Insaziabili Letture oggi è lieta di ospitare la terza tappa del blogtour organizzato in collaborazione con la Triskell Edizionie nello specifico abbiamo intervistato la disponibilissima Enedhil. Vi ricordiamo inoltre che potete trovare la nostra recensione cliccando qui ed è in corso in giveaway con in palio una copia digitale del romanzo, tutte le regole per partecipare le trovate alla fine dell'intervista.Ciao Enedhil e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande!
Ciao a voi! Grazie per l'ospitalità nel vostro blog e per queste domande davvero interessanti.
Iniziamo con una curiosità su “Catene di Ametista”. Il tuo libro è classificato come male to male eppure le donne hanno un ruolo fondamentale. Come è nata l’idea di una società dedita al culto delle donne?
L'idea generale del romanzo, sembrerà strano probabilmente, ma mi è venuta guardando la serie tv “Spartacus”. Senza entrare troppo nel dettaglio della serie perché immagino che in molti la conoscano, oltre a conoscere la storia su cui è basata, ci sono queste scene in cui alcuni gladiatori devono avere dei rapporti sessuali con le serve del loro Dominus e, nonostante nell'arena vengano acclamati, loro essenzialmente non sono altro che schiavi proprio come queste fanciulle e devono, perciò, ubbidire. Basandomi su alcune di queste scene, in cui appunto anche i guerrieri devono sottostare ai comandi della loro padrona o delle altre donne romane importanti, diventando anche solo dei corpi da usare con una maschera sul volto, ho iniziato a immaginare le basi per “Catene di Ametista” in cui sono queste donne dalla lunga vita che vengono quasi venerate come dee a governare e a scegliere i propri sposi.
Trovo interessante che, dall'esterno, chi ha letto la mia storia mi abbia fatto notare che si potrebbe definire una sorta di ribaltamento di ruoli. In genere è l'uomo ad essere dominante, siamo portati a sapere che è stato così, che è così e anche ad accettarlo. È stato così per secoli e anche oggi che abbiamo tanti diritti, fortunatamente, la società rimane tendenzialmente maschilista. Quando invece il ruolo si ribalta e non è più l'uomo a comandare ma è la donna “sottomessa” che prende il controllo, allora questa cosa assume maggiore spessore, risalta di più, tanto che viene proprio da farci delle domande a riguardo.
In pratica in una realtà in cui sono le donne a comandare e i protagonisti principali sono uomini, siamo portati maggiormente ad avvertire il senso di disagio che si prova, inevitabilmente, quando si leggono predominanze di qualcuno, di una razza o di un'etnia, su qualcun altro, e questo disagio, appunto, si avverte ancora di più visto che i piani sono ribaltati rispetto a quello che siamo abituati a vedere e sapere.
Le donne in questo libro, come abbiamo detto, hanno un ruolo importante ma si mostrano anche crudeli. Di solito nei romanzi M/M il loro ruolo è ridimensionato, nel tuo invece ha un rilievo importante. Era tua precisa intenzione quella di identificare in loro un nemico?
Direi che non sono propriamente loro il nemico. Loro hanno il potere, questo sì, e si trovano a dover far rispettare delle leggi e a seguirle loro stesse per poter andare avanti in quello che è stato per millenni e dovrebbe continuare ad essere. Le scelte che devono fare sono obbligate e, guardando in maniera più ampia, anche loro sono parte di quel mondo ostile che non permette di seguire il proprio cuore, proprio come lo sono i giovani tra cui scelgono. Non possono avere accanto qualcuno che amano, non possono avere la possibilità di incontrare qualcuno al di fuori della Corte di Nemîr, devono scegliere uno sposo dopo una notte di passione e sapere che, se lo rifiuteranno, probabilmente decreteranno la sua morte ai Confini. Credo siano, a loro volta, immerse in questa vita di schiavitù dorata dalla quale non possono uscire, sebbene siano loro ad avere in mano le sorti del regno che mandano avanti. Forse perché fin dall'inizio dei tempi è stato scelto così e hanno paura di cambiare le cose perché tutto potrebbe crollare sotto ai loro piedi. Sono donne con una vita lunghissima che hanno davanti agli occhi le esistenze e le sofferenze di altre donne e uomini, provano a fare come si è sempre fatto perché tutta la società si basa su quello e c'è questa sorta di stabilità, e a loro modo danno aiuto a chi ne ha più bisogno. Credo che il nemico sia qualcosa di meno “fisico” in questa storia: una società che detta regole che si devono obbligatoriamente seguire, tutti, nessuno escluso, in cui o ti affermi e riesci a costruirti una stabilità o cadi e perdi ogni cosa; la paura insita in ogni uomo che un cambiamento di grandi dimensioni possa portare alla rovina e l'insicurezza che porta a vacillare e a rinchiudersi nell'ingiusto piuttosto che ergersi a favore di un mondo migliore.
Sono tutti aspetti che avevo in mente quando scrivevo e che, probabilmente, affronterò in futuro, perché in questo romanzo ho dato più spazio alle vite a si sentimenti dei protagonisti maschili, ma ci tenevo a raccontare un po' anche di quello che c'è dietro “l'altra parte” e grazie alla vostra domanda ho potuto.
Nasci come autrice di fan fiction M/M che si muovono nel genere del fantasy classico, precisamente che fanno riferimento a “Il Signore degli Anelli”. Quanto si ispira “Catene d’Ametista” a questa tua passione per Tolkien?
Questo romanzo è stato il mio primo “salto” al di fuori delle fanfiction e ho cercato di creare un universo che si discostasse molto da quello che amavo e amo tuttora, proprio per mettermi alla prova e vedere se riuscivo a scrivere qualcosa di completamente mio. Però, ovviamente, la Terra di Mezzo, i personaggi che la popolano e tutto ciò che significano per me sono sempre dentro la mia anima e un modo lo trovano per farsi sentire.
Devo dire che adoro, in particolar modo, il mondo degli Elfi di Tolkien e il modo in cui Peter Jackson li ha rappresentati nei film, e quindi in “Catena di Ametista” posso dire che c'è un po' di loro. Tutti i principali nomi dei personaggi, come anche quelli delle varie caste, sono ispirati a parole in Sindarin, la lingua elfica che viene usata spesso nelle trilogie cinematografiche, e hanno dei significati che sono collegati, in qualche modo, a coloro che li portano.
Per fare qualche esempio: Íron significa “desiderio sessuale” (ed è l'unico che spiego nel romanzo, in effetti). Poi ci sono: Adasser “uomo + amante”, Duvain “bellissimo + oscurità”, Cínir “tuo + giovane uomo”, per arrivare anche a Aeneth “sacra + femmina”, Lîr “catene” o Nemîr “acqua + gioiello” e molti altri ancora.
Inoltre uno dei quattro protagonisti, Duvain, posso dire che ha dei tratti di un mio personaggio originale che è nato proprio in una seria di fanfic su “Il Signore degli Anelli”. Lanthir è un Elfo millenario e un capitano del suo popolo con un amore finito tragicamente alle spalle, quindi ha una serie di “caratteristiche elfiche” che il mio giovane danzatore di “Catene di Ametista” non può possedere. Duvain però è una specie di “riflesso umano” di questo mio personaggio e ne riprende molti aspetti caratteriali, sebbene abbia naturalmente le fragilità e le insicurezze di un ragazzo che ha vissuto una vita difficile.
Quanto lavoro ci vuole per scrivere di un mondo fantastico? Bisogna inventare tutto daccapo, renderlo coerente e non banale. Come ci si riesce?
In realtà trovo che sia più semplice avere davanti un foglio bianco e potersi immaginare ogni singola cosa, piuttosto che inserire una storia in un ambiente contemporaneo. So che può sembrare strano, in effetti, perché scrivere di luoghi e situazioni completamente reali ci vuole molta ricerca per fare sembrare il tutto plausibile con la realtà che conosciamo ma sono anche cose che abbiamo davanti tutti i giorni e a cui, in un certo senso, “crediamo” perché sappiamo che è così. Mentre il mondo fantastico... lo vivi, semplicemente. Lo senti dentro, lo ascolti e scrivendo gli dai i contorni che la tua fantasia ti suggerisce. All'inizio sono confusi, un insieme di dettagli sfocati che non sai bene come mettere in ordine, perché non è facile dare subito una logica all'immaginazione, ma poi quando hai davanti quel foglio bianco tutto esce fuori come se fosse naturale, come se fosse qualcosa che hai sempre visto. La difficoltà e, al tempo stesso, la cosa più bella, credo sia proprio creare degli scenari che, pur essendo immaginari, possano “esistere” veramente, essere vivi e palpabili, non solo fantasiosi. Luoghi, modi di vivere, personaggi che possano arrivare a chi legge e sembrare veri tanto quanto ciò che ci circonda.
Quindi se da un lato può esserci la facilità di ricreare da zero e non avere dettagli e basi reali su cui doversi basare, dall'altra c'è la necessità di portare queste creazioni davanti agli occhi di altre persone per farle entrare, a loro volta, nella tua fantasia. E questa fantasia deve essere, comunque, convincente e verosimile per poter arrivare al cuore di chi legge, tanto quanto le emozioni e i sentimenti dei personaggi che, pur vivendo in un fantasy, devono essere sentiti ed essere reali tanto quanto quelli di protagonisti dei nostri giorni. A me piace tantissimo creare, immaginare, giocare con la fantasia e spaziare su cose che non puoi vedere facilmente davanti, proprio perché ti spinge a coltivare i sogni e quello che, inevitabilmente, siamo costretti a mettere da parte nella vita quotidiana.
Sono una di quelle di persone che rallenta in macchina per guardare il tramonto sul lago e il colore del cielo oltre le montagne e a cui, un arcobaleno che si tuffa sul profilo dell'acqua, fa venire in mentre una storia di anime e amori. Vado a visitare un castello e mentre mi guardo intorno, già sto immaginando le esistenze di cavalieri che si baciavano di nascosto nei sotterranei o sulle torri di vedetta. Non parliamo poi di fiumi, cascate o boschi immersi nella nebbia perché ovunque ti giri ci sono spunti per creare un nuovo mondo e qualcosa che vale la pena di essere raccontato.
Come ci si riesce? Veramente non lo so. Probabilmente lo si ha dentro, lo si sente nel cuore. Mi piace scrivere di personaggi che prendono vita, si sentono e si amano, raccontare di emozioni che vanno oltre il tempo ma che sono comunque palpabili, vivide e vicine a noi, li sento così e provo a descriverli sperando di riuscire a far sentire lo stesso anche a chi legge.
Il rischio di scrivere qualcosa di poco coerente o banale c'è sempre, in effetti, ma credo che la fantasia vada seguita, in ogni caso. Perché qualsiasi cosa scriveremo resterà sempre una parte di noi e dei nostri sogni.
E poi, per citare un film che ho adorato fin da piccola: dobbiamo continuare a sognare, a immaginare e a desiderare, a credere nella fantasia perché “è più facile dominare chi non crede in niente ed è questo il modo più sicuro per conquistare il potere”. Dovremmo tutti fare un giro sul Fortunadrago e aiutare il regno di Fantasia a splendere.
Parliamo dei tuoi protagonisti, Iron e Adasser. Entrambi hanno una storia intensa, che li ha segnati ora nel corpo ora nell’anima. Chi dei due ami di più? E come sono nate le loro storie?
Questa domanda è difficile! Dunque, le loro storie sono nate entrambe mentre scrivevo. Non ho mai tutto in testa quando parto e spesso scopro io stessa cose dei personaggi quando sono “loro” ad arrivarci.
Quella di Íron ha avuto dei contorni più definiti fin dall'inizio perché tutto parte dalla sua esperienza e i Giardini Oltre la Cascata li vediamo attraverso i suoi occhi, come molti degli altri aspetti che riguardano quel mondo. Mi ricordo che lui è nato un pomeriggio mentre ero al lavoro e, non essendoci clienti (facevo la commessa), mi ero messa a scrivere il prologo... e così sono uscite le regole crudeli di quelle Terre e il giovane che si trova a cambiare più volte strada a causa del Destino.
Adasser inizialmente era solo il maestro di cui Íron si innamorava, non avevo previsto il suo passato. Anche questo è uscito mentre scrivevo e cercavo di capire perché tenesse alla larga quel giovane nonostante fosse evidente che ne fosse attratto.
Chi dei due amo di più è la parte più difficile in effetti. Posso dire Íron perché è una testa calda, è qualcuno costantemente costretto a diventare qualcosa di diverso da ciò che desidera ma che riesce comunque ad affrontare le situazioni con una grande forza interiore e una buona dose di impulsività. Ma sarò sincera e dirò che i personaggi che amo di più sono Duvain e Hethuin. Il primo per i motivi che accennavo in precedenza e perché sono molto affezionata al suo modo di essere e di “indossare maschere”, e il secondo, pur essendo un personaggio secondario, perché rispecchia molto alcuni aspetti che anche io possiedo.
Oltre Iron e Adasser c’è un’altra coppia adorabile, quella formata da Cìrin e Duvain. Hai pensato di scrivere uno spin off su di loro?
L'altra coppia che ruba sempre la scena! In realtà... sì. O meglio, ho delle lunghe scene del loro passato in mente che, per forza di cose, non ho potuto inserire in “Catene di Ametista” perché avrebbero allontanato poi dalla storia principale, ad esempio la vita di entrambi prima di arrivare alla Corte di Nemîr, il modo in cui si sono conosciuti e come si sono innamorati. Quindi sono sicura che qualcosa, su di loro, scriverò ancora, magari non un intero romanzo ma qualche racconto arriverà di certo.
Hai parlato su Insaziabili Letture dell’idea di un seguito. Puoi dirci qualcosa in più?
Ho degli appunti sul possibile seguito ormai da tempo anche se questo romanzo era stato pensato per essere un autoconclusivo che lasciava all'immaginazione del lettore il possibile futuro dei protagonisti. Il problema è che i personaggi non hanno intenzione di “concludersi” e quindi quando scrivi la parola fine da una parte, loro sono già partiti con una serie di possibili continuazioni, con scenari che non hanno trovato spazio nella storia terminata, con approfondimenti vari. E quindi sì, quasi sicuramente scriverò un seguito, anche se non nell'immediato perché ancora devo definire molti aspetti. Posso anticipare che lasceremo le prigioni dorate della Corte di Nemîr per andare direttamente ai Confini, dove la vita è appesa a un filo, e nella Città sul Fiume dove apparentemente si svolge un'esistenza tranquilla e serena. Vedremo come Duvain e Cínir sono riusciti a sopravvivere dopo essere fuggiti, ma entrambi capiranno che la vita che sognavano insieme non è tutta rose e fiori. Dovranno scendere a compromessi e Duvain avrà a che fare col suo passato. Íron dovrà fare ancora delle scelte che, questa volta, influiranno anche su quelle di Adasser, il quale, come anticipato nell'epilogo di “Catene di Ametista” è riuscito a raggiungerlo. Inoltre si scoprirà qualcosa di più anche sulle Aeneth, su queste misteriose fanciulle dalla lunga vita, e sui giovani che sono al loro fianco, grazie a coloro che sono stati scelti per divenire dei Lîr in questo romanzo. Ci saranno ancora i due gemelli che, forse, si ritroveranno e ci sarà Hethuin che avrà un ruolo fondamentale nelle vicende di Cínir e Duvain. Insomma ci saranno un bel po' di storie che si intrecceranno ancora in un romanzo forse più corale del precedente, perché ovviamente non mi diverto a fare le cose semplici.
Hai mai pensato di pubblicare storie M/F?
Sinceramente no. In passato ho inserito nelle mie fanfiction anche storie m/f secondarie e sicuramente anche in “Catena di Ametista” ci sono degli accenni e ce ne saranno anche nel possibile seguito, ma scrivere qualcosa solo m/f credo non faccia per me. Ci sono molte coppie m/f che adoro e che mi hanno fatto provare emozioni in libri, film e serie tv, perché l'amore se descritto e raccontato in maniera coinvolgente è sempre bellissimo, ma quando mi trovo in prima persona a scrivere trovo più emozionante e appagante una storia m/m per tantissimi motivi.
Leggeremo qualche cosa ambientata nel mondo contemporaneo oppure non hai intenzione di abbandonare il fantasy?
Il fantasy non l'abbandonerò mai, sicuramente. Sono troppo “fantasy dentro” per mettere a tacere quella scintilla di immaginazione e fantasia che mi ha fatto scoprire la passione per la scrittura.
Ma nemmeno mi fermerò solo a questi nuovi mondi perché c'è un po' di magia ovunque, anche nella realtà. Ora sto scrivendo una storia ambientata in un castello i cui protagonisti sono una guardia e un menestrello di corte quindi, pur sfiorando le atmosfere medievali, resto sempre nell'ambito in cui la fantasia è padrona, però ho già in mente le trame per altre due storie ambientate proprio nel mondo contemporaneo che avranno, nonostante tutto, la loro bella dose di fantasia all'interno.
In realtà ho anche un lungo passato di personaggi e amori ambientati ai nostri giorni a cui sono molto legata e che ho scritto nell'arco di anni insieme a una mia amica. Quindi, se in futuro anche lei sarà d'accordo, potrebbero vedere la luce diverse storie di questo tipo, chissà.
In ultimo, perché i nostri lettori dovrebbero leggere “Catene d’Ametista”?
Riprendendo l'accenno che ho fatto in precedenza, direi: per dare ancora speranza a Fantasia.
O semplicemente per allontanarsi per qualche ora da tutto ciò che credono reale e potersi immergere in qualcosa di sconosciuto, in un mondo in cui le dure leggi obbligano a scelte inevitabili ma dove amore e amicizia sbocciano e vincono, nonostante tutto.
Il fantasy non è un genere molto trattato nell'universo m/m, per lo meno da noi, quindi forse una ragione per leggere “Catene di Ametista” potrebbe anche essere la curiosità di provare a vivere delle emozioni da un punto di vista nuovo, imprevisto, e di assaporare al tempo stesso le anime di personaggi, per alcuni versi, lontani da ciò che siamo. E la mia speranza è quella che, al termine del romanzo, i lettori arrivino a sentirle quelle anime, a custodirle insieme alla propria insieme alle emozioni che mi auguro di essere riuscita a far provare.
Perché, alla fine, credo sia questo il motivo per cui si legge: per provare emozioni e poter avere un nostro mondo in cui sognare.
Alla fine siamo tutti un po' “fantasy”, no? Abbiamo tutti il nostro universo in cui lasciamo che l'immaginazione prenda il sopravvento e che proteggiamo da tutto. I libri, le storie, i racconti sono delle armi potentissime e non dobbiamo mai smettere di combattere per questo.
Grazie mille per aver risposto alle nostre domande e in bocca al lupo per tutto!
Un mondo di grazie a voi per aver ospitato questa tappa del blogtour e per avermi permesso di raccontare qualcosa di più sulla mia storia. Sì, non ho il dono della sintesi e ve ne sarete accorti dalle risposte quindi un ringraziamento particolare anche per lo spazio che mi avete concesso. Per partecipare al giveaway basta seguire seguire questo link e attenersi alle seguenti regole:
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