Quando la Lega non ci sarà più, sarà ricordata come il più lungo bluff politico della storia, la cappella sistina della demagogia; la Lega è il partito che dopo la caduta della prima repubblica è da più tempo al Governo (sommando anche gli anni al potere di Pd e Pdl con quelli dei partiti dai quali derivano), infatti è stata nella maggioranza anche con un governo di centro-sinitra, ciò nonostante si comporta come se fosse da sempre all’opposizione. Con la manovra finanziaria straordinaria di questi giorni, scompare la possibilità di fare una riforma sul federalismo, non ci sono fondi e risorse, e la Lega tace, salvo fare la voce grossa quando la manovra sarà varata definitivamente, quando non ci sarà più il pericolo di sputtanarsi la scusa eterna. Faccio una ricerca delle prime pagine de “la Padania”, la testata di riferimento della Lega, e la prima cosa che mi salta all’occhio è il fatto che almeno due volte a settimana, nel titolone compare il termine “federalismo”, come fosse un medicinale salva vita: 27/5 “Manovra, e adesso il federalismo“, 21/5 “Federalismo e manovra, i conti tornano”, 20/5 “Primo sì al federalismo“, 12/5 “Federalismo necessario, la verità sul rapporto Cei”, 6/5 “Governo forte, meta il federalismo“, 5/5 “C’è poco da festeggiare se non si fa il federalismo“, 27/4 “Federalismo subito”, 23/4 “Bossi: Fini contro il Nord e il federalismo“. Poco prima il direttore aveva provato un farmaco generico, le “riforme”: 21/4 “Vogliamo parlare di riforme“, 17/4 “Riforme, la Lega c’è”, 9/4 “Riforme, solo la Lega ha le idee chiare”, 7/4 “riforme, la bozza a Napolitano”, 6/4 “Bossi, regista delle riforme“, 5/4 “Regia delle riforme alla Lega”, 1/4 “Lega, riforme non poltrone”, 31/3 “Lega forte, subito le riforme“, 20/3 “Bossi: insieme per le riforme“. E questo solo negli ultimi due mesi. Mi viene in mente una frase, un modo di dire, che non riguarda direttamente l’argomento fin qui trattato eppure è perfettamente calzante: “chi parla sempre di sesso è perché non lo fa mai”.
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