Blonde Redhead_Penny Sparkle

Da Zarizin

Immaginate un pomeriggio gelido di metà settembre, quando tutta la spensieratezza dell’estate lascia il posto all’affascinante malinconia dell’autunno.

E’ forse quello che vi capiterà di provare restando per un pò immersi in quest’ultimo album del trio nippo-italo-americano, Blonde Redhead.

Formati dai milanesi gemelli Pace e dalla delicata Kazu Makino circa diciassette anni fa, sono ormai un’affermata band nel panorama indie rock mondiale (anche se molto spesso sottovalutata), e al loro ottavo album in studio cambiano ancora una volta rotta.

Partiti all’inizio sulla scia di band noise-sperimentali come Sonic Youth o D.N.A. (vedi il loro capolavoro degli esordi “La mia vita violenta”, ispirato a Pasolini) album dopo album hanno sempre più abbandonato quella furia stridente per un elegante e perenne inno alla bellezza, accompagnato da melodie eteree e voci sognanti, e come pochi sono riusciti a rendere onore a questo peculiare modo di vedere il mondo, ormai trascurato.

Ma qui, a differenza dell’ultimo bellissimo “23″, le chitarre sono ormai del tutto rimpiazzate da pesanti tastiere, e le melodie soffocate in lunghe suite electro-psichedeliche, e ipnotiche cantilene minimali, di un fascino ammaliante.

E’ sicuramente l’album più astratto e auitunnale di questa strana band, che tiene ancor’oggi in alto il valore di un certo inttelletualismo in musica, e di un’eleganza che ormai tutti abbiamo perso e che potremo ritrovare solo in un passato che non conosciamo più o nel fondo di noi stessi.



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