Le sanzioni di Ue e Usa contro la Russia “rimbalzano” sull’economia: è quanto riporta l’autorevole agenzia Bloomberg in un articolo a firma di Mattew Winkler, ad un anno dal varo del primo pacchetto di ritorsioni volte a punire Mosca per l’annessione della Crimea. Quelle misure che – nelle intenzioni di Washington e Bruxelles – avrebbero dovuto danneggiare gli interessi economici di Mosca hanno avuto un effetto effimero: secondo Bloomberg, nel 2015 gli investitori ritorneranno a scommettere su azioni, obblgazioni e materie prime russe. Dopo una fine 2014 all’insegna della turbolenza, contrassegnata dal crollo verticale del rublo che aveva fatto riapparire lo spettro del default del 1998, l’economia russa sembra ora aver superato la “fase acuta” della crisi. La moneta si è stabilizzata e ha, seppur lentamente, registrato un “apprezzamento” su dollaro ed euro: questo ha permesso a chi ha investito in Titoli di Stato russi di guadagnare da inizio anno l’equivalente di 7 centesimi sul dollaro, secondo quanto stimato dal Bloomberg Russia Local Sovereign Bond Index. All’opposto, i possessori di titoli di debito di altri mercati emergenti hanno perso nello stesso periodo 1,1 centesimi sulla valuta USA.
Le prospettive sono ancor più rosee per i detentori di corporate bonds russi, che nel 2015 hanno registrato un “ritorno” pari al 7,3%, miglior performance secondo il relativo l’indice Bloomberg riferito alle obbligazioni societarie . E mentre gli azionisti di titoli provenienti dai mercati emergenti hanno guadagnato in questi primi mesi l’1,7%, i 50 titoli russi dell’indice Micex (Borsa di Mosca) sono saliti dell’11,9%: una performance migliore di tutti i mercati azionari nordamericani.
Questa rinnovata vitalità del mercato borsistico russo, secondo Winkler, va ricondotta appunto al riacquisito valore del rublo che, pur restando una valuta molto volatile, è tornato a fluttuare a livelli del 2009. Dopo la picchiata d’autunno, l’economia russa ora è in fase di rimbalzo. Circa il 78% delle compagnie russe quotate alla Borsa di Mosca hanno registrato un aumento molto considerevole del fatturato se paragonato alle loro concorrenti globali. Il motivo? Winkler non ha dubbi: proprio le sanzioni. «Con i prodotti d’importazione inaccessibili – scrive l’autore – i consumatori russi hanno dovuto giocoforza acquistare beni e servizi domestici».