CALENDARIO BLOGTOUR 18/06 Tappa#1 Coffee & Books (Presentazione del libro ed estratto) 21/06 Tappa#2 Il profumo dei libri (Presentazione dei personaggi) 24/06 Tappa#3 Sweety readers (Universi paralleli) 27/06 Tappa#4 Dreaming fantasy (Intervista) 30/06 Tappa #5 Diario di una dipendenza (Recensione in anteprima) 03/07 Tappa #6 Reading is believing (Conclusione e giveaway) La recensione Tra blogger, ci conosciamo tutti. Siamo una famigliola grande, rumorosa e felice. Il miracolo della lettura ci unisce, ma in tanti abbiamo cassetti personali che straripano di storie: il sogno della scrittura in testa. Fa sempre piacere quando qualcuno - un metaforico parente: una sorella maggiore, una cugina acquistita... - apre quel cassetto e condivide con noi le sue storie. Di solito parliamo di libri scritti da persone che non siamo noi, semplicemente. Questa volta è toccato a Denise, fondatrice di Reading is Believing, esordire. Ci conosciamo, immagino, da quando questo blog ha vita. Abbiamo età simili e be', guardate voi stessi: il suo nick è preso in prestito da una canzone di Ed Sheeran, The A Team, mentre il nome del blog gioca con Who you are, un brano splendido della splendida Jessie J. Le cose in comune sono più di una. Io sono monotono, e concedetemi la ripetizione. Si sa che parlare di romanzi di persone che conosci è uno sporco, sporchissimo lavoro. Mi mette in crisi più del solito. Con gli autori affermati è diversa la cosa: fai appunti, muovi critiche, esponi a cuore aperto i tuoi dubbi, ma puoi farci poco. Gli esordienti sono delle spugne che assorbono tutto. I consigli non vanno sprecati, la sincerità è quello che cercano. Non ho assistito alla nascita di La linea sottile, ma l'autrice - qualche mese fa - mi aveva parlato in chat della sua uscita. Ero interessato a ospitare una tappa del Blog Tour? Sì, ero interessato. Dietro, c'era l'amicizia. Ero interessato a recensire il romanzo in anteprima? Sì, ero interessato. Dietro, c'era una storia che mi affascinava; un'idea originale. Una dimensione altra, gli specchi come passaggi segreti, una misteriosa avventura, un viaggio che supera i limiti dell'uomo. La tappa del Blog Tour: eccola. La recensione: c'è e non c'è. Il mio, come ho anticipato a Denise, è un commento. Ho messo il visto, da bravo prof, e a penna ho appuntato sulla facciata del foglio protocollo i pregi e i difetti. Avrei fatto qualcosa di simile, probabilmente, se avessi trovato il romanzo perfetto. L'ho fatto in questo caso, in cui l'entusiasmo è contenuto e gli appunti da fare ci sono. Nonostante, per un romanzo autopubblicato, l'editing sia più che buono (ho scorto giusto minuscoli refusi, che probabilmente voi - nella versione definitiva - non troverete), il difetto sta in uno stile che scorre troppo velocemente. Fila via, liscio come l'olio, senza lasciare aloni o impronte. Avete presente quando, spesso, leggiamo gli urban fantasy americani in traduzione, dove non ci sono errori grossolani, ma neanche punti su cui ci soffermiamo tutti stupiti, pensando: Chissà come ci è arrivata, l'autrice, a questo? Ho sperimentato qualcosa di simile in questo caso: non c'è stato un passaggio su cui mi sia piaciuto soffermarmi più del dovuto. I periodi sono brevi e scarni, i punti e a capo sono frequenti, la struttura della frase è standard. Le subordinate si contano su una mano. Elementi come questi e la brevità del tutto lo rendono vicininissimo alla dimensione del racconto. Alcuni passaggi - i colpi di scena -, non sono raccontati, ma riassunti. Dov'è la voglia di sviscerare? Di farci vedere le cose, Denise, come tu le hai immaginate? Mi sono mancate le descrizioni. Sono stato per 140 pagine coi personaggi senza conoscerli. So che la graziosa Charlie è l'amica "bionda, popolare e gentile", alla Caroline Forbes, e che Beth, la protagonista, è la tipica ragazza... normale. E che significa normale? Cosa le piace, cosa non le piace, quanto dell'autrice è in lei? Strana la scelta di affidarle la narrazione. Ha l'età giusta, il profilo giusto, ma - tra galanti amici immaginari e misteriosi fratelli - è l'anello debole della squadra. Ho pensato alla Katniss del primo Hunger Games. Filtrava le cose a modo suo. Non raccontava la violenza, perché scappava. Parlava debolmente dei morti e del sangue, perché lei - per gran parte del tempo - fuggiva come una lepre. Non faceva. Beth l'ho trovata così: si lascia vivere, scopre le cose a scoppio ritardato. I capitoli, brevi e concentrati come piacciono a me, hanno chiuse non abbastanza incisive. Si concludono troppo in pace, troppo bene. In un paio di casi, finiscono con la protagonista che dorme e iniziano con la protagonista che si sveglia. E pare che questa ragazza dorma sempre. Lascia il dubbio, Denise: inserisci un piccolo colpo di scena, intriga. Qualche capitolo in più avrebbe reso il romanzo meno introduttivo, più corposo. Unico e autoconclusivo - a meno che la vera bomba non si nasconda in quel sequel che, comunque, leggerò volentieri. Ottima l'idea di base, lo spunto di partenza: originale, mi è piaciuto. Del tema, però, ho capito poco. Viene rivelato in uno scenario tutt'altro che sci-fi. E' ritagliato in episodi di quotidianità - loro che cucinano, loro che sono a letto, loro che vivono in una casa senza adulti, a vent'anni. Tocchi di Tempest, strizzate d'occhio a I guardiani del destino, ma del Supernatural, nominato spesso, c'è solo l'ombra vaga. Il brivido, il mistero, si vede in controluce. Le notizie di inquietanti omicidi/suicidi, la comparsa di una donna da incubo nella clinica psichiatrica in cui la fragile Amy è ricoverata, sono flash. Come le notizie passate al telegiornale, mentre uno è intento a pranzare. La linea sottile è un libro carino, molto: veloce, fresco, estivo. Fa compagnia. Uno di quelli che leggi in un giorno solo. Limpido, fluido. Un po' troppo. Un periodo di gestazione più lungo l'avrebbe fatto apparire forse meno acerbo. Resta un'opera prima, dunque, che sprizza gioventù e voglia di fare, firmata da un'aspirante autrice che deve imparare a scandagliare meglio gli abissi del sentimento e ad apprezzare di più l'intensità della narrativa italiana. Io l'ho letto volentieri. Divorato, nonostante gli esami e il mio odio radicato per la lettura in formato digitale. La linea sottile piacerà a tanti, e non potrò che essere felice per Denise. Soprattutto, piacerà a tante. Lettrici sognatrici che si innamoreranno a colpo d'occhio di un amico invisibile dallo sguardo penetrante e di una famiglia sfortunata, ma con un Dono specialissimo.
Blogtour: La linea sottile, di Denise Aronica - Recensione in anteprima (Tappa #5)
Creato il 30 giugno 2014 da Mik_94CALENDARIO BLOGTOUR 18/06 Tappa#1 Coffee & Books (Presentazione del libro ed estratto) 21/06 Tappa#2 Il profumo dei libri (Presentazione dei personaggi) 24/06 Tappa#3 Sweety readers (Universi paralleli) 27/06 Tappa#4 Dreaming fantasy (Intervista) 30/06 Tappa #5 Diario di una dipendenza (Recensione in anteprima) 03/07 Tappa #6 Reading is believing (Conclusione e giveaway) La recensione Tra blogger, ci conosciamo tutti. Siamo una famigliola grande, rumorosa e felice. Il miracolo della lettura ci unisce, ma in tanti abbiamo cassetti personali che straripano di storie: il sogno della scrittura in testa. Fa sempre piacere quando qualcuno - un metaforico parente: una sorella maggiore, una cugina acquistita... - apre quel cassetto e condivide con noi le sue storie. Di solito parliamo di libri scritti da persone che non siamo noi, semplicemente. Questa volta è toccato a Denise, fondatrice di Reading is Believing, esordire. Ci conosciamo, immagino, da quando questo blog ha vita. Abbiamo età simili e be', guardate voi stessi: il suo nick è preso in prestito da una canzone di Ed Sheeran, The A Team, mentre il nome del blog gioca con Who you are, un brano splendido della splendida Jessie J. Le cose in comune sono più di una. Io sono monotono, e concedetemi la ripetizione. Si sa che parlare di romanzi di persone che conosci è uno sporco, sporchissimo lavoro. Mi mette in crisi più del solito. Con gli autori affermati è diversa la cosa: fai appunti, muovi critiche, esponi a cuore aperto i tuoi dubbi, ma puoi farci poco. Gli esordienti sono delle spugne che assorbono tutto. I consigli non vanno sprecati, la sincerità è quello che cercano. Non ho assistito alla nascita di La linea sottile, ma l'autrice - qualche mese fa - mi aveva parlato in chat della sua uscita. Ero interessato a ospitare una tappa del Blog Tour? Sì, ero interessato. Dietro, c'era l'amicizia. Ero interessato a recensire il romanzo in anteprima? Sì, ero interessato. Dietro, c'era una storia che mi affascinava; un'idea originale. Una dimensione altra, gli specchi come passaggi segreti, una misteriosa avventura, un viaggio che supera i limiti dell'uomo. La tappa del Blog Tour: eccola. La recensione: c'è e non c'è. Il mio, come ho anticipato a Denise, è un commento. Ho messo il visto, da bravo prof, e a penna ho appuntato sulla facciata del foglio protocollo i pregi e i difetti. Avrei fatto qualcosa di simile, probabilmente, se avessi trovato il romanzo perfetto. L'ho fatto in questo caso, in cui l'entusiasmo è contenuto e gli appunti da fare ci sono. Nonostante, per un romanzo autopubblicato, l'editing sia più che buono (ho scorto giusto minuscoli refusi, che probabilmente voi - nella versione definitiva - non troverete), il difetto sta in uno stile che scorre troppo velocemente. Fila via, liscio come l'olio, senza lasciare aloni o impronte. Avete presente quando, spesso, leggiamo gli urban fantasy americani in traduzione, dove non ci sono errori grossolani, ma neanche punti su cui ci soffermiamo tutti stupiti, pensando: Chissà come ci è arrivata, l'autrice, a questo? Ho sperimentato qualcosa di simile in questo caso: non c'è stato un passaggio su cui mi sia piaciuto soffermarmi più del dovuto. I periodi sono brevi e scarni, i punti e a capo sono frequenti, la struttura della frase è standard. Le subordinate si contano su una mano. Elementi come questi e la brevità del tutto lo rendono vicininissimo alla dimensione del racconto. Alcuni passaggi - i colpi di scena -, non sono raccontati, ma riassunti. Dov'è la voglia di sviscerare? Di farci vedere le cose, Denise, come tu le hai immaginate? Mi sono mancate le descrizioni. Sono stato per 140 pagine coi personaggi senza conoscerli. So che la graziosa Charlie è l'amica "bionda, popolare e gentile", alla Caroline Forbes, e che Beth, la protagonista, è la tipica ragazza... normale. E che significa normale? Cosa le piace, cosa non le piace, quanto dell'autrice è in lei? Strana la scelta di affidarle la narrazione. Ha l'età giusta, il profilo giusto, ma - tra galanti amici immaginari e misteriosi fratelli - è l'anello debole della squadra. Ho pensato alla Katniss del primo Hunger Games. Filtrava le cose a modo suo. Non raccontava la violenza, perché scappava. Parlava debolmente dei morti e del sangue, perché lei - per gran parte del tempo - fuggiva come una lepre. Non faceva. Beth l'ho trovata così: si lascia vivere, scopre le cose a scoppio ritardato. I capitoli, brevi e concentrati come piacciono a me, hanno chiuse non abbastanza incisive. Si concludono troppo in pace, troppo bene. In un paio di casi, finiscono con la protagonista che dorme e iniziano con la protagonista che si sveglia. E pare che questa ragazza dorma sempre. Lascia il dubbio, Denise: inserisci un piccolo colpo di scena, intriga. Qualche capitolo in più avrebbe reso il romanzo meno introduttivo, più corposo. Unico e autoconclusivo - a meno che la vera bomba non si nasconda in quel sequel che, comunque, leggerò volentieri. Ottima l'idea di base, lo spunto di partenza: originale, mi è piaciuto. Del tema, però, ho capito poco. Viene rivelato in uno scenario tutt'altro che sci-fi. E' ritagliato in episodi di quotidianità - loro che cucinano, loro che sono a letto, loro che vivono in una casa senza adulti, a vent'anni. Tocchi di Tempest, strizzate d'occhio a I guardiani del destino, ma del Supernatural, nominato spesso, c'è solo l'ombra vaga. Il brivido, il mistero, si vede in controluce. Le notizie di inquietanti omicidi/suicidi, la comparsa di una donna da incubo nella clinica psichiatrica in cui la fragile Amy è ricoverata, sono flash. Come le notizie passate al telegiornale, mentre uno è intento a pranzare. La linea sottile è un libro carino, molto: veloce, fresco, estivo. Fa compagnia. Uno di quelli che leggi in un giorno solo. Limpido, fluido. Un po' troppo. Un periodo di gestazione più lungo l'avrebbe fatto apparire forse meno acerbo. Resta un'opera prima, dunque, che sprizza gioventù e voglia di fare, firmata da un'aspirante autrice che deve imparare a scandagliare meglio gli abissi del sentimento e ad apprezzare di più l'intensità della narrativa italiana. Io l'ho letto volentieri. Divorato, nonostante gli esami e il mio odio radicato per la lettura in formato digitale. La linea sottile piacerà a tanti, e non potrò che essere felice per Denise. Soprattutto, piacerà a tante. Lettrici sognatrici che si innamoreranno a colpo d'occhio di un amico invisibile dallo sguardo penetrante e di una famiglia sfortunata, ma con un Dono specialissimo.
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