Nei giorni scorsi mi è capitato di risentire la canzone di Bob Dylan Blowin’ in the Wind scritta nel lontano 1963. Riascoltatela nella versione dal vivo insieme a Joan Baez, leggetene la traduzione del testo (ho scelto quella di Roberto Kunstler, in cui la poesia prevale sulla lettera) e ditemi se non siete colpiti anche voi dall’attualità di quelle parole, se questo non vi ha fatto provare scoramento e se comunque quella musica, quelle voci non vi hanno emozionato almeno un po’. Come è accaduto a me.
Quante le strade che un uomo farà
prima che potrai dire che è un uomo?
Sopra quanti mari una colomba volerà
prima di dormire sulla sabbia?
Quante volte ancora spareranno i cannoni
prima di proibirli per sempre?
La risposta, amico mio, è nel vento che va,
la risposta è nel vento che va.
Quanti anni ancora una montagna esisterà
prima di essere spazzata via dal mare?
E quanti anni ancora la gente vivrà
prima che gli sia concessa libertà?
E quante volte ancora puoi voltare la testa
e far finta di non aver visto niente?
La risposta, amico mio, è nel vento che va,
la risposta è nel vento che va.
E quante volte in alto ancora guarderai
prima di vedere il cielo?
Poi con quante orecchie ascoltare dovrai
prima di sentire piangere davvero?
E quante morti ancora contare dovrai
quando troppi son già morti tu lo sai?
La risposta, amico mio, è nel vento che va,
la risposta è nel vento che va.