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« Tornato in patria e alla vigilia di affrontare altre sessanta date già programmate da Grossman per l’estate, il 29 luglio del 1966 Dylan ebbe un incidente motociclistico in sella alla sua Bonneville T-100, nei pressi della casa dove era andato ad abitare a Woodstock, nella campagna di New York. Racconta Joan Baez che Dylan, per quanto appassionato motociclista, non era mai stato un abile pilota e questo è piuttosto evidente dalle fotografie in sella alla sua Triumph, con la schiena piegata all’indietro ed i piedi in avanti, come un sacco trasportato dalla moto. Comunque, ritrovandosi a letto per curare una frattura vertebrale, per la prima volta in anni interruppe la corsa che lo aveva portato così in alto. Dopo aver registrato sette dischi in quattro anni si prese una lunga sosta.
Woodstock era un posto tranquillo, abitato da altri musicisti, fra i quali quelli della Band (questo era diventato il nuovo nome degli Hawks), che avevano affittato una grande casa rosa, the Big Pink, e apprestato una rudimentale sala di registrazione nella cantina, il basement, di fianco alla caldaia, per provare pezzi che avrebbero potuto far parte di un eventuale album. L’ambiente era rilassato e scherzoso, senza scadenze per progetti da consegnare. Dylan si unì alla squadra. I musicisti presero l’abitudine di trovarsi al pomeriggio per scrivere musiche e testi e suonarli nel basement, mentre venivano registrati su un semplice quattro piste. Furono registrate in questo modo dozzine di canzoni, di Dylan, della Band e di entrambi. Le canzoni non erano state registrate per un disco e alla fine circolarono sotto forma di un bootleg dal titolo Great White Wonder. Furono parecchi gli artisti a recuperare cover di successo da quelle tracce.
I Shall Be Released, Tears Of Rage e This Wheel’s On Fire furono registrate per l’album della Band. I Fairport Convention fecero Million Dollar Bash. I Manfred Mann The Mighty Queen. I Trinity di Julie Driscoll This Wheel’s On Fire. I Byrds e Peter Paul & Mary suonarono You Ain’t Going Nowhere. Ma le ottime canzoni in generale si sprecavano. Anni dopo la Columbia scelse ventiquattro fra i pezzi registrati e dopo averli ripuliti li pubblicò nel doppio The Basement Tapes. Di questi pezzi Dylan è il cantante solista su sedici.
Quando iniziarono a registrare canzoni nel basement, Bob Dylan era il padrino della musica americana e gli Hawks erano la sua band d’accompagnamento. È come se in quei mesi nella grande casa rosa ci fosse stato un travaso di talento da Bob Dylan a Robbie Robertson, Ricky Danko, Garth Hudson, Richard Manuel e Levon Helm: nel 1967 The Band registrò Music From The Big Pink per la Capitol, e quello fu il disco che inventò la Musica Americana - la musica che giunse dopo la British Invasion e che decretò la fine della stagione hippie della Summer Of Love, persino fra i suoi supereroi, come i Grateful Dead, che al suono del disco della Band si ispirarono per American Beauty e Working Man’s Dead... »
(Long Playing, una storia del Rock)
Le canzoni dei nastri del basement furono registrati da questa band di americani nel 1967, mentre il resto del mondo era psichedelico. Fu stampato dalla Columbia un disco doppio nel 1975, ed oggi per la Bootleg Series (giunta al vol. 11, e di cui siamo grati al cielo) escono nel solito cofanetto per onanisti in 6 CD e nel doppio The Basement Tapes Raw, oggetto di questa recensione.
Essenzialmente la domanda (del lettore) a cui una recensione risponde è «lo dovrei comprare?»
La risposta è, naturalmente, articolata.
(1) Se siete dei fan (categoria che notoriamente detesto) queste righe neppure le state leggendo, per cui nada. E sì, state raccogliendo i 100 euro per l'acquisto del cofanetto, a cui sfortunatamente manca un settimo CD con le registrazioni del cesso della Pink House, essenziale per comprendere a fondo l'artista, perché se è vero che siamo quello che mangiamo, a maggior ragione il risultato è quello che...
(2) Se non possedete The Basement Tapes, sappiate che è un disco fondamentale, per cui va acquistato, ma nell'originale, quello con la copertina giusta.
(3) Se già possedete l'originale e vi domandate se acquistare anche questa edizione. Il doppio LP del 1975 era un tentativo, ben riuscito, di sgrezzare le registrazioni amatoriali per farne un prodotto fatto e finito, come in uso quando la musica rock era viva e vegeta. L'attuale, al contrario, è un tentativo, altrettanto riuscito, di far suonare i nastri come un'incisione artigianale fra amici nel seminterrato di una casa. Lo scopo è raggiunto, e per chi apprezza Dylan & The Band è piacevole lasciar suonare in sottofondo questi amici che, divertendosi, inventano il futuro suono del rock americano. Fra le chicche non presenti nel disco del '75, una bella cover di Folsom Prison Blues di Johnny Cash, ed una stravolta versione di Blowin' In The Wid che testimonia come già all'epoca allo zio Bob non dispiacesse reinventare le proprie canzoni.
Piacevole come un bel documentario, da vedere (ascoltare) un paio di volte, e poi usare come musica d'ambiente.
(4) Un divertimento che invece vi propongo è quello di dare la caccia a tutte le cover di questi brani eseguiti da altri artisti. Meglio ancora, tutte le cover dello straordinario songbook del Dylan degli anni sessanta. In tempi di Spotify ed iTunes non è un'operazione impossibile.
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