He kissed me softly, quieting me as we shifted on the sofa. I found the plush material against my back as he propped himself above me. My fingers reached his cheek, staring up at him. “You never told me why you were home early.” I needed a distraction.
“It doesn’t matter.” He leaned down, kissing the pain away. “One day we’ll start our own family,” he whispered between kisses.
“Morai” è il secondo volume della serie aperta con “Aberrant”, una serie distopica particolarmente interessante, capace di catturarmi immediatamente. Chi mi conosce sa il mio amore per il genere, ho organizzato parecchie iniziative legate proprio alla Distopia, e sono molto felice di aver scoperto questa serie, di una blogger, diventata scrittrice, che mi ha conquistata a primo colpo. In un genere in cui è stato già scritto molto, mantenere una certa dose di coerenza, unicità e integrità è difficile, ma la Silver ha davvero creato una storia rimarchevole.
Olivia è in fuga dal governo di Cabal fin dalla cerimonia del suo matrimonio. Finalmente si è stabilita e ha trovato un posto da chiamare casa in Shadow, e insieme a Joshua si sta preparando per la rivolta che lei e l’alleanza dei ribelli stanno pianificando da mesi. Con le sue nuove abilità e talenti speciali acquisiti con il Mindonsiphan, Olivia sta imparando che può fare più di molte ordinarie diciottenni. Imparare sia a nascondere che perfezionare le sue abilità sarà la sfida più difficile da affrontare. Una costante montagna russa di emozioni e avventura aspetta Olivia e Joshua mentre iniziano un viaggio verso la città ribelle Torv e quella che una volta era casa, Genesi.
Niente è come sembra, niente è lasciato al caso, tutto ha un significato e uno speciale posto all’interno della storia. La bravura della Silver sta proprio nell’avere sempre il polso della situazione, del capire come far muovere i suoi personaggi, e di sapere sempre cosa sta succedendo. Come nel primo volume è Olivia a raccontare la sua storia, è lei che ha capacità speciali, è lei, in qualche modo unico e speciale, al centro della scena ed avere il potere. Ma mi è mancato avere il punto di vista di Joshua, il suo modo di ragionare e vedere le cose. Sarà che io amo i doppi pov, ma sono certa che avere un’insight nella testa del ragazzo sarebbe stato utile. Fatto sta è che Olivia che ci guida all’interno di un mondo che non da nulla per scontato e dove i pericoli sono innumerevoli: dagli aerei del governo che perlustrano continuamente i cieli per avere accesso a tutte le città, sia per i fuori legge che si aggirano nei confini della città. Olivia si crede relativamente al sicuro, grazie alle capacità che ha sviluppato, ma le sorprese non mancano, e ogni capitolo ci mostra un nuovo lato, un nuovo avvenimento che minaccia dall’interno, in maniera profonda, la sua tranquillità. È strano come in un certo senso abbia nuove potenzialità, ma allo stesso tempo le sue paure siano sempre quelle. Intenzionata a non lasciarsi mettere i piedi in testa da nessuno, con la capacità di correre sempre in aiuto di chi ne ha bisogno, Olivia ha una forte integrità, un forte senso del dovere e la volontà di essere libera e vivere una vita felice con Joshua, con cui è ufficialmente fidanzata. Nuovi istinti si fanno strada in lei e la sua condizione unica, che le permette di concepire figli la relega a porta bandiera della resistenza, nonostante il suo continuare a ripetere di non avere nulla di speciale. Pronta a non rimanere indietro, ma anzi gettandosi sempre nel centro dell’azione, Olivia non si tira indietro di fronte a quello che deve fare e anzi cerca in tutti i modi di portare al termine la sua missione. Meno male che al suo fianco c’è Joshua. E se io adoro Olivia, Joshua rimane il mio personaggio preferito. Sia per la sua forza di volontà, la sua fermezza, il suo essere di supporto vero alla ragazza, ma anche e soprattutto perché non è solo una spalla per Olivia, ha le sue capacità, il suo ruolo, un obiettivo per sé stesso, ma allo stesso tempo è un eguale di Olivia, insomma sono sullo stesso piano, una coppia, una squadra, inseparabili, uniti, più forti insieme che divisi. È la dinamica che la Silver ha creato tra di loro, cresciuta dal primo libro, che li rende adorabili insieme, sia nei momenti di intimità, sia quando sono nel bel mezzo di una seduta del consiglio, capaci di far fronte comune, ma allo stesso tempo di prendere posizioni diverse sempre sovrapporsi. Insomma due personaggi che funzionano, in un contesto straordinario di incertezza e impazienza, che converge in quella guerra sul punto di scoppiare. E mentre le intenzioni del governo centrale sembrano farsi più chiare, altre domande sorgono e sono più le questioni irrisolte che le risposte che otteniamo. Il ritmo veloce della narrazione, il passo incalzante ma allo stesso tempo capace di far gustare la storia al lettore, rendono il racconto di facile lettura e molto emozionante.
I personaggi di contorno, vari e capaci di fare la differenza sono in primo luogo gli abitanti di Shadow, quelli che abbiamo conosciuto in Aberrant con qualche aggiunta e new entry che non ci saremmo mai aspettati.
Il particolare da non dimenticare? Uno scaffale…
Questa serie è tutto quello che si vuole da una distopia e in qualche modo “Morai” è molto più convincente di “Aberrant” con uno stile unico e un’azione che non lascia spazio a molto, pur concedendo momenti tenerissimi tra Olivia e Joshua. Un mondo allo stremo, in cui trovare una cura è molto importante e dove il ruolo di Olivia è anche più determinante di quello che si pensava. Mentre aspetto “Isaura” in uscita a dicembre 2013, vi consiglio di dare una chance alla Silver.
Buona lettura guys!
Ringrazio immensamente Ruth Silver per avermi concesso di leggere questo libro in cambio della mia onesta opinione. Le sono davvero grata.
Dove trovare “Morai”:
Goodreads|Amazon|Barnes and Noble
Volete saper qualcosa di Ruth Silver?
Ha iniziato a scrivere poesia da ragazzina e a leggere fan fiction nel suo tempo libero. Ha scritto tre diversi pseudonimi e firmato più di un centinaio di storie. Ha frequentato la Northern Illinois University nel 2001 e si è laureata in Comunicazione. Mentre era al college passava molto del suo tempo libero scrivendo con gli amici che ha incontrato online e firmando il suo primo romanzo, “Deuces are Wild”, che si è autopubblicata nel 2004. Il suo corso preferito era Scrittura creativa il suo senior year e molto spesso consegnava compiti più lunghi di quello che il professore aveva richiesto perché amava scrivere e ha sempre voluto finire le sue storie. Il suo amore per la scrittura l’ha portata nel 2007 a Melbourne, in Australia. Ama leggere romanzi ya e condividere i suoi libri preferiti con altri lettori. Ha un blog di recensioni ma ama anche la fotografia e i viaggi. Il suo genere preferito è un mix di Distopia e Fantasy che risulta evidente dalla pubblicazione del suo ultimo libro, Aberrant, pubblicato ad aprile 2013 per Lazy Day Publishing è il primo di una trilogia.
Dove trovarla:
Website | Facebook | Twitter | Goodreads
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Tre…
Due…
Uno…
“He wants her thrown in the dumpster.” I grimaced as I approached the mattress. “Help me.” I gestured towards the body. “I can’t carry her on my own.” Even if I could, I wasn’t doing this alone.
“I’m not throwing her away like garbage!” Lisa crossed her arms. “Think of something else, Jacqueline.”
“We could grab some wood, wrap her body, and burn her.” I glanced around the small bedroom. It was mostly empty, except for the dresser against the wall. There were no trinkets, no signs of another life outside of Genesis. I couldn’t help but wonder if anyone missed her from back home.
“How are we going to do that without getting caught?” Lisa asked.
“I don’t know. Craynor will know we did it.” We were the ones that were told to throw the body away.
“We could find a place in the far end of the lot and bury her.”
Lisa frowned. “No, I like the idea of burning her body. We’d be making a statement. Anita would have approved.”
“If we get caught, we’ll be killed,” I reminded her. So much for staying out of trouble.
“He’s killing his servants. You don’t think that demands attention?” Lisa huffed. “I would have liked to know what I was getting involved in before I worked here.”