Una delle cose che mi piacerebbe fare, e che prima o poi farò, è aprire un blog dedicato a un singolo viaggio. Roba di cui normalmente si occupano i travel blogger, ma un po’ più spontanea, nonché a “colpo singolo” (per questo parlo di un solo viaggio). Ne avevo già accennato un mese fa, e da allora ho continuato a informarmi e a rifletterci su.
Quel che è ho in mente è una sorta di diario di bordo itinerante, che avrebbe inizio pochi giorni prima della partenza, per poi concludersi il giorno successivo al rientro a casa.
Ora che ci penso, forse non è nemmeno necessario aprire un nuovo blog; basterebbe inaugurare una “settimana speciale”, qui su Plutonia. Se ci avessi pensato prima lo avrei fatto per le vacanze dello scorso anno, quando ho attraversato l’East Coast americana e il Canada orientale. Purtroppo non ho progettato le cose per tempo, perciò mi sono limitato a un post riassuntivo, questo. Peccato davvero non aver potuto fare di più.
Eppure non credo sia così impossibile trovare altre occasioni. Non è necessario nemmeno attraversare l’oceano o spostarsi di molto, per realizzare qualcosa del genere. Una delle idee che ho in mente da anni, per esempio, riguarda la documentazione della Milano quotidiana, negli orari in cui tutti lavorano. Sarebbe bello orientare un lavoro del genere sui canoni della psicogeografia, arricchendo il tutto con foto particolari, non dei soliti monumenti etc.
Ma è solo una delle opzioni su cui sto riflettendo.
Un’altra idea simile, nonché comune all’amico e collega Ferruccio Gianola, è quella di documentare un viaggio in Italia: di giorno ci si sposta, alla sera si aggiorna il blog col materiale raccolto.
Nel mio caso mi accontenterei, si fa per dire, di “esplorare” una o più valli lombarde, magari spostandomi soltanto a piedi, o con mezzi pubblici decisamente vintage che offrono quelle zone, a loro modo ancora remote.
L’impresa è più complicata rispetto al primo progetto, perché richiede più organizzazione, più materiale e anche una certa dose di allenamento, soprattutto se si pensa di fare tutto a piedi. Tuttavia ci sto pensando. Così come sto pensando che, pianificando il tutto con una certa attenzione, sarebbe perfino possibile trovare sponsor e assistenza di varia natura (alloggio gratuito, tanto per dirne una, magari tramite i circuiti che pubblicizzano gli agriturismi sul Web).
In entrambe i casi: Milano o montagna, mi pare di aver individuato ciò che serve assolutamente per realizzare qualcosa del genere.
- Giorni di ferie. Diciamo una settimana tonda tonda, in modo da potersi muovere e spostare in quegli orari che sono normalmente preclusi al lavoratore ordinario. Il periodo ideale, nemmeno a dirlo, sarebbe in primavera. Magari tra aprile e maggio.
- Fondi. Non molti, ma qualche investimento sì, è necessario. E’ tuttavia consigliato spendere poco, non certo quanto si investirebbe in una normale vacanza. Quindi torniamo al discorso accennato prima, su sponsor e finanziamenti. Nel caso del giro delle valli, un’idea vincente potrebbe essere quella di mettersi in contatto con gli agriturismi: promozione in cambio di ospitalità. Nell’eventualità di optare per lo speciale psicogeografico su Milano, le spese sarebbero in realtà ridotte al minimo.
- Documentazione. Mai muoversi senza. Cartine, orari dei mezzi, navigatore satellitare: questo è il minimo indispensabile. Se si opta per la città è utile anche conoscere gli orari di apertura dei vari musei, parchi pubblici, metropolitane etc etc.
- Macchina fotografica. Nulla di pretenzioso, per chi non se lo può permettere (tipo me!). Una digitale da tasca andrà benissimo, magari usata in combo con la fotocamera di un buon telefono cellulare. La sfida sta piuttosto nel trovare soggetti e luoghi interessanti da immortalare, che non siano le solite cose modificate coi filtri di Instagram.
- Equippaggiamento vario. Dai ricambi di vestiti, se si ha intenzione di dormire fuori casa, ai cellulari. Per aggiornare il nostro blog servirà poi un tablet o un portatile. Al limite, ma proprio come ultima scelta, potete pianificare delle tappe in diversi internet point, o in hotel e agriturismi dotati di connessione a pagamento. Opzione non valida se la vostra escursione è nella natura.
- Collegamento a internet. Visto che parliamo di gestire un blog in tempo reale, mi sembra il minimo. Viaggiando ci si deve però accontentare di connessioni di fortuna. Wi-fi aperti, se ce ne sono. Meglio ancora le connessioni 3G degli smartphone, che all’occorrenza posso fare da tethering, ovvero trasformarsi in utili modem a cui collegarsi con tablet e portatili. A tutti gli effetti questa sembra la scelta più pratica. Meglio ancora di eventuali chiavette dati, che magari poi a casa non utilizzeremmo più.
- Lo spunto vincente. Un’esperienza del genere deve per forza appellarsi a qualche idea originale. A nessuno interessa vedere e leggere l’ennesimo articolo su quanto è alla moda Milano, o su quanto sono verdi i prati in montagna. Per questo il soggetto del blog itinerante deve essere particolare. Qualche idea sparsa: documentare la vita di quartiere nella periferia di una grande città. Mettersi alla ricerca dei luoghi del folklore popolare di una determinata valle, montagna etc etc. Cercare degli angoli inediti del luogo oggetto del viaggio, e documentarli. Visitare i luoghi misteriosi di una regione, o di una provincia, e dedicare a ciascuno di essi un articolo.
- Un buon manuale. Che io ho puntualmente acquistato e letto, e di cui magari riparleremo in fase di recensione: L’Arte del Camminare, di Luca Gianotti. Ricco di dritte utili e di riflessioni sul viaggiare a piedi, tanto in mezzo alla natura, quanto in città.
Come vedete le suggestioni di un progetto di questo genere non mancano affatto.
Voi che ne pensate? Vi imbarchereste mai nell’avventura di un blog itinerante?
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