Blood
di Nick Murphy
con Paul Bettany, Mark Strong, Brian Cox
Gran Bretagna, 2013
genere, thriller
durata, 92'
Cosa c'è di più terribile che macchiarsi di un omicidio? Per Nick
Murphy, regista di "Blood" in uscita nelle sale italiane la risposta è
chiara, e consiste nel peso di sopravvivere al mancato castigo della
legge. E' ciò che succede a Joe e Chris Fairburn, due fratelli, entrambi
poliziotti, coinvolti nell'uccisione di un pregiudicato sospettato di
aver violentato ed ucciso un'adolescente. Decisi a condividerne il
segreto nella convinzione della sua colpevolezza, Joe e Chris entrano in
crisi dopo la cattura del vero autore del crimine.
Ambientato nel paesaggio aspro e livido di una costa britannica
perennemente battuta dal vento, "Blood" mette in scena una tragedia
familiare dalle tinte "noir" e dal forte sapore ancestrale in
cui il senso di appartenenza e lo spirito di fratellanza eredità di
un'educazione severa ed autoritaria proiettano la vicenda in un
crescendo di sensi d'afflizione e sensi di colpa. Se i riferimenti del
film mettono insieme il cinema di James Gray, soprattutto quello di "The
Yards" (2000) e I padroni della notte" (2007), ripresi nella
descrizione dell'istituzione familiare intesa come clan da cui
non si può prescindere ed al quale persino la coscienzadeve essere
rimessa, come avviene in maniera esemplare nella sequenza conclusiva, e
soprattutto di Eastwood e del suo "Mystic River" (2003), citato non solo
nella presenza dell'elemento naturale inteso nella sua funzione
catartica (li era il fiume Hudson, qui l'isola di Hilbre), nelle
venature azzurrine di una fotografia raggelata ed impregnata di morte,
ma anche nel rapporto tra i personaggi e la comunità che li circonda, a
mancare è una visione personale che il regista non riesce a trasmettere.
Murphy gira senza sbavature ma la sua regia risulta meccanica e di
maniera nell'assicurare al film la discesa nei gironi infernali.
Basterebbe vedere la recitazione da Actors Studio di Paul
Bettany nella parte di Joe per capire i limiti di un'ispirazione, del
regista e del suo attore, fin troppo ossequiosa nei confronti della
"lezione americana". Sono questi i motivi per cui nell'ancora acerba
filmografia di Murphy questo "Blood" non fa registrare passi in avanti
rispetto al buon esito di "Il mistero di Rockoford" (2012)