Thriller lineare a progressivamente poco accattivante
Sparare in alto per poi correggere il tiro. Questa è l’impressione che lascia Blood (2013), ultimo prodotto del regista Nick Murphy.
Joe e Chris Fairburn sono due detective di una piccola cittadina costiera dell’Inghilterra. Stanno investigando su un caso di omicidio: la vittima è una dodicenne, che era stata vista spesso in compagnia dell’ex-galeotto Jason Buleigh. Immediatamente le accuse ricadono su quest’ultimo, ma non ci sono prove evidenti per fermarlo e incriminarlo. Allora Chris e Joe si ritengono legittimati ad agire, facendosi brutalmente giustizia.
Il sangue del titolo assume una doppia valenza; difatti è versato e fraterno. E la pellicola ostenta una vicenda che mette a confronto il rapporto tra i due fratelli detective e quello tra rimorso e giustizia personale. Murphy si fa introspettivo e accompagna in modo evidente i due protagonisti in una location fumosa e ovattata, ideale co-protagonista di Blood, riadattamento cinematografico della serie televisiva inglese Conviction, nella quale ciò che attirava era vedere in azione qualcuno che veniva perseguitato dal crimine che aveva commesso. A tratti Blood diviene visionario e allucinato e il tormento è così difficile da sopportare da portare i protagonisti a commettere azioni insensate e privo di un fine logico. Tuttavia l’elemento più convincente della pellicola è quella linearità narrativa e thriller, che guida lo spettatore non necessariamente alla scoperta del colpevole, ma nella mente del protagonista Joe (interpretato da Paul Bettany), eroso dal rimorso e da un caso precedente a cui non è riuscito a rendere giustizia. È su questo che si costruisce Blood, ma è anche qui che si perde. Difatti Murphy, nell’eccessiva e ridondante volontà di scandagliare colpe e moralità, non permette alla pellicola di spiccare il volo in modo convincente. E nonostante la bravura di Bettany e Graham e la figura fragile e composta di Mark Strong (onnipresente esponente del cinema british), Blood non raggiunge in modo coinvolgente il pubblico, che si ritrova a osservare una vicenda che perde progressivamente di mordente.
Pellicola dall’impianto narrativo prettamente televisivo, Blood abusa di alcuni luoghi comuni (legati al senso di colpa e a una vita familiare difficile) e non eccede in azione (peraltro non necessaria). Peccato che il film non trovi quel quid fondamentale per elevarsi sopra a un certo livello di cinema ed, evidenziando sequenze ripetitive (come il movimento delle nuvole sopra l’isola di Hilbre), perda la trebisonda e rimanga un semplice e comune thriller britannico.
Uscita al cinema: 27 giugno 2013
Voto: **
