Davide Siri
Blue Daisy è Kwes Darko, produttore d'oltremanica il quale, alla prima prova su lunga distanza, si cimenta nell'assai ardua impresa di inzuppare una spugna intrisa di cultura underground inglese nel grande calderone dell'UK garage.
sick, sick, sick!! Il dono della domenica più bello che ci poteva fare Blue Daisy, nome d'arte di Kwes Darko, produttore d'oltremanica il quale, alla prima prova su lunga distanza, si cimenta nell'assai ardua impresa di inzuppare una spugna intrisa di cultura underground inglese (tra trip-hop, hip-hop, una buona dose di cattiveria e nebbie psichedeliche) nel grande calderone dell'UK garage.
Ma guarda un po' che esperimento! Prima di lui i Nedry con “Condors” (l'anno scorso, se ricordate) avevano fatto qualcosa del genere, prendendo Portishead e Bjork e rivisitandoli sapientemente in chiave dubstep. Ora, il riuscitissimo “The Sunday Gift” si spinge ancora oltre, ergendosi a mio avviso a capolavoro di questo 2011 dominato dai britannici. “The Sunday Gift” rimescola tutto quanto, con una struttura molto più oscura e multiforme di “Condors”, che dopo la melodica e intrigante traccia d'apertura “Distance” (la quiete prima della tempesta) scorre come un ininterrotto flusso tempestoso e violento, talvolta mediato da un interludio, per evitare problemi alle coronarie e riposarsi un attimo prima di lasciarsi ancora trasportare da nuove atmosfere visionarie e burrascose.
Colpisce la complessità e la ricchezza dell'album, che risulta davvero imprevedibile, con Darko che mette tanta carne al fuoco pescando qua e là da dubstep, techno, hip-hop e trip-hop, ma alla fine tutto risulta al suo posto, tutto si richiude su di sé prima del passaggio successivo. Gli interludi, ben curati e piacevoli, ci trasportano leggeri in un viaggio dove la mente si lascia inibire a tratti dalla potenza del beat e a tratti dalla melodiosità.
Attenzione però, perchè l'album di Blue Daisy non c'entra niente con il clubbing e cose del genere, è musica prima di tutto da ascoltare, tanto che lui stesso dice di non essere interessato a questo tipo di scena, in favore di una ricerca musicale che possa dare i suoi frutti nel tempo.
Il disco è caratterizzato anche da ottime collaborazioni, che vedremo piano piano parlando delle varie tracce, e partendo “Firewall” troviamo l'attacco mozzafiato dell'intrigante Anneka. Le dolci note del preludio ci trasportano a “Fallin” in atmosfere dove si sentono fortissimi echi di trip-hop, che ci rimandano indietro di due decenni; il pezzo è un crescendo abbastanza orgasmico, impreziosito da Heidi Vogel (degli ottimi Cinematic Orchestra). “Descend” è l'unica carta che il nostro Blue Daisy poteva forse giocarsi meglio, perchè forse questo abbozzo di novanta secondi e spiccioli avrebbe potuto assumere maggior compiutezza, e non fare solo da interludio. In “Shadow Assassins” si scatenano chitarre distorte e battiti furiosi, che lasciano poi il posto all'ancor più scatenata e ansiogena “Psyche Inquiry”, in duetto con Hey!Zeus e il suo cattivissimo rap che, combinato alla cavalcata infernale di Darko, forma una miscela esplosiva.
In “Raindance” Darko si veste da sciamano per trascinarci per mano in una danza psichedelica da capogiro. Adesso calmatevi un poco, perchè arriva “Only For You” con la voce di Stac che dà un delizioso tocco soul. Infine “Spinning Channels” chiude elegantemente il disco con un beat vagamente house in crescendo, che va poi a scemare in chiusura.
Magari la recensione potrà risultare un po' troppo entusiastica, ma vi dico che questo disco non è di facile ascolto (anche se a me ha fatto subito una grande impressione), va sentito con attenzione e probabilmente dopo il primo ascolto e seguenti lo apprezzerete maggiormente.
Per ora tenetevi il mio giudizio: in una parola, imperdibile!