Magazine Cultura
Abbiamo scelto di mandarla all’asilo nido per diversi motivi: sebbene il mio non sia un lavoro costante, avevo bisogno di qualche ora al giorno per poter organizzare il tutto e di tenermi le mattine libere per il lavoro, inoltre Princi non ha cuginetti della sua età e non volevamo che passasse questi primi anni di vita in compagnia solo di adulti e dei nonni. Insomma, riteniamo che sia un’esperienza importante e che sia più formativo, anche se parliamo di bimbi di due anni, passare la mattina in compagnia di altri bimbi a svolgere delle attività divertenti, oltre che formative, piuttosto che passare la giornata con i nonni… che, comunque hanno la loro età!!
Ovviamente nel nostro paese l’asilo nido non c’è. C’era, ma il comune l’ha chiuso per ristrutturazione 3 o 4 anni fa, poi ci sono le suore, che prendono pochi bambini e solo se raccomandatissimi, poi c’è un asilo privato, tenuto in un appartamento, umido e un po’ vecchiotto, e le cui tenutarie sono di dubbia formazione, poi c’è la sezione primavera della scuola privata del paese, ma quando Princi ha iniziato era troppo piccola anche per la sezione primavera.
Ci siamo dovute rivolgere all’asilo nido del paese vicino. Dieci-quindici minuti di macchina che, alla maggior parte della gente del paese sembrano un’eternità e a me sembrano il salvacondotto minimo e indispensabile per respirare un po’ di aria diversa (evidentemente la maggior parte della gente del paese non ha mai dovuto spaccare in due in metro Roma o Milano, o mettersi su una qualsivoglia tangenziale per andare a lavorare). Però l’asilo è proprio carino, privato, gestito da una cooperativa, colorato e non sovraffollato, con personale preparato e molto disponibile.
Princi con “le zie” è cresciuta, è diventata più autonoma nel mangiare, ha iniziato a maneggiare colori di ogni tipo, e, fra qualche mese, inizierà l’esperienza dello spannolinamento che già vive attraverso la quotidianità degli altri bimbi. Ovviamente tutte queste cose le fa anche a casa con noi, ma farle insieme ad altri bimbi le da, sicuramente, almeno la buona norma che non tutto quello che vede è suo.
Verso la fine dello scorso anno abbiamo scoperto che l’asilo è in convenzione con il Comune ed usa locali comunali, dentro i quali “le zie” lavorano ormai da quasi vent’anni. “Le zie”, che sono persone accorte e intelligenti, tempo fa hanno presentato un progetto per recuperare i fondi per ristrutturare completamente i locali (che sono del Comune). Il progetto è stato approvato e il Comune ha deciso all’improvviso di utilizzare i fondi, ottenuti grazie al lavoro delle zie, per ristrutturare l’asilo, scegliendo però, senza avvisare nessuno, di non rinnovare la convenzione alle zie, che, da un giorno all’altro, hanno rischiato di trovarsi senza locali, senza la certezza che i soldi procurati sarebbero tornati utili al loro lavoro e, soprattutto, senza la possibilità di lavorare.
I genitori dei bimbi e le zie si sono immediatamente mobilitati, e dopo varie peripezie, sono riusciti ad ottenere che l’asilo potesse, per tutto il periodo dei lavori, appoggiarsi presso i locali dell’adiacente scuola materna, che ha un’intera ala inutilizzata che quest’anno ha preso vita grazie alla presenza del nido.
Ma il percorso è stato piuttosto complesso, e durante il tragitto è emerso abbastanza chiaramente che è volontà del sindaco mettere i bastoni tra le ruote delle zie, solo perché la loro convenzione è stata avviata in un periodo storico-politico di parte avversa rispetto a quella dell’attuale amministrazione. Nell’arco di quest’ultimo inverno, i locali storici dell’asilo nido sono stati completamente smembrati e rinnovati, attualmente è quasi terminata anche la verniciatura esterna e le zie sono state contattate per la scelta degli arredi… il tutto con soldi procurati da un progetto scritto da loro. Eppure non è ancora certo che la convenzione sarà rinnovata e che le zie potranno lavorare ancora.
Princi l’anno prossimo andrà alla scuola materna. Quella pubblica. Quella del nostro paese. Eppure sapere che un gruppo di zie che non ha fatto niente di male rischia, il prossimo anno, di non avere più una sede ed un lavoro mi tocca.
La scuola è anche questo. Precarietà. Mancanza di mezzi e strutture. Politica. Leggi e regolamenti che cambiano al girare del vento politico e del gruppo che governa.
Mi chiedo che c’entri tutto questo con i nostri figli.
Mi chiedo se chi dovrebbe governare questo enorme carrozzone che è la scuola si interroga ogni tanto sul fatto che questi ragazzi saranno gli adulti del futuro (quelli per dirne una che decideranno delle nostre pensioni!).
Mi chiedo se i bimbi e i ragazzi si rendano conto di essere in bilico su un sistema che non sa dove deve e vuole andare.
Mi chiedo se la marea di insegnanti precari, e non, che si fa il mazzo quotidianamente per tenere in piedi la scuola, la sera, a casa, si chieda ogni tanto “ma chi me l’ha fatto fare?”
Mi chiedo dove e come andrà a finire questa scuola che dovrebbe essere di tutti e per tutti e sempre più spesso è abbandonata a se stessa.
Mi chiedo una marea di cose e trovo pochissime risposte. Soprattutto trovo che il destino di questa scuola sia sempre più spesso lasciato alla buona volontà e al buon senso di uno sparuto gruppo di insegnanti, dirigenti e genitori… e trovo che questo non sia giusto.
Tempo fa, commentando su facebook l’editoriale di Jovanotti sulla scuola pubblica, ho avuto un vivace scambio di idee con una persona che difendeva la sua esperienza in una scuola privata, meritevole di averle trasmesso, oltre alla cultura, valori fondamentali, importanti e cattolici e che lamentava i continui attacchi alle scuole private.
A parte che ritengo che i valori, cattolici e non, dovrebbe essere la famiglia a trasmetterli, e che trasmettere valori non sia uno degli obiettivi prioritari della scuola, vorrei che la scuola fosse di qualità, sempre, indipendentemente dal suo essere pubblica o privata, e che non avesse necessità di difendersi continuamente.
Vorrei che non ci fosse bisogno di un blogging per la scuola, perché vorrebbe dire che funziona tutto benissimo e non ci sono problemi.
Ma questo è un sogno, probabilmente, e, probabilmente, e chissà per quanto altro tempo, la scuola e la formazione continueranno ad essere considerati semplicemente una fetta di finanziaria da cui si possono tagliare finanziamenti anno dopo anno.
Questo post aderisce all'iniziativa di Blogging su scuola italiana 12 Aprile 2011 e promossa dal gruppo su facebook Scuola Italiana.
Ringrazio Marlene e Micaela sui cui blog ho letto della giornata di Blogging per la scuola
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