaggio in avanti?), in realtà è tutto regolare. Se il tuo nemico sbaglia, lascialo fare - e poi fai in modo che se ne penta.
Menzione d'onore per George Smith, che ruba metri da ball carrier ed è sempre lì ad allungare le mani sull'ovale per propiziare il turnover. Una seconda giovinezza per la terza linea che contro i Lions ha patito i duri colpi del terzo Test Match: piuttosto, furono i Brumbies a infilare i primi tarli nella selezione britannica in mischia ordinata, portando a casa lo scalpo dei tourists. Come per Ben Mowen e Ben Alexander - alti e bassi per il mediano Nic White sotto la pressione attorno ai raggruppamenti, ma ad un certo punto della semifinale, combattuta punto a punto, la tensione si fa così palpabile che un assaggio ce l'ha anche una delle cheerleader della franchigia sudafricana, atterrata da Zane Kirchner che tenta di agguantare al volo un pallone spedito in rimessa per giocarlo rapidamente.
Il possesso nella ripresa è di gran lunga a vantaggio dei Bulls, ma un'azione perfetta richiede pochi secondi per far del male e i Brumbies non li sprecano, loro. Si chiude sul 26-23 per gli ospiti che volano in finale. "La più grande vittoria che i Brumbies abbiamo mai ottenuto", sentenzia coach White.