Magazine Cinema

Boardwalk Empire

Creato il 21 marzo 2011 da Albertogallo

boardwalk empire 1

BOARDWALK EMPIRE

In questi ultimi tempi, dopo essermi goduto con enorme soddisfazione l’ennesima stagione di House e le prime due di Mad Men, mi era fugacemente passato per la testa il pensiero che le serie tv americane avessero raggiunto il loro punto artisticamente più elevato, e che sostanzialmente nulla avrebbe potuto essere altrettanto valido. Ebbene, dopo aver visto la prima (e per ora unica) stagione di Boardwalk empire posso dire con una certa dose di sicurezza di essermi sbagliato alla grande: questo serial, prodotto da – e scusate se è poco – Martin Scorsese e Mark Wahlberg, è qualcosa di clamorosamente bello e appassionante, un kolossal televisivo degno del miglior cinema che rappresenta uno dei punti più alti mai raggiunti da una fiction per il piccolo schermo.

Siamo ad Atlantic City, New Jersey, all’indomani della fine della prima guerra mondiale, quel periodo della storia americana comunemente noto come proibizionismo. Protagonista della vicenda è il politico/boss della malavita Enoch “Nucky” Thompson (un immenso Steve Buscemi), che con le sue manovre sporche controlla il traffico illegale di alcolici e le sorti politiche della città. Accanto a lui (ma più spesso contro di lui) il giovane reduce – ma anche gangster in erba – Jimmy Darmody (un Michael Pitt finalmente libero dal suo ruolo di vice Di Caprio), il fondamentalista cristiano e incorruttibile agente federale Nelson Van Alden (quella geniale faccia da pazzo che risponde al nome di Michael Shannon) e un giovane, ma già violentissimo, Al Capone. Il mondo di Boardwalk empire (titolo che fa riferimento al lungomare di Atlantic city, finestra sull’oceano) è un posto pericoloso e selvaggio dove immigrati italiani, irlandesi ed est-europei contendono a negri, ebrei e ad ogni altra sorta d’etnia il controllo del crimine organizzato, tra sparatorie, regolamenti di conti, bordelli e corruzione ai massimi livelli. Un immaginario tipicamente gangsteristico, dunque, che emerge in tutta la sua potenza evocativa grazie a costumi e scenografie incredibilmente curati in un continuo rimando ai classici cinematografici del genere (come non pensare a C’era una volta in America durante la cerimonia di inaugurazione del proibizionismo? E come non ricordare il finale del Padrino con tutti quei montaggi alternati che sono ormai un vero e proprio topos del genere gangsteristico?).

boardwalk empire 2

Ma ci sono, in questa serie, anche dosi massicce di originalità, elementi non riconducibili ai “soliti” film di mafia. Il fatto di ambientare la vicenda ad Atlantic City, per esempio. Scelta che permette allo script di tenersi lontano dalle usuali ambientazioni chicagoane o newyorkesi (sebbene qualche scena si svolga proprio in queste due città, capitali della malavita americana degli anni Venti); oppure il fatto di inserire nella vicenda personaggi lontanissimi dagli stereotipi gangsteristici: è il caso del già citato agente Van Alden, che passa le serate a fustigarsi per i suoi peccati, o di Richard Harrow, reduce di guerra che in battaglia ha perso metà del suo viso, costretto dunque a girare con una maschera di ceramica a coprire il volto sfigurato. Si tratta forse del personaggio più riuscito dell’intero serial, una figura tragica e complessa (voce bassa e roca, quasi un mostro da film horror che nonostante il carattere mansueto non può che spaventare chiunque gli capiti a tiro, soprattutto i bambini) che getta un’ombra di inquietudine in tutte le azioni in cui viene coinvolto. Altro elemento che allontana Boardwalk empire dai classici film di gangster è l’importanza e l’originalità attribuita ai ruoli femminili: certo, c’è la pupa del boss (interpretata dalla splendida Paz de la Huerta), c’è la spogliarellista, ci sono un gran numero di puttane e mantenute, ma c’è anche Angela Darmody, moglie di Jimmy pittrice e lesbica, e c’è soprattutto Margaret Schroeder, amante di Nucky, immigrata irlandese povera, ingenua ma anche intelligente e preparata (in una parola: moderna) il cui ruolo rappresenta l’onesta e pacifica razionalità della donna in un mondo dominato da uomini crudeli e violenti.

Sulla (elegante) falsariga di Mad Men anche Boardwalk empire evita di cadere nella trappola del colpo di scena a tutti i costi: la trama, come accennato sopra, è molto avvincente, ma tutto si svolge con una tale lentezza narrativa che quasi non ci si accorge che qualcosa stia accadendo. Perché ciò che conta, in questo serial, non è tanto il cosa, quanto il come: la qualità estetica del prodotto è talmente elevata da risultare quasi manierista, ma in un modo virtuoso che riesce a coniugare perfettamente azione e riflessione, indagine storica (molti personaggi sono ispirati a figure realmente esistite) e intrattenimento, tette&culi (in gran quantità) e classe sopraffina. Come sopraffina e di livello cinematografico è la prova dell’intero cast, in cui spicca il già citato Buscemi nel suo ruolo più bello e importante da anni a questa parte. Talmente bravo lui e talmente sfaccettato questo personaggio che dopo 12 episodi di 50 minuti l’uno ancora non si riesce a capire se si tratti di una figura totalmente negativa oppure no. Probabilmente anche in questo caso si tratta semplicemente di un personaggio moderno, lontano dagli stereotipi manichei del gangster/politico corrotto: assassino, pappone, malavitoso, emotivamente fragile e insicuro, protettivo nei confronti delle persone a cui vuole bene, convinto di agire per il bene della collettività, ipocrita, spietato, capace di passare nella stessa giornata dall’associazione femminile per la difesa dei valori a un bordello a una distilleria illegale. Mi ricorda qualcuno.

Alberto Gallo


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :