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Bob Dylan a Roma

Creato il 09 novembre 2011 da Witzbalinka

Gli anni sessanta non sarebbero stati gli stessi senza Bob Dylan, e Bob Dylan non sarebbe stato nulla senza gli anni sessanta. Allo stesso modo, gran parte della musica di oggi e di allora non sarebbe nulla senza Bob Dylan. Questo autore ha potuto sintetizzare nelle sue canzoni uno dei punti più alti della poesia nordamericana. Ovviamente non era propriamente un “poeta”, era un cantante.

bob dylan

Ma in “No direction home” di Martin Scorsese, c’è un segmento in cui il poeta Beatnik Allen Gingsberg rivela davanti alle telecamere che Dylan era la persona che metteva in rilievo ciò che lui insieme ad altri poeti, come Jack Keroauc, Gary Snider, Amiri Baraka, stavano già preparando dagli anni 50. In questo modo la cultura Beatnik raggiunse l’apice, così come la propagazione delle sue idee, in Bob Dylan.

Il fatto è che vedendo le cose da vicino, la cultura Hippie non fu altro che la massificazione della cultura Beat: vegetarianismo, meditazione, yoga, marihuana, LSD, speed, sesso, viaggi in strada, interesse particolare per la cultura orientale e pre-colombiana: ayahuasca, peyote; il Messico, la frontiera dell’America, a solo un passo di distanza, dove la realtà era un’altra, raggiungibile in poche ore di viaggio con un chevy giallo con capote. Il “sogno americano” acquisiva un nuovo volto. La Guerra del Vietnam, Maggio del 68, Woodstock, e tutti questi movimenti culturali fecero da scenario perfetto per la poesia Beat di Dylan, con un cantato preso in prestito da Woodie Guthrie e l’influenza demolitrice di Leadbelly.

Bob Dylan fu così una perfetta costruzione di folk. Nel periodo perfetto si reca a New York, dove debutta nel famoso Café Wah? dove anche oggigiorno si preparano molte rivoluzioni. Senza dubbio l’astuzia di Dylan, oltre al suo talento e alla sua grande capacità di sintetizzare lo spirito folk degli Stati Uniti centrali e il blues, lo catapultarono ad essere la stella del pop più importante dell’epoca. Addirittura si permise il lusso di dire a John Lennon: – Ora basta con “I wanna Hold your hand”, fatti più serio”. “Revolver” e il resto della discografia dei Beatles si deve a questo incontro.

Al periodo folk è seguita l’epoca del “he went electic”, in cui lasciò da parte la chitarra acustica e l’armonica per produrre dischi importanti come “Highway 61 Revisited” e altri, causando una certa controversia tra i fan più cari al folk classico e destando meraviglia negli appassionati di rock e blues di allora. Quel che è certo è che negli anni 70 Dylan perde un po’ di presa, anche se la sua eredità si mantiene negli anni e la sua influenza continua ad essere essenziale per qualunque musicista rock, folk o blues. Dylan sarà a Roma il 12 novembre, nello stadio del Palalottomatica, ed è un concerto che non si può perdere. Per maggiori informazioni su Bob Dylan e il concerto di Roma, così come il tour europeo che intraprenderà in questo mese, visita il sito ufficiale di Bob Dylan: http://www.bobdylan.com/

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