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Blue Jasmine

Creato il 13 dicembre 2013 da Giorgioplacereani
Woody Allen
Blue Jasmine rappresenta davvero una bella notizia: dopo l'episodio disastroso e insincero di To Rome with Love, Woody Allen ritorna alla dignità artistica che ha sempre caratterizzato il suo cinema. Allen (ci vorrà un po' di tempo prima di tornare a chiamarlo con affetto Woody!) è tornato a se stesso.Jasmine (Cate Blanchett) viveva da milionaria a New York col marito Hal, mago della finanza (Alec Baldwin), e guardava dall'alto in basso Ginger (Sally Hawkins), la sorellastra povera di San Francisco. Ma ora Jasmine è rovinata (Hal è stato arrestato e si è suicidato in cella, lei ha dovuto cedere tutte le proprietà al fisco) e va ad abitare da Ginger per un po'. Quando arriva a San Francisco annunciando “Non ho più un soldo” e poi rivela all'esterrefatta Ginger che ha volato in prima classe, pensiamo di essere avviati verso la tipica commedia di costumi alleniana. Invece Blue Jasmineè quella che ormai si chiama comunemente dramady, un misto di dramma e commedia, un dramma in cui non manca una vena di feroce comicità oggettiva (proprio quella che si trova nei drammi della vita: Pirandello insegna). Qui conviene ricordare che uno dei numi tutelari culturali di Woody Allen è Čechov e il suo influsso si sente forte nel film. Si veda, nel teso dialogo a tre del finale, il discorso in cui la protagonista si aggrappa alle sue vecchie bugie: è assolutamente čechoviano; come lo è la conclusione che segue immediatamente. Ora, molti sono i temi che hanno attraversato la filmografia di Woody Allen ma uno è il più importante di tutti, quello dell'autenticità. A tal punto Allen (che come tutti i veri comediansè un moralista) pone in primo piano questo requisito dell'essere umano da avere tracciato un segno di eguaglianza tra autenticità umana e autenticità artistica: non si dà la seconda se manca la prima, come dimostra in modo paradigmatico Pallottole su Broadway. Jasmine, nel film, è vera figura dell'inautenticità. Non perché è (ex) ricca e snob; ma perché ha vissuto sulle losche attività del marito chiudendo convenientemente tutti e due gli occhi e anche adesso che il suo mondo è crollato, non si sogna di sentirsi colpevole per gli imbrogli di Hal (che incidentalmente hanno rovinato la famiglia di Ginger e fatto fallire il suo matrimonio). Non sa neppure trarne le conseguenze materiali, come mostrano le pagine cupamente divertenti in cui progetta un futuro lavoro. Jasmine è una di quelle persone che vivono avvolte in una nube di autoindulgenza. La sua specialità la esprime la sorella, parlando col marito in un flashback ai tempi della ricchezza: “Quando Jasmine non vuole sapere qualcosa ha l'abitudine di girarsi dall'altra parte”. Fasullo” è un aggettivo che ricorre di continuo nel film; e fasulla totale Jasmine lo è fino dal nome, che era Juliette e se l'è cambiato. In molti film alleniani un evento imprevisto - a volte innaturale o magico - manda in frantumi le nostre false certezze esistenziali e così ci permette di far emergere il nostro vero io. Ma Jasmine dopo la caduta, ormai ridotta a un fascio di nervi, che parla da sola e si imbottisce di Xanax, continua a sentirsi high classe spinge perché Ginger lasci il nuovo fidanzato troppo plebeo. Quanto a lei, incontra un (parodisticamente) perfetto principe azzurro, ed è con le sue bugie che si scava la fossa. Il risultato della sua incapacità di riflettere seriamente sul presente e sul passato è l'autodistruzione. Il film si sviluppa sul doppio registro temporale del “racconto primo” nel presente della povertà e di numerosi flashback ai tempi della ricchezza, i quali si costruiscono a puzzle svelando a poco a poco il passato (con un'agghiacciante sorpresa a fine film). I raccordi che segnano l'entrata dei flashback sono interni al personaggio, sono associativi, come quando la semplice frase “...è francese” innesta il ricordo di quando Jasmine scoprì i tradimenti del marito. Allen solitamente preferisce la commedia di situazione, ma non ha disdegnato ogni tanto il ritratto a tutto tondo (un esempio fra tanti, Accordi e disaccordi). Tanto più che la sua carriera si è sviluppata nel segno di una classicità narrativa che tiene qualcosa della costruzione elaborata e coscienziosa del realismo ottocentesco. E il punto di Blue Jasmine è proprio di sviluppare con estrema precisione, vien da dire con accuratezza clinica, il ritratto dei personaggio. E' questo, credo, a dar conto del regime dei flashback. Infatti il carattere brusco e quasi nascosto delle entrate dei flashback nei film ha un senso psicologico. Il flashback dovrebbe essere il passato; ma per Jasmine è il presente: lei vive il presente come se fosse un sogno, non lo riconosce se non a livello superficiale; in altri termini, si potrebbe dire che non ha elaborato il disastro che le è accaduto. Vive una condizione narcisistica bloccata, per cui di fronte alle necessità della nuova vita reale oscilla fra regressione narcisistica e negazione della realtà. In questo suo mondo narcisistico cerca di trascinare Ginger, ma il risveglio è duro per tutte e due – peraltro, anche allora Jasmine continua a non accettare la realtà, ormai debordando sul lato psicotico. Questo è uno dei pochi film di Allen che abbia un finale aperto in senso tragico. Un vero ritratto in nero – ma anche un recupero dell'integrità artistica per il suo autore.

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