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Blue Jasmine

Creato il 07 novembre 2014 da Nehovistecose

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Regia di Woody Allen

con Cate Blanchett (Jeanette “Jasmine” Francis), Sally Hawkins (Ginger), Alec Baldwin (Harold “Hal” Francis), Bobby Cannavale (Chili), Louis C. K. (Alan), Andrew Dice Clay (Augie), Peter Sarsgaard (Dwight Westlake), Michael Stuhlbarg (dott. Flicker), Max Casella (Eddie).

PAESE: USA 2013
GENERE: Commedia Drammatica
DURATA: 98′

Sposata ad un ricco uomo d’affari, la bella Jasmine fa la bella vita coi soldi del marito senza porsi troppe domande. Quando, per un crack finanziario, il belloccio finisce al gabbio, Jasmine si ritrova a dover chiedere aiuto alla sorella svitata Ginger, da lei sempre snobbata e ora sua unica ancora di sopravvivenza…


44esima opera per il cinema di Allen, tra i registi più prolifici della storia del cinema. È, come Match Point ma con toni (apparentemente) più leggeri, la storia di una scalata sociale. Alle soglie degli ottant’anni, Allen stupisce tutti e gira una delle sue commedie meno divertenti (anche se non mancano battute geniali) e più ciniche, cattive, impietose. Jasmine è probabilmente il personaggio più sgradevole e negativo del suo cinema, ma anche uno dei più potenti e significativi: per lei non c’è redenzione, non c’è cambiamento, e le sue azioni non sono regolate dal rapporto causa/effetto. Jasmine alla fine non impara nulla dai suoi errori; è la banalità del male, è una persona che non sceglie mai (tutti le rimproverano di “girarsi sempre dall’altra parte”) perchè non ha consapevolezza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Questa sorta di estraneità all’etica è, per Allen, il risultato più becero della società capitalista USA. È forse anche il film più religioso di Allen, ebreo più per anagrafe che per credo: come nelle vecchie parabole yddish, Jasmine è convinta di non meritarsi il male perché crede di non aver fatto nulla di sbagliato. Ma è proprio questo suo non fare a renderla una persona ignobile. L’inquadratura finale sottolinea quanto il gusto per lo sberleffo abbia lasciato in Allen il posto ad un odio feroce, l’odio che può permettersi un ottantenne che ha visto tutto ma, specialmente a livello antropologico, ha ancora molto da dire. Regia come sempre funzionale, e non manca nemmeno qualche bel virtuosismo (il movimento di macchina nel sottofinale, a sottolineare la differenza tra la vita di Jasmine e quella della sorella). Cate Blanchett, giustamente premiata con l’Oscar, riesce a inscenare alla perfezione il disfacimento morale e (soprattutto) fisico del suo personaggio. Titoli di testa in perfetto stile Allen (scritte bianche su sfondo nero con musica jazz e interpreti in ordine alfabetico), ma ciò che viene dopo è molto diverso dal solito. Menzione speciale al direttore della fotografia Javier Aguirresarobe. Da vedere.

Voto



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