Blues is healing: il blues è guarigione
L’essenza spirituale del blues
di Fabrizio Poggi
“La religione è per coloro che hanno paura di andare all’inferno, la spiritualità è per quelli che all’inferno ci sono già stati”.
Anche se gli schiavi africani che hanno saputo tirare fuori il blues dalle zolle fangose dei campi di cotone del Mississippi l’inferno lo conoscevano molto bene, senza volerlo, hanno fatto della loro musica una religione.
Una religione che guarisce connettendo ogni individuo agli altri.
Ogni “vero” concerto di blues è infatti un rito che ci riporta in Africa, un rito quasi soprannaturale in cui il musicista assume il ruolo di “sciamano” e il pubblico quello di persone che vogliono “guarire” attraverso la sua musica.
Lo scopo del musicista blues è infatti quello di praticare un incantesimo su chi sta di fronte a lui, proprio come uno sciamano.
Il “vero” strumento che il bluesman suona non è una chitarra o un’armonica.
Il vero strumento che il bluesmen suona è l’anima delle persone che ha davanti.
Il pubblico, come un vero e proprio strumento musicale, produce lo spirito che forma e sviluppa la canzone che, da quel momento in poi, non appartiene più al musicista, ma diventa proprietà di tutta la comunità che partecipa all’evento.
L’esperienza individuale viene quindi trasformata in un’esperienza collettiva.
La sua efficacia dipende da quanto il bluesman riesce a smuovere le radici dormienti nel subconscio dell’ascoltatore.
Un musicista blues può ottenere questo risultato soltanto se la sua stessa anima è “incontaminata”.
Per riuscire nel suo intento il bluesman deve essere capace di affrontare, capire e accettare le emozioni che prova in quel determinato momento, siano esse tristezza o rabbia, gioia o rimpianto, e deve incorporare quelle emozioni dentro la sua performance che, in questo modo, diventa molto di più di un semplice concerto. Diventa un vero rito collettivo in cui palco e platea si annullano.
Il blues è un’arte, il blues è intrattenimento, il blues è storia culturale, il blues è tutta una serie di cose ma soprattutto, nella sua essenza più pura, è guarigione.
Il blues è soprattutto un’ importante processo il cui scopo è quello di riuscire a rapportarsi con gli aspetti più dolorosi della vita.
Come la meditazione o lo yoga è una struttura per mettere a fuoco se stessi.
Fare ciò dovrebbe essere la priorità maggiore di ogni musicista blues, anzi la sua unica priorità.
Per fare ciò il musicista deve sviluppare uno stile unico e personale in grado però di relazionarsi con tutto ciò che altri hanno suonato prima di lui.
Proprio come uno sciamano capace di compiere miracoli.
Nelle società tribali il ritmo, il canto e la danza dello sciamano gradualmente coinvolgono ogni partecipante sino a diventare un’azione collettiva.
Quando lo sciamano sente che l’audience è con lui diventa ancora più sensibile e a livello emotivo si lega in maniera indissolubile ad ogni persona che gli sta di fronte.
Il blues usa strumenti e parole della cultura occidentale ma opera senz’altro in accordo con la grammatica emotiva africana.
La musica africana si realizza in questo modo: si stabilisce un ritmo al quale si aggiunge una musica circolare con una frase che si può ripetere all’infinito.
Le risorse di quella frase possono essere ampiamente esplorate attraverso l’ improvvisazione.
Il blues come la musica africana crea gioia e trascendenza perché separa il corpo dalla mente.
Blocca i pensieri negativi dando libero sfogo ai sentimenti positivi creando quindi un’estasi per certi versi irrazionale.
Nel mondo sciamanico è proprio da quell’estasi che arriva la guarigione.
Il bluesman deve accettare le proprie ferite e il proprio dolore se vuole guarire gli altri attraverso la sua musica.
Nessuno può guarire un altro individuo se non ha provato dolore egli stesso.
Il bluesman è come un guaritore che entra con te nella “stanza buia”.
E anche se non può guidarti fuori da lì, il suo messaggio è che tu sei l’unica persona che può riportarti alla luce.
Il bluesman resta sempre al tuo fianco sussurrandoti che il sole tornerà a risplendere, confortandoti e dandoti forza con la sua presenza fino all’arrivo di una nuova alba.
Come diceva John Lee Hooker: “Quando canto io prendo il tuo dolore lo metto sulle mie spalle e ti aiuto a portarlo”.
Il compito del bluesman è quello di dimostrare ciò che è insito nelle parole di questa musica, e cioè che “i guai non durano per sempre”.
Il nostro scopo nella vita è quello di fare pace con i nostri fantasmi interiori e vivere con gioia e consapevolezza ogni giorno.
Talvolta abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a farlo e il bluesman con la sua musica può aiutarci in questo difficile compito.
L’arte che ha avuto in dono non è specificamente situata nella sua abilità di cantare suonare uno strumento, scrivere canzoni, o di infiammare una platea poco disponibile a lasciarsi andare.
Il suo dono è invece quello di saper di ricercare profondamente dentro se stesso, dentro parti di sé che la maggior parte delle persone non sa nemmeno di avere e di tirar fuori da lì il suo essere più vero e profondo.
Facendo questo il bluesman attraverso le sue parole, le sue frasi musicali o semplicemente attraverso il suono fisico della sua voce, può in qualche modo metterci in contatto con le verità nascoste che conserviamo dentro di noi, può farcele sentire, può liberare parti di noi stessi che da troppo tempo teniamo prigioniere.
Il bluesman con la sua musica può connetterci con l’essenza che è racchiusa in ogni essere umano.
Un essenza che è importante condividere.
Qualcosa che è indispensabile come l’ossigeno e l’acqua.
Ci può far capire che per guarire dal proprio dolore bisogna ammettere di provarlo e di avere bisogno di guarire.
Il blues ti aiuta a sentire quel dolore e il fatto di sentirlo automaticamente guarisce quel dolore.
Si potrebbe quasi affermare che il blues ti dà il permesso di soffrire in una cultura che molto spesso ti nega questa facoltà.
Ecco perché i bluesmen ci saranno sempre come spiriti guida che tracciano i sentieri del nostro cuore e le strade secondarie della nostra anima.
Comunicandoci attraverso la loro musica e le loro parole tutto ciò che hanno visto, sentito e provato nella loro vita.
Donandoci conforto durante le “notti tristi passate nella stanza buia”; aiutandoci a tracciare la mappa che ci guidi fuori dalle trappole che noi stessi ci siamo costruiti intorno, rivelandoci che altri sono stati dove siamo noi adesso e che alla fine a dispetto di tutto, quelle persone hanno trovato una loro felicità e una loro pace interiore.
Il compito del bluesman è quello di insegnarci a perdonare noi stessi.
Il blues è speranza quando tutto intorno sembra orribile e senza senso.
Il blues è guarigione.
(per gentile concessione della rivista Il Blues Magazine)