Ho un fratello, io, non so se lo sapete.
Litighiamo con frequenza quotidiana, ogni scusa è buona per accusarci a vicenda di essere dei rompicoglioni.
Eppure, è la persona più importante della mia vita.
Quello tra fratelli è un rapporto che può essere semplice o complicatissimo.
Se uno dei due poi è una piccola celebrità, osannata dal papino e dal mondo intero, figuriamoci.
Nemmeno l'affetto della mamma e la fiducia della suddetta nei confronti della figlia 'sfigatina' aiutano a superare l'infelicità, la frustrazione di sentirsi sempre offuscati.
Ma col tempo Blanche ce la fa.
Sorella della celeberrima Baby Jane Hudson, si riscatta dal ruolo di eterna seconda diventando famosa in un'età più consona, da adulta. Proprio quando la bionda, tenera Jane sta iniziando a perdere colpi. Si ritrovano unite una volta che le loro carriere sono sfumate, Blanche disabile a causa di un incidente e Jane infermiera e assistente improvvisata. Le rivalità di una vita intera tornano a galla.
Sempre che se ne siano mai andate.
Dopo grossomodo un'ora e mezza di violenze psicologiche viscide e disturbanti, l'inevitabile violenza fisica, il vortice in cui Jane sta scivolando si inchioda a fronte di un errore irrimediabile.
E lei cosa fa?
Corre da Blanche, a cercare rifugio.
E non una volta sola, ma due.
Perché è così, è sempre stato così.
Quando la piccola Jane è una star, è lei a tenere le redini economiche della famiglia.
Quando crescono, invece, sarà Blanche l'attrice famosa. Come clausola in ogni contratto, però, obbliga i produttori a girare un film con la sorella ogni volta che girano un film con lei.
Invecchiate, eccole di nuovo insieme, a dipendere una dall'altra, a causa di questo benedetto incidente che ha costretto Blanche su una sedia a rotelle.
Sempre legate, in un rapporto che sano del tutto non lo è mai stato, sempre vincolate l'una all'altra.
E così Jane si ritrova ad accusare la sorella di non avere avuto amici o di non vedere i suoi film trasmessi in tv perché ci devono essere quelli della sorella.
Di invidiarla, addirittura, come se nella vita di una ex bambina prodigio dedita all'alcool ci fosse qualcosa da invidiare.
Perché, crescendo, Blanche è cresciuta, si è costruita una carriera, una vita.
E Baby Jane?
Che fine ha fatto?
Ma non è ovvio?
Baby Jane è sempre stata lì.
Non se ne è mai andata, ha continuato a cantare di avere written quella benedetta letter al daddy anche da anziana, in un'agghiacciante scena, in casa, ballando con la bambola di sè stessa.
Per poi guardarsi allo specchio e quasi non riconoscersi, vecchia e con le rughe.
O, ancora più agghiacciante, è lì, in quel finale in spiaggia, a costruire castelli di sabbia.
Per tutto il tempo, ha combattutto tra l'odio invidioso per la sorella e la voglia di condividere il gelato con lei.
Perché questa sorella, pur nel suo squilibrio, l'ha sempre amata. Trattava male il papà che tanto la viziava, ma non Blanche. Ha sempre avuto un bisogno incredibile di lei, professionalmente e non. Nel momento del bisogno, nonostante l'interessata non fosse proprio in condizione di dare aiuto, è a Blanche che si rivolge.
Una vita intera a dipendere dalla sorella, pur essendo lei quella che presta soccorso. Una vita intera a rimpiangere quel successo perduto. Una vita intera come BABY Jane.
Due primedonne incredibili, di quelle che anche dopo anni tutti quanti conoscono i nomi, magari anche chi di cinema non ne sa nulla. Bette Davis è nel mito, come è giusto che sia.
Due personaggi splendidi, così oltre le aspettative, così profonde, così esplorate e così divinamente interpretati. Se è vero che le due divine si odiavano davvero, beh, si vede.
E poi, la rivelazione finale.
Tra l'essere segregati in casa o segregare un orribile segreto, qual'è la vera prigionia?