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BLOODYMINDED, Within The Walls

Creato il 16 dicembre 2013 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Bloodyminded

I Bloodyminded nascono nel 1995, ma il loro fondatore Mark Solotroff (qui assieme a Xavier Laradji, James Moy, Isidro Reyes e Pieter Schoolwerth) arriva dal decennio precedente, lo stesso che ha visto muoversi i pionieri italiani dell’industrial e della power electronics, tant’è vero che “Bloodyminded” è anche il titolo di un pezzo di Mauthausen Orchestra (il recentemente scomparso Pierpaolo Zoppo). Si apre con una traccia ambientale sconfortante come una malattia grave, realizzata in collaborazione con David Reed/Luasa Raelon, un’introduzione intelligente soprattutto perché allarga lo spettro sonoro dei Bloodyminded, contribuendo in parte a far uscire Within The Walls dal mucchio power electronics. Sempre a proposito di espansione del sound, la scelta di registrare il disco con uno come Sanford Parker (Minsk e mille altre cose, produttore chicagoano molto conosciuto in ambito metal, postmetal…) regala all’insieme uno strano equilibrio tra limpidezza e caos, oltre che – nello specifico – un synth pulsante e malvagio a “Inverted Ruins” (rifacimento di un pezzo dei Locrian nel quale Solotroff recitava magistralmente il testo), che chiude un disco ultra-abrasivo in maniera non violenta (ma ugualmente disperata?). Aggiungono ulteriore interesse anche quelli che qui i Bloodyminded chiamano “token”, cioè delle schegge industrial/noise ispirate dal grindcore. Del resto i Bloodyminded – al di là della musica in sé – hanno quasi un’impostazione punk/hardcore, basti pensare ai loro concerti in mezzo al pubblico, ai feedback squarcianti, alle voci lacere e “reali” di Solotroff, Moy e Reyes.

Un’ultima riga va dedicata ai testi (in inglese e spagnolo), che non indulgono nello shockante fine a se stesso, ma sono frammenti quasi ermetici che sembrano descrivere una vita rinchiusa e ai margini, segnata da patimenti fisici e psichici. Se si unisce tutto questo al fatto che Solotroff (pensiamo di nuovo alla collaborazine con Parker e i Locrian) ha una credibilità trasversale, si capisce perché questo disco stia raggiungendo più orecchie del previsto. Meritatamente.

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