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Blogtour All’ombra dell’impero – Il segreto del Mandylion #2

Creato il 22 ottobre 2013 da Nasreen @SognandoLeggend

blogbooktour

BlogBookTour #2

All’ombra dell’impero – Il segreto del Mandylion
di Alberto Custerlina

 

Eccoci con la seconda tappa del Blog Tour dedicato al romanzo storico All’ombra dell’impero – Il segreto del Mandylion di Alberto Custerlina.

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Trieste 1902

Potete leggere la prima tappa del blog tour presso il blog Liberi di Scrivere, vi invito a farci un salto per leggere la bella intervista rilasciata dall’autore e il piccolo approfondimento sul periodo storico in cui è ambientato il romanzo.

Per quanto riguarda, invece, il nostro blog, abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole con l’autore e, in più, ci siamo buttati a capofitto sulla moda Triestina del 1902!

Il romanzo:

Blogtour All’ombra dell’impero – Il segreto del Mandylion #2Titolo: All’ombra dell’Impero. Il segreto del Mandylion
Autore: Alberto Custerlina
Edito da: Dalai editore
Prezzo: da definire
Uscita: 19 Settembre 2013
Genere: Avventura, giallo
Pagine: 320 p.

Trama: Trieste, primavera del 1902. Il ricordo dei fatti di sangue seguiti al primo sciopero operaio dell’Impero asburgico è ancora vivo nella mente della cittadinanza. A pochi giorni dalla revoca dello stato d’assedio proclamato dal governo di Vienna, un sottufficiale dell’esercito viene trovato morto e sfigurato in un vicolo. Intanto, una preziosa reliquia cristiana, il mandylion, viene rubata, perduta e infine ritrovata da Davorin, un ragazzino di dodici anni che in seguito a ciò pare acquisire strani poteri. Anton Adler, padrino di Davorin nonché commissario di Polizia, e il suo amico Artan Hagopian, mercante di cineserie e legittimo custode della reliquia, si lanciano alla ricerca degli assassini del militare, intuendo il legame tra l’omicidio e il furto. I due diventano così i protagonisti di un’avventura che affonda le radici nel tempo di Gesù, nella Cina coloniale e nel cuore occulto dell’Europa. A complicare l’indagine, entra in scena il maggiore Ettore Gortan, un ufficiale molto in vista che ha qualcosa da nascondere, e nel momento in cui tutte le tessere del rompicapo sembrano andare al loro posto, un uomo temibile riemerge dal passato. Tra oscure minacce celate nell’ombra, ingegnosi inganni e tensioni politiche che rischiano di far esplodere l’Impero asburgico, Adler, Hagopian e il giovane Davorin affronteranno le loro paure e vedranno le loro convinzioni vacillare, fino a un gran finale che rivelerà un nemico inaspettato e letale.

 

Due Chiacchiere con… Alberto Custerlina
Intervista di Asia francesca Rossi

 

1) Salve! Prima di tutto, grazie per averci concesso un po’ del suo tempo. Abbiamo preparato qualche domanda lampo per la mini intervista di questa seconda puntata del BlogTour dedicato al suo romanzo All’ombra dell’Impero. Come è nato il romanzo “All’Ombra dell’Impero?” Da cosa ha tratto ispirazione?

“All’ombra dell’Impero – Il segreto del Mandylion” è il primo romanzo di una trilogia nata (anche) dalla volontà di chiudere un capitolo della mia vita letteraria e aprirne uno molto diverso: a un certo punto, ho realizzato che nel panorama narrativo italiano serviva una voce che si scostasse dagli abusati e onnipresenti standard del noir e del thriller e che recuperasse la tradizione del romanzo d’avventura e del mistero di vittoriana memoria, miscelando la tradizione mystery anglosassone con l’epica salgariana e verniana, per ottenere un libro europeo il più possibile smarcato dall’influenza americana che ormai pervade tutto. In più, volevo offrire ai lettori una storia che non giocasse a solleticare i bassi istinti con una narrazione in cui violenza, turpiloquio, stupri e ammazzamenti sono il tema principale; insomma, volevo fare qualcosa che non fosse un clone delle pagine di cronaca di un giornale e che permettesse al lettore di viaggiare con la fantasia, di rilassarsi, divertirsi e sognare avventure d’altri tempi.

 photo Junk_in_China_Sea_-_LoC_3b37599u.gif2) Può raccontarci qualcosa dei personaggi, del loro ruolo nella storia e di come li ha concepiti?

Come al solito, il mio è un romanzo corale, ricco di comprimari e di personaggi secondari. Su questi, però, spiccano in tre.

Anton Adler, commissario della polizia asburgica, modernista convinto, positivista e dal pensiero logico. Il suo amico e cognato, Artan Hagopian, mezzo albanese e mezzo armeno, venditore di oggetti orientali, mistico e dedito all’uso dell’oppio. Davorin Paternoster, dodicenne “adottato” da Adler, vivace quanto basta per mettersi sempre nei guai e combinare un pasticcio dietro l’altro.
Riguardo al loro concepimento, be’, è un po’ difficile descrivere nel dettaglio i processi mentali che utilizzo, anche perché non li capisco a fondo nemmeno io, ma posso dire con certezza che gran parte del merito va alla gran quantità di romanzi, fumetti, fiction e film che ho digerito nel tempo e dai quali attingo ispirazione per costruire storie e personaggi nuovi. E poi, ci sono sempre i sette archetipi di Christopher Vogler…

3) Perché ha scelto di ambientare il romanzo a Trieste e proprio nel periodo di gravi problemi per la monarchia austro-ungarica?

Trieste è la mia città e le sono molto legato. Ha un passato incredibile, che ancora oggi fa sentire i suoi effetti sulla nostra vita e che merita di essere raccontato, anche perché le sue vicende storiche sono poco conosciute in Italia.
Inoltre, Trieste è la città ideale per ambientare un romanzo storico: crocevia di popoli, religioni e traffici commerciali con tutto il mondo, molto all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e molto interessante per le vicende irredentiste che l’hanno animata dalla seconda metà dell’Ottocento fino al 1918.

4) Alcuni studiosi hanno accostato il Mandylion alla Sindone, sostenendo che siano la stessa cosa. Quale idea si è fatto su questo argomento in base ai testi che ha consultato?

È difficile dirlo con precisione. Sappiamo che le cronache antiche affermano che il Mandylion è stato creato per via divina dal Cristo in persona quando era ancora in vita (quindi è un’immagine acheropita), mentre la Sindone rappresenta evidentemente un uomo morto. Questo è già un discrimine, che sarebbe sufficiente per considerarli due oggetti diversi, ma bisogna anche dire che i testi antichi possono esser stati manipolati di proposito oppure aver subito distorsioni per via di ripetute traduzioni non perfette che si sono stratificate nel tempo. Tutte le rappresentazioni sacre pittoriche, però, mostrano il volto del Mandylion sempre con gli occhi aperti per cui la mia posizione finale è che fossero due oggetti distinti.

5) Quale valore attribuisce a simili reliquie? Se si accertasse senza ombra di dubbio che non sono state create da mano umana, quale sarebbe l’impatto sull’umanità, secondo lei?

Ovviamente, le reliquie di questo tipo hanno valore solamente per chi ha Fede, anche perché nessuno ha ancora dimostrato la loro veridicità (in massima parte neanche quella storica); viceversa, però, è stato spiegato scientificamente il miracolo di San Gennaro (tanto per fare un esempio).
Naturalmente, se si riuscisse ad accertare la loro origine divina, allora sarebbe ovvio che la società umana per come la conosciamo cesserebbe di esistere all’istante e muterebbe in qualcosa d’altro; questo, però, succederebbe anche se gli alieni si palesassero e scendessero ufficialmente sulla terra.

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Abbigliamento e moda nel periodo asburgico
La Trieste del 1902

 

Blogtour All’ombra dell’impero – Il segreto del Mandylion #2Gli anni iniziali del XX secolo sono noti come Belle Époque. Un periodo di ottimismo e spensieratezza in cui i grandi passi avanti della scienza e dell’industria, coronati nella grande Esposizione Universale di Parigi del 1900, avevano diffuso nella gente una grande fiducia nel futuro. Automobili, aerei, grattacieli sono ormai una realtà. Il cinema muove i suoi primi passi, l’arte cerca nuove vie espressive. Per le classi agiate sono gli anni dei caffè concerto e del Can Can, un periodo di divertimenti, feste, ricevimenti sfarzosi.

Le Donne

Per quanto riguarda l’abbigliamento femminile, all’inizio del secolo si afferma un nuovo modello di busto che spinge in fuori il seno, appiattisce lo stomaco e irrigidisce la schiena, conferendo alla figura alterigia e slancio. Sensazione data anche dai colletti steccati che costringono a mantenere la testa ben eretta.

Tutto questo crea la linea tipica dei primi dieci anni del XX secolo: la cosiddetta linea a S, caratterizzata, appunto, dal petto spinto innaturalmente in avanti e dalla vita minuscola. Una linea sinuosa che trae spunto dagli eleganti motivi dell’art nouveau, in voga in questi anni.

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Le gonne, fascianti sui fianchi, si allargano sul fondo, talvolta culminando in un corto strascico. I corpini, aderenti sulla schiena, si gonfiano sul petto. Per aumentare ulteriormente quest’effetto a curve, le cinture assecondano la forma dei corpini abbassandosi sul davanti.

Di giorno, gli abiti hanno alti colletti di merletto irrigiditi da stecche, che salgono quasi fino al mento. Di sera, al contrario, profonde scollature.

I colori più di voga, dopo le tonalità scure degli anni precedenti, sono ora tenui tinte pastello, e tessuti morbidi e leggeri sostituiscono le pesanti sete.

In questo periodo, anche la biancheria conosce un nuovo splendore. Sottogonne e copribusti, in mussola o seta, sono sempre più curati. Vengono infatti arricchiti con applicazioni in valenciennes, ricami e nastrini di raso. E sempre più spesso abbandonano il classico bianco per colorarsi leggermente di azzurro o rosa cipria.

In testa grandi e vaporose pettinature, spesso ottenute con l’aiuto di posticci, e cappelli ornati di piume e fiori.

Le calzature più comuni sono gli stivaletti in vernice o capretto, chiusi da lacci o bottoni.

Gli Uomini

Gli uomini, invece, all’inizio dell’Ottocento, in fatto di abbigliamento compiono quella che alcuni storici definiscono la grande rinuncia. Rinunciano al rapido susseguirsi delle mode, ai colori, ai decori sfarzosi, e cristallizzano il loro abbigliamento in un completo in tre pezzi di colore scuro che nelle sue linee fondamentali è arrivato invariato fino ad oggi.

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L’uomo del 1902

In contrasto con l’abbigliamento femminile costituito da abiti che si fanno vanto di distinguersi l’uno dall’altro per colore, foggia o decori, l’abbigliamento maschile cerca l’omologazione. Regole precise e inderogabili definiscono nel dettaglio come deve essere l’abito per ogni circostanza, tanto che ogni completo è distinguibile da quello degli altri uomini presenti nella stessa sala solo, eventualmente, per la qualità del tessuto e della fattura.

La precisione e l’accuratezza del taglio diventano quindi elementi determinanti e tenuti in gran conto, e le tecniche sartoriali subiscono una sensibile evoluzione permettendo di creare capi che seguano con maggior precisione ed eleganza le linee del corpo, pur non compromettendo la libertà di movimento. Questo farà del sarto da uomo un artigiano estremamente specializzato, a cui le donne stesse si rivolgono per far realizzare i loro tailleur.

I Bambini

E’ solo con il XIX secolo che possiamo cominciare a parlare di abbigliamento infantile. Nei secoli precedenti, infatti, superati i primi due o tre anni in cui indossano un abitino di linea sciolta uguale per entrambi i sessi, i bambini vengono vestiti e acconciati in modo identico a quello degli adulti. Le bambine sono costrette in stretti busti e voluminosi panier come le loro madri, con gonne lunghe e acconciature raccolte. I maschietti non è raro che sfoggino piccole armature. Questo abbigliamento è ritenuto indispensabile per abituare i bambini al ruolo che ricopriranno da adulti.

Blogtour All’ombra dell’impero – Il segreto del Mandylion #2Le nuove teorie di puericultura, che cominciano a diffondersi a fine Settecento grazie al filosofo francese Rousseau e che ritengono il gioco e la libertà di movimento indispensabili per un corretto sviluppo del bambino, portano finalmente a concepire un abbigliamento specifico che, pur riprendendo fogge e motivi decorativi in voga nel periodo, lascia a chi lo indossa molta più libertà di movimento.

Durante l’Ottocento le bambine sfoggiano abitini corti, quasi mai oltre il ginocchio, che pur riprendendo la linea di quelli delle loro madri, non ne copia mai la silhouette esasperata, lasciando il corpo alle sue linee naturali. Anche le bambine spesso indossano il busto, ma a differenza di quello per donne adulte, questo non stringe la vita, ma fornisce solo un sostegno che aiuti una corretta postura, oltre naturalmente ad essere più morbido e meno costrittivo.

I maschietti indossano calzoni corti, al ginocchio, e morbide casacche. Interessante notare come i maschietti fino ai 4-7 anni (l’età variava a secondo delle abitudini locali o familiari) venissero vestiti con abitini femminili, quasi identici a quelli delle proprie sorelline, questo probabilmente perché le gonne rendevano più facile cambiare il piccolo. Le uniche differenze fra gli abiti dei due sessi in questi primi anni di vita potevano essere le abbottonature (più spesso posteriori per le bambine e anteriori per i maschietti) e la scelta di colori e tessuti. Diversi erano poi i tagli di capelli e gli accessori, tanto che per un contemporaneo era comunque facile distinguere un maschietto da una femminuccia.

Un tipo di abbigliamento particolarmente in voga per bambini di entrambi i sessi a fine Ottocento e inizio Novecento è, poi, l’abito alla marinara. In genere blu scuro o bianco e di linea morbida, realizzato in materiali comodi e resistenti (e quindi facilmente lavabili), ben si adatta alle esigenze di movimento dei bambini. Da notare come, in generale, la foggia marinara è usata, anche per gli adulti, per tutti quegli abiti pensati per potersi muovere, come completi da ginnastica o da bicicletta.

Fonte: Abitiantichi.it

Tappe BlogTourt

1° tappa: Liberi di Scrivere
2° tappa: SognandoLeggendo
3° tappa: Strategie Evolutive


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