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Non è un nuovo Woody Allen, nè un inedito Woody Allen: è semplicemente il solito Woody Allen con anni di età e di carriera in più. E Blue Jasmine non ci dice nulla di più sullo stile tragicomico a cui ci ha abituato il regista statunitense: nevrosi, drink alcolici in cui affogare l'insoddisfazione, attimi di felicità che spezzano la tragicità della vita ("oasi qua e là, un po' di acqua nel deserto" spiega metaforicamente Allen, abbracciando il pessimismo di Schopenhauer: "La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per l'intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia").Nulla di nuovo quindi, l'uomo misero che si affanna per cercare un attimo di credibilità e notorietà di fronte ai suoi simili, e soprattutto di fronte a se stesso, è un tema portante in tutto il cinema di Allen, ben incarnato dai suoi personaggi tipici: attrici insoddisfatte e capricciose, uomini e donne incapaci di amare, volti a rifiutare quello che hanno per partire alla ricerca di quello che pensano di meritare.
Il dramma personale e intimo permane anche in Blue Jasmine; a chi gli chiede se era sua intenzione girare un film sulla crisi attuale che coinvolge ricchi e poveri, il regista risponde rimarcando quella che è stata la sua volontà nel ricreare un dramma esclusivamente personale, del singolo, svuotato di ogni riferimento socioculturaleEd è proprio questo punto a creare un distacco concettuale da Un tram che si chiama desiderio di Elia Kazan (1951); Blue Jasmine è un remake del film di Kazan ambientato ai giorni nostri e spogliato del suo contesto socioculturale, mentre Kazan in Un tram che si chiama desiderio crea personaggi e storie intrise della mentalità tipica degli anni '50 appartenente al sud degli Stati Uniti che influenzerà i suoi protagonisti. Quindi Woody Allen concentra la sua attenzione su una donna che, come Blanche di Kazan, è intrappolata in se stessa da se stessa.L'elemento inaspettato di Blue Jasmine che si discosta da uno dei temi più diffusi del cinema alleniano, ovvero il Caso, cioè il fatto che ci sia una forza maggiore che permette all'uomo di vincere o perdere la partita della vita indipendentemente dalla sua volontà o dalle sue azioni, è proprio la tragicità intrinseca al personaggio di Jasmine: Jasmine ha tutto e poi più nulla, è artefice del suo destino, è lei che lo fa accadere a causa del suo lato tragico, insoddisfatto, bipolare.
Se Kazan sviluppa meglio il contesto e i vari personaggi che circondano la protagonista Blanche, Woody Allen tralascia luoghi e ambienti e pur ritraendo in modo stereotipato il mondo dei ricchi, falso, e quello dei poveri, vero, sottolinea come essi, in realtà, non sono poi così distanti perchè formati da persone accomunate da stessi sentimenti di gioia e di dolore: "I ricchi sono istruiti e potenti, ma commettono le stesse sciocchezze dei poveri. E sono ugualmente infelici".Inoltre Allen analizza meglio di Kazan la figura portante del film: Jasmine è una donna che non conosce se stessa, infatti ha creato un nome ben preciso che desse di lei una certa immagine agli occhi degli altri, che ha poca fiducia in sè perchè una romantica e quindi, per definizione, una donna bisognosa di un appoggio forte che le dia sicurezza, un uomo, da cui dipende e attraverso il quale vive successi finanziari e l'imprevisto fallimento.
Jasmine recita una parte e quando non può più farlo, costretta a vivere nel mondo reale e ad utilizzare i suoi veri mezzi, continua imperterrita come un attore che recita le battute fuori di scena; ecco che molte volte si ritrova a parlare da sola, rivangando il passato, in una sequenza di flashback senza preavviso.
E per quanto cerchi di accettare il suo declino vivendo in mezzo a gente "normale", finirà con l'essere vinta dall'onta del rifiuto e della negazione di quello che è e di ciò che la circonda. Woody Allen cerca di essere più realista del solito, anche se talvolta non rinuncia a mettere in ballo la carta della Fortuna che gioca a sfavore della protagonista. Riesce a inspessire ancora di più il personaggio di Jasmine, ma questo fa parte della sua capacità introspettiva, e a ricreare un efficace montaggio tra scene presenti e passate per catapultarci nel mondo confuso e pieno di risentimento della protagonista. Fotografia e inquadrature rimangono poco personalizzate e poco curate e sebbene Woody Allen non abbia mai parlato esplicitamente di Un tram che si chiama desiderio (l'idea per il film gli è stata suggerita da una storia raccontata da sua moglie), rimane il fatto che Blue Jasmine deve essere definito per forza un remake, senza per questo non coglierne pregi e difetti.
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