L'accoglienza mediterranea
È risaputo: gli abitanti del sud Italia sono tra i più calorosi d’Europa. Per non offendere nessuno, tralasciamo il fatto che accanto a questo pregio troviamo diversi difetti quali l’invadenza e la propensione a un’espansività molesta - ops! - e focalizziamo invece l’attenzione sull’accoglienza, vero e proprio tratto distintivo delle popolazioni mediterranee.Andando indietro nel tempo, quando la popolazione era costituita in maggior parte da contadini, l’accoglienza assumeva una valenza ancora più significativa: accogliere nel migliore dei modi un viandante o un visitatore era un dovere morale e anche una forma di rispetto che si rifletteva su se stessi, sulla propria famiglia e sulla propria comunità.Cosa potevano offrire poveri contadini che si spezzavano la schiena nei campi tutto il giorno e mangiavano purè di fave e cicorie? Fichi secchi con le mandorle e un goccio di rosolio. Non so se voi che state leggendo abbiate mai assaggiato i fichi secchi ripieni di mandorle, ma io, da brava pugliese, vi assicuro che sono una bontà.All’epoca delle vicende di TREGUA, quindi negli anni Quaranta ma anche nei decenni precedenti e successivi, i fichi secchi erano considerati una vera leccornia. Per i bambini erano un sogno - altro che cioccolato Kinder! - e pure per gli adulti. Il rosolio, bevanda alcolica di facile preparazione, era dispensato con parsimonia durante la vita familiare, mentre veniva offerto in abbondanza a visitatori, anche sconosciuti. E così si dice: chi ha poco sparte quel poco e lo fa con il cuore.Come si prepara il rosolio di alloro?
Raccogli 20 foglie di alloro e lavale bene per evitare che contengano delle impurità. Una volta lavate, asciugale disponendole su uno strofinaccio pulito e coprendole con un altro strofinaccio. Devono asciugare senza rompersi. Una volta asciutte puoi procedere con la preparazione del rosolio.Poni adesso le foglie in un vaso a chiusura ermetica insieme all'alcool. Per quindici giorni lascia il tutto in un luogo buio e fresco. Se disponi di una cantina o una tavernetta è certamente il luogo ideale. Prendi ora lo zucchero e scioglilo a fuoco basso in 8 dl d'acqua, otterrai così uno sciroppo.Incorpora lo sciroppo freddo ottenuto all'alcool filtrato. Fai riposare per un mese questo composto e dopo filtra nuovamente il rosolio. Imbottiglia il rosolio in una bottiglia dal collo lungo e stretto. Si può gustare fresco o caldo. Le sue proprietà digestive rimangono invariate in entrambi i casi. (Fonte: pianetadonna.it)
È risaputo che le donne hanno sempre avuto la capacità di arrangiarsi con poco per allietare la tavola. Vediamo come se la cavava Elisa, la protagonista di TREGUA.
Estratto dal romanzo:
A casa nostra ognuno aveva il proprio posto: mio padre a capotavola e io e mio fratello ai lati del tavolo. Preparavo una grande portata unica e mangiavamo tutti dallo stesso piatto. Nessuno di noi cercava di fare il furbo: sapevamo benissimo che a papà spettava mangiare di più, poi toccava a mio fratello e infine quel che restava era per me.Mio fratello aveva rinunciato alla paga per farsi dare tre patate. Non erano enormi ma ero riuscita a cucinare un brodo molto allungato. Almeno era una minestra calda e potevamo mangiare una patata lessa a testa, il che per noi era una bontà. La mia era la più piccola naturalmente. Certe volte, quando non c’era altro, mangiavamo l’acquaséle, ossia pane raffermo bagnato in una ciotola contenente acqua, origano, sale e olio, se c’era. Ad Antonio non piaceva granché e, mangiandolo, mi prendeva in giro dicendo che ero così fissata per la pulizia da lavare pure il pane.Al termine della cena mostrai con orgoglio un dolce che avevo preparato. Forse dolce non era la parola appropriata, dato che non poteva essere paragonato alla leccornia di fichi secchi con le mandorle, ma in quel momento si trattava di una piacevole aggiunta alla nostra dieta: avevo cosparso del granoturco che tenevo nella dispensa - un secchio calato nel pozzo sotto la cucina - con lo zucchero comprato quel giorno. Era uno zucchero diverso dal solito, estremamente duro - tanto che lo avevo ridotto in polvere con il pestello - e dal colorito rosso-arancione, a ogni modo dolciastro.Pensai che mio padre vi avrebbe gradito dappresso un po’ di rosolio, ma non ne avevamo.Pure il vino scarseggiava ed era un po’ acidulo, di pessima annata: mio padre metteva una foglia di sedano sulla bocca dell’orciuolo e sorseggiava il vino così filtrato. Anche Antonio lo faceva alle volte, ma si era deciso di conservare il vino per la domenica, per gli ospiti o per ricorrenze particolari che, negli ultimi tempi, non c’erano.TramaPuglia, gennaio 1943.Elisa ha diciotto anni, è una ragazza semplice e vive con il padre Vito e il fratello maggiore Antonio. La sua vita è scandita da una monotonia triste e a volte spaventosa: razioni insufficienti, sottomissione agli uomini di casa, rappresaglie delle Camicie Nere e bombardamenti alleati. Non sa cosa siano il mare, la libertà, l’amore, eppure la sua vita sta per cambiare. L’incontro con un uomo misterioso getterà ombre e dubbi sulle convinzioni della comunità del paese e su quelle di Elisa, sui suoi legami familiari. Anche la ragazza però cela un segreto: esso potrebbe rappresentare la fine dell’unica speranza che si affaccia all’orizzonte.In un romanzo che ha il sapore di sole e calce, terra e pane nero, la vita rincorre e sfida gli orrori della dittatura e dei campi di concentramento, spera nelle attività antifasciste e incassa le perdite. La storia di una ragazza che, costretta dalla guerra, dall’odio e dall’amore, diventa donna. Il ritratto di un’Italia che non c’è più. La coscienza degli eroi dimenticati che, con il loro contributo, hanno fatto grande la Storia.L’autriceNata nel 1987, Ilaria Goffredo vive in Puglia ed è laureata in scienze della formazione. Ha viaggiato in tutta Europa e lavorato in agenzie di viaggi e grandi villaggi turistici. Nel 2005 ha lavorato come volontaria in una scuola professionale di Malindi, in Kenya. Lì si è innamorata di quella terra meravigliosa e della sua gente straordinaria. È stata giurato ufficiale del concorso “Casa Sanremo Writers Edizione 2013”. Ha vinto diversi premi letterari per racconti e diari di viaggio. Gestisce un blog che tratta di arte, storia e letteratura. È ricercatrice indipendente. Con il romanzo TREGUA si è classificata finalista nel concorso nazionale ilmioesordio 2012.
Link utili e contatti
Il libro su Amazon a 0,99 €: http://www.amazon.it/dp/B00JE78A3YBlog di Ilaria Goffredo: http://ilariagoffredoromanzi.wordpress.com/Email: [email protected]