Inizio col porre una domanda: quanto è lecito ritenere un blog come vero spazio d’informazione?
Secondo alcuni sondaggi, sembra che la maggior parte degli utenti che cercano risposte alle loro domande, si affidino maggiormente a forum e blog, perché probabilmente scritti da persone comuni, ritenute più affidabili nel giudizio, e non di parte.
Forse sto diventando paranoica, forse sono io la prima che dovrebbe chiudere baracca e baracchini, ma, oggi, ho la sensazione che esista una gran confusione nell’usare i vari spazzi e i vari mezzi di comunicazione.
Il blog da semplice pagina in cui io utente inserisco le mie conoscenze, i miei pensieri, tenendo i ranghi del parere personale, lo si è voluto, forzatamente porre come verità assoluta, come unico punto informativo, non tenendo in considerazione che la propria opinione è sempre soggettiva, legata alla propria esperienza di vita vissuta, condivisibile o meno.
Le testate giornalistiche, nate come spazio d’informazione professionale, in cui dovrebbero essere inseriti i dati di fatto, notizie certe e comprovate, senza nessun giudizio, a loro volta, hanno la tendenza a voler essere anche sorta di diario, in cui il giornalista abbandona il ruolo di semplice informatore per esporre un parere personale sull’accaduto.
Tra i due pare non ci sia quasi più nessuna differenza. Così ci si trova di fronte a casalinghe esperte in psicologia e giornalisti che dovrebbero avere una competenza specifica per tematica, che invece pongono il loro giudizio personale come verità assoluta.
E qui casca l’asino, come direbbe mia nonna!
Come accade nei piccoli paesi, che per il classico sentito dire, di parola in parola, una qualsiasi notizia, un qualsiasi argomento, per renderlo più appetibile, subisce grandi trasformazioni (“da semplice bacio, si è trasformato in parto prematuro”, per fare un esempio), così sta accadendo nel mondo di internet.
Non vengono rispettati più i ruoli e trovare un ‘informazione specifica, vera, sana, è ormai un’impresa pressoché impossibile.
Ed è qui che sorge il problema!
Non ci si rende conto, che molto spesso, questo sistema diventa una vera e propria arma, che colpisce e ferisce il prossimo, silenziosamente, indisturbato, su più fronti.
Il parere personale si trasforma in verità assoluta.
L’informazione in punto di vista.
Entrambi in critica, in un attacco quasi sanguinario. In una forma di aggressione verso il prossimo, non più solo parere, ma un “io sto dicendo il vero, te non vali niente”.
Libertà di pensiero va benissimo, ma libertà di giudicare, mi sembra eccessivo. È talmente sottile la differenza, che si fa fatica a trovare il giusto equilibrio.
Mi chiedo allora se non sia più giusto porre dei freni, delle regole…
Ma come verranno interpretate queste regole?
Come un semplice modo per dare dei ruoli definiti e capire dove finisce l’espressione personale e dove inizia l’informazione reale, oppure verranno interpretate come un mezzo subdolo per limitare la libertà d’espressione?
Dove inizia e dove finisce la propria libertà?
Ho il diritto di giudicare l’operato degli altri? Ma soprattutto si capisce la differenza tra esprimere un parere e giudicare?
Mi verrebbe da dire:" Ma farsi un bel vagone di cozze attaccate allo scoglio, proprio....
MAI?" Ma.... forse.... mi pesterei i calli da sola :P
***
h 11:24
Aggiungo solo un piccolo racconto, che non ricordo di chi sia, ma non è importante:
"Un re chiamò al suo cospetto il miglio cuoco del reame e gli chiese di preparar per lui la cosa più cattiva che sapesse fare.
Il cuoco si recò nelle cucine e gli preparò un piatto a base di lingua di bue.
L'indomani il re richiamò di nuovo il cuoco al suo cospetto e gli chiese di preparargli la cosa più buona in assoluto.
Il cuoco si recò nelle cucine epreparò un piatto a base di lingua di bue.
Il re, incuriosito gli chiese come mai per entrambe le richieste avesse preparato lingua di bue.
Il cuoco rispose: - Quando si parla, la lingua può essere usata per dire la cattiveria più pungente di questo mondo e ferir da star male; ma può essere usata per dire le cose più dolci di questo mondo e commuovere e rendere felici gli altri senza neanche rendercene conto!"