Blu oltremare, archetipo del limite, confine misterioso, a volte più lontano, a volte così vicino da poterlo quasi toccare, invito costante ai movimenti dell’immaginario, è il titolo di una raccolta (CFR Edizioni 2014, ISBN 978-88-98677-22-1) densa, fitta di pensiero e di parole, mai risparmiate, usate in soluzioni personali ampie e profonde, a ricordarci quanto le parole tutte siano importanti e arrivino a tracciare in modo più chiaro e duraturo le strade spesso difficili, a volte improbabili, irte e tortuose, da percorrere nell’indagine della realtà.
La poesia di Virginia Murru traccia solchi profondi, incide la pagina, s’imprime fortemente nell’immaginario del lettore, sino a scuoterne i sensi, lasciando una netta percezione di forte consapevolezza letteraria, umana e civile, dove non c’è insanabile contrasto tra natura, sentimento, spirito e ragione.
Tutto è avvolto da una forte fede d’un razionalismo vicino al miglior Illuminismo per apertura di vedute e senso armonico dell’essere nel Cosmo, fiducia nella capacità umana d’indagine, con lucida coscienza, tuttavia di limiti consustanziali: Corriamo senza strade precise / nei ciechi labirinti del nonsenso / con torce troppo lente.
Pur tuttavia, come scrive l’autrice in Tra essere e divenire, Lo so, il cielo è troppo intelligente/ per accorgersi di me-/ eppure anche oggi sarà la mia trincea/ del resto la sconfitta/ è religione che non professo.
Il limite non è, dunque negato o ignorato. Nondimeno non è vissuto come scacco e il senso di un essere superiore, un dio, che non ha di necessità un nome personale, è nel luogo dell’incontro profondo, intimo, tutto personale, dov’è possibile la ricerca di un oltre/ che non arriva in forma di materia/ ma con occhi di cielo-a passo d’aria.
Ritorna, si affaccia costantemente entro squarci di natura, cielo, arie e venti, mare o terra che sia, Dio-astro intorno all’universo: un’immagine scientifica e razionale ce ne dona la poetessa forza sublime-imperiale/ numero periodico per contare/ in cifre irrazionali il senza fine/ immagine eccellente non-retorica/ non stimabile (…) Cellula staminale (…)
Così, i codici dei geni Universali/ hanno chimica inaccessibile/ limiti di conoscenza/ sono coperti di polvere cosmica-nebulose/ e censura a non finire/ pure-la Scienza/ non ha deposto l’urna dell’arresa.
Meravigliosa è la lirica Quale l’origine, ove Virginia Murru sintetizza in un movimento armonico, musicale, ricco di sincero pathos, i dubbi e le ricerche di una razionalità che fruga entro la natura, dal microcosmo delle particelle infinitesimali al macrocosmo inesplorato, cercando i modi e i motivi dell’essere, la scaturigine della vita stessa. E quale sia il suo credo, nonostante tutto ciò o proprio in ragione di ciò, ce lo dichiara, poi, la poetessa stessa: Io con anima temprata al razionale/ Credo./ Credo che la Vita è Luce/ e la Luce Vita/ assioma che sappiamo pronunciare/ nell’accadere del dogma/ma non comprendere-/ piuttosto questo è indicazione di limite.
La poesia della Murru, così profonda, intensa, meditativa, non disdegna mai di portare il suo sguardo dal cielo in terra, per osservare<le ingiustizie, le falsità e mistificazioni, l’uso fraudolento delle parole e quello strumentale delle persone. La poesia della nostra autrice è fatta di coraggio, contraria a ogni reticenza, non si tira indietro: ogni pagina di vita è una sfida che si fa, poi, scrittura. E se il progresso professa la sua fede (…) e la gente dice che il lavoro è pane/ Il lavoro è giusto./ Il pane del lavoro è buono./ Resta da capire/ perché i giusti hanno spesso fame.
La Murru ha dato vita a una solida raccolta nella quale, tramite gli strumenti peculiari della poesia, rivendica con forza il senso della libertà profonda, della mente e dello spirito, dell’Arte, dunque, istrione matto/ insofferente alla norma.
Written by Katia Debora Melis